EDITORIALE: BERE A PICCOLI SORSI

di Mattia Macchiavelli

Nei cinque anni di vita della nostra Associazione, alcuni nomi, alcuni temi e alcuni luoghi cominciano a tornare, come un fiume carsico che ha voglia di zampillare e spruzzarci di tanto in tanto. In modi diversi, con parole differenti, con volti un po’ cambiati, attraverso le presenze e le assenze; eppure immutati nell’identità profonda, un’identità che scegliamo e che ci sceglie, un modo di essere in cui Metro-Polis si specchia, si riconosce e si abita.

Wolfango è in questo scorrere, vi è pienamente. Il suo è stato un ritorno perché ci fece da guida alla mostra dedicata a Bruno Bandoli un appuntamento, ricco di profonde suggestioni, che ha inaugurato i nostri Fuori Porta. Un ritorno perché abbiamo incontrato la sua Allegoria del coma quando Metro-Polis è stata ospitata dalla Casa dei risvegli Luca De Nigris, anche in questo caso un incontro intriso di grande emozione e passione civica.

Proprio a Wolfango abbiamo voluto dedicare l’aperitivo a tema di marzo 2018.

Un evento con l’arte come protagonista, l’arte bolognese e quella particolare declinazione che Wolfango ne ha dato. Insignito dell’Archiginnasio d’oro alla memoria il 5 febbraio 2018, pittore, illustratore e figurinaio, ci troviamo di fronte a una personalità artistica poliedrica, proteiforme, capace di coniugare il rigore dell’indagine delle forme a quel dato ineccepibile e misterioso che è la meraviglia.

A condurci nella poetica di Wolfango è Alighiera Peretti Poggi, sua figlia, che con una generosità non scontata ci prende la mano per condurci, passo passo, nella vicenda artistica e umana del padre. Ci fa conoscere la sperimentazione, la tecnica, i materiali, l’opera; senza però nascondere l’uomo, la famiglia, l’insopprimibile connotato personale dietro a ogni scelta artistica. Ci narra una storia artistica che è indissolubilmente legata al dato umano, aprendoci le porte di un mondo intimo senza il quale, molto probabilmente, non potremmo cogliere appieno la complessa ricchezza di questo pittore. Eccoci quindi passeggiare per la sala stampa Savonuzzi di Palazzo D’Accursio, immersi dentro Il cassetto; guardare rapiti La cassetta dei rifiuti nell’Aula Absidale di Santa Lucia; oppure, ancora, svegliarci insieme ad Alighiera e al fratello, ancora bambini, con i doni del padre appoggiati sul letto, tra cui alcuni burattini intagliati.

Ad accompagnare Alighiera Peretti Poggi, infatti, è stato Riccardo Pazzaglia con l’arte allegra e misteriosa dei burattini. Un incanto fatto di gioco e mestiere, che affonda la sua professionalità in radici antichissime: il legno intagliato si fa forziere di storia e tradizioni, si rende una carta geografica pronta per l’esplorazione di un territorio tutto da scoprire. Il rapporto tra Riccardo e Wolfango è stretto, così come solida è la passione del pittore proprio per l’arte dei burattini, tanto potente da spingerlo a progettarne diversi e a volere, fortemente, una rappresentazione dell’Amleto di Shakespeare. L’Amleto di Wolfango ha preso vita l’estate scorsa, nell’importante cornice del cortile d’onore di Palazzo d’Accursio e, proprio in questa opera, Riccardo ha inserito lo stesso Wolfango, con una «testa di legno» a lui espressamente dedicata, nei panni di Shakespeare.

L’incontro con Alighiera e Riccardo ha concesso a noi di Metro-Polis il lusso di poter uscire fuori dal tempo. Di fermarci. Di esistere, per un istante, accoccolati in una mano gigante, di fianco alla noce. Di trovare un sublime improvviso nuotando dentro lo scatolone della spesa. Di riconoscere i fanciullini che ci portiamo dentro quando il Dottor Balanzone irrompe sulla scena. Il ritorno di Wolfango, con quel suo realismo così sugoso che quasi è magico, è stato per noi il condensarsi di una narrazione identitaria capace di scorrere lungo gli anni, in grado di coagularsi in un nettare raro e prezioso, da bere a piccoli sorsi.

Riprese a cura di Vincenzo Comitogianni
Fotografie a cura di Filippo Costa
Time-lapse a cura di Laura Comitogianni

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