ARTE e ASTRI: CAPRICORNO – CEZANNE. LA PITTURA SOLIDA E DUREVOLE

Montagna di Sante Victoire, 1885-1887, Amsterdam. È uno dei paesaggi su cui torna con più insistenza fino agli ultimi anni della sua vita.

Questa immagine della Montagna di Sante Victoire ispira un grande senso di ordine e di forza e può ben rappresentare la pittura e la stessa personalità di Cezanne. “Il paesaggio è soffuso di luce, eppure è fermo e solido.” (1)

Le caratteristiche di questo pittore, il rigore, la riservatezza, l’amore per la solitudine, l’austerità, la laboriosità rispecchiano quelle del suo segno: il Capricorno.
Il suo ascendente Scorpione segna la prima fase della sua produzione nella quale la pittura aveva toni scuri, lugubri e nei soggetti tormentati e violenti si percepivano ansie e ossessioni. La stessa tendenza scorpionica regolava in questi anni il suo comportamento. Si alterava per ragioni futili e anche senza ragione, presentava segni di forte inquietudine.Ma poi questo Cezanne-Scorpione cedette il passo a un Cezanne-Capricorno(2).
L’uomo tormentato mise sotto controllo i suoi comportamenti.

“La sua tavolozza si rischiara e la sua opera guadagna in riflessione. Si disciplina, si organizza.” (Barbault)

Mele e arance (Pommes et oranges) c. 1899, olio su tela (74 x 93 cm), Musée du Louvre, Parigi La natura morta è un altro del soggetti più trattati da Cezanne insieme ai paesaggi.
Le sue nature morte possono apparire goffe soprattutto se le mettiamo a confronto con i dipinti del ‘600, ma Cezanne “non mirava a creare un’illusione: voleva piuttosto esprimere il senso di solidità e profondità, senza ricorrere al disegno convenzionale”. (Gombricht)

Il suo credo era: “Faire Pousin sur nature.”
L’attimo luminoso degli impressionisti gli appariva troppo precario e superficiale, lui intendeva invece la ricerca di una pittura che raggiungesse ordine e unità propri dell’arte dei musei, dei grandi maestri del passato.
Ma questo doveva anche rispettare la natura, quindi occorreva portare l’impressionismo a “qualcosa di solido e persistente”. I suoi quadri ci danno il senso della vittoria da lui raggiunta. (Gombrich)

Più che sul contenuto si concentra sulla forma delle cose e sul loro valore cromatico. È il colore che ha la capacità di dare volume e consistenza, di rendere la solidità.

Dipingere è per lui una forma di conoscenza. Un modo per penetrare nella verità profonda delle cose. Non si accontenta dell’apparenza, vuole rendere la sostanza. E questo richiede impegno costante ed estenuante.

Il suo lavoro è metodico, lento e faticoso… Dice Barbault: “Non ha il tempo di dipingere fiori, appassirebbero prima di finire il quadro.”

Montagna di Sante Victoire, 1902-1904, Museo delle Arti di Filadelfia.
Ancora un’immagine di questo paesaggio. In questo dipinto ha ormai portato la sua ricerca alle estreme conseguenze. Tutto è affidato al colore.

Cezanne era nato ad Aix-en-Provence. Il padre, un ricchissimo banchiere, lo avrebbe voluto avvocato, ma presto si rese conto che la sua strada era nell’arte. Non ebbe, nonostante alcuni periodi di dissapori con la famiglia, problemi finanziari, poté quindi dedicarsi completamente alla pittura.
I rapporti umani importanti sono scarsi nella sua vita. Ebbe una intensa amicizia con il compagno di studi Émile Zola, amicizia destinata a durare moltissimi anni e a chiudersi a causa del carattere di Cezanne che si offese per essersi riconosciuto nel personaggio di un racconto dello scrittore.
A Parigi conobbe vari pittori dell’emergente movimento impressionista, legò quasi esclusivamente con Camille Pissarro, la cui lezione fu fondamentale per la sua pittura.

Negli anni parigini stabilì una duratura relazione con Hortense Fiquet che divenne sua modella e più tardi sua moglie. Da lei ebbe un figlio ma mantenne a lungo questo rapporto nascosto al padre, per non affrontarne la disapprovazione.

 

Madame Cezanne con i capelli sciolti (Madame Cezanne aux cheveux denoues), 1890-1892, olio su tela, Museo delle Arti di Filadelfia. È uno dei tanti ritratti della moglie. Le forme semplici e nettamente delineate contribuiscono ad esprimere serenità.

Ma poi sentì nuovamente il richiamo della solitudine e tornò a stabilirsi nel suo paese d’origine nel sud della Francia per dedicarsi totalmente alla pittura.
Aveva affermato: “Ho giurato di morire dipingendo” e infatti, mentre lavorava all’aperto come amava fare, fu sorpreso da un violento temporale. In pochi giorni morì, stroncato da una polmonite.
L’anno dopo al Salon d’Automne di Parigi gli fu dedicata un’ampia retrospettiva che suscitò una profonda impressione sui giovani artisti che la visitarono. Braque e Picasso ne rimasero folgorati. Era il 1907.

Le Grandi Bagnanti, 1905, olio su tela (205 x 190 cm), Museo delle Arti di Filadelfia.

Le grandi bagnanti sono il suo capolavoro estremo, “le colonne d’Ercole che introducono alla pittura del XX secolo. Il gruppo femminile è proprio edificato col cono, col cilindro e con la sfera… E quanto all’incertezza dei contorni disegnativi, spesso raddoppiati o triplicati, tale apparente indecisione è la manifestazione realizzata della moltiplicazione dei punti di vista. Cezanne ha inventato il cubismo.”(3)

Rosalba Granata

NOTE 

  1. Gombrich
  2. Barbault
  3. Carroli

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