LO ZERBINO FOTOGRAFICO. UNA VISITA AL SIFEST DELLA FOTOGRAFIA 2015

Larry Fink_Foto 1

©Larry Fink

“Incredibile c’è un’esposizione di Larry Fink”.  Non controllo mai il programma prima di un festival, ho paura di rovinarmi la sorpresa oppure rimanere delusa dopo aver già deciso di intraprendere il viaggio.

“Noo, ci sono i suoi lavori più famosi! The Vanities e The Beats!”.

Mi faccio meravigliare dopo aver acquistato i biglietti e ricevuto il flyer del programma.

Sono arrivata a Savignano sul Rubicone e sono più felice del 2014. Il SIFest 2015, è un piccolo ed importante Festival della fotografia internazionale.

Girottolo per le vie di questo borgo romagnolo e prima di entrare a visitare le mostre mi pulisco i piedi su di un improbabile ed immaginario zerbino, come segno di rispetto per i tanti artisti capaci di comunicare attraverso le immagini. Nella realtà non lo faccio mai ma nella mia testa sempre.

Entro nella prima. Inauguro il mio tour con un lavoro di Gabriele Basilico, Iran 1970, viene definito il “Basilico prima di Basilico”, fotografie un po’ sgranate di un bianco e nero uniforme e disarmante. “Mamma ho fame”. Mia figlia mi catapulta nella realtà. Sorrido ricordando le mie parole mattutine “dai portiamo anche loro, sono grandi e poi sono abituati”.

Basilico viene liquidato in pochi minuti. Savignano è comunque bello anche per una piadina gustata sull’argine del Rubicone.

foto_2_mike brodie

©Mike Brodie

La visita prosegue e Mike Brodie è un fotografo che non conoscevo. Rimango impressionata dagli scatti e dalla storia. Nell’estate del 2004 Mike (Arizona 1985) trova una Polaroid SX-70 sul sedile di un amico che non esita a regalargliela. Nei quattro anni successivi viaggia saltando letteralmente da un treno ad un altro. Mike Brodie è il Jack Kerouac della fotografia.

foto 3_mike brodieIn realtà non vorrei aver letto la presentazione perché adesso mi sento influenzata.
Storia di un ragazzo prodigio che si unisce ad un gruppo di giovani senza dimora vivendo un’esperienza ai margini della società. Inoltre c’è l’elenco dei disagi familiari e della vita difficile del giovane fotografo. Troppo per i miei gusti. Le immagini parlano da sole.

“Mamma che bel vestito che hai oggi. Mamma dai andiamo in piazza a giocare? Mamma insomma. Però mamma…”. Anche Brodie finisce lì.

“Non ci credo. Ore 11.30 incontro con Larry Fink”. 

Mi siedo. Sono emozionata. Ci sono molti giornalisti, fotografi ed anche gente come me. Non scelgo la prima fila per lo stesso motivo per il quale mi pulisco le scarpe nella mia testa prima di entrare ad una mostra. Ascoltare Larry Fink nella stessa stanza è come ascoltare Lou Reed che canta sul sofà a casa di amici. Fink è un guru della fotografia.

Larry inizia la sua carriera giovanissimo anche lui ha 17 anni quando incontra i suoi amici beat negli anni ’50. Fotografa compulsivamente: dagli artisti dei jazz club di NY, alle persone in strada (dice di essersi ispirato a HC-Bresson), ai paesaggi del suo viaggio in Messico. Negli anni cresce e si affaccia allo showbiz ma sempre usando l’inquadratura come marchio inconfondibile del suo guardare. Larry Fink è l’anticonformista della progettazione fotografica. Inoltre la curatrice della mostra afferma che non esiste party se non c’è Larry Fink. Scatti memorabili delle celebrities del cinema holliwodiano.

Foto 4 di Fink

©Larry Fink

Larry racconta tutto questo dimostrando empatia con il pubblico. Suonano le campane della Chiesa di Savignano sul Rubicone. Larry si interrompe estrae dalla tasca un’armonica che immagino sia lì da sempre ed accompagna il battito della campana con un’impro jazz da brividi.

“Mamma questo mi piace. Però ho fame, è quasi l’ora di pranzo”. “Aspetta un momento, dai guarda che foto!” “Ok ancora un minuto però”.

Subito dopo due scatti incredibili di suo padre e sua madre. Larry accompagna le slides raccontando il ricordo dell’attimo esatto legato allo scatto.

“Questi sono mio padre e mia madre subito dopo avergli comunicato che sarei stato arrestato da lì a poco per detenzione di sostanze”. Il pubblico ride.

“Mamma ho la pipì”, mi alzo solitaria prendendo per mano mia figlia. Avrei potuto dar vita ad una standing ovation per l’artista. Con la coda dell’occhio vedo che Larry mi inquadra. Sono l’unica in piedi. Fossimo stati negli anni ’50 al Village avrebbe sicuramente scattato intitolando “madre alla toiletta con figlia” ma con buona probabilità lo scatto sarebbe stato scartato.

“Adesso mamma basta andiamo abbiamo fame e ci siamo annoiati”.

Mi gusto la seconda piada della giornata sul Rubicone. Sono con il mio jet set personale. Nella mia testa pulisco i piedi sullo zerbino prima di entrare in un Fink’ party.

Silvia Salucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.