RUBRICA ASTROLOGICA – LEONE (parte 2)

2.  LA DONNA LEONE:  SIBILLA ALERAMO 

 aleramo_immaginePer la Morpurgo la donna Leone  possiede una “Femminilità regale”.

Pesatori afferma che è una “Guerriera luminosa che acceca”.

Sibilla Aleramo ha in Leone il Sole.
La sua è una delle vite più anticonformiste del secolo.

“Una donna” (1906) è il suo primo libro ed è anche il più famoso. È un romanzo autobiografico che ripercorre le tappe della sua vita, l’infanzia, il forte rapporto con il padre, la depressione della madre, la violenza subita a quindici anni da un impiegato della ditta del padre che poi fu costretta a sposare, l’amore per il figlio, l’inizio della collaborazione con importanti riviste di ispirazione socialista e femminista e infine la decisione sofferta di lasciare il marito e il figlio per l’impossibilità di continuare un rapporto matrimoniale squallido e umiliante.
Il libro, il primo che affrontava tematiche femministe in Italia, fece scalpore ed ebbe anche  un grande successo.

Nel periodo successivo Sibilla, trasferitasi a Roma,inizia una relazione con Giovanni Cena, direttore della rivista “Nuova Antologia”, intensifica  l’attività nel movimento femminista e si impegna in interventi sociali ed umanitari. Terminata la relazione con Cena vive molte passioni amorose e alcune con intellettuali e artisti illustri: Campana, Cardarelli, Papini, Boccioni, Quasimodo.

Fu femminista, pacifista e, dopo il 1945, convinta comunista.
Il Fuoco è molto forte nell’oroscopo di Sibilla Aleramo: in Leone sono il Sole e l’Ascendente, l’energia, la passionalità, la generosità caratterizzano la sua vita. La posizione molto forte del Sole nel tema di nascita e la presenza di molti pianeti in I e in X casa sottolineano un certo esibizionismo e atteggiamenti spesso teatrali.

DINO CAMPANA E SIBILLA ALERAMO: Una passione ardente

sibilla_dinoCampana_immagine

«Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata nell’Agosto torrido, con il lontano refrigerio di colline verdi e molli sullo sfondo». (Dino Campana, Canti Orfici)

Il poeta Dino Campana e Sibilla Aleramo si incontrano il primo agosto del 1916, dopo la pubblicazione dei Canti Orfici molto ammirati da Sibilla. Subito tra loro divampa la passione.
Sono entrambi del Segno del Leone e, come il Sole estivo è abbagliante e infuocato, la loro passione amorosa è un incendio travolgente.

«Notte – Possa tu riposare, mentre io ardo cosi nel pensiero di te e non trovo più il sonno, e sono felice. M’hai promesso di farti rivedere ancor più bello, mia bella belva bionda…
Dino, provo qualcosa di tanto forte che non so come lo reggerò… Sei tu che mi squassi cosi? Che cosa m’hai messo nelle vene? E sempre ho negli occhi quella strada col sole, il primo mattino, le fonti dove m’hai fatto bere, la terra che si mescolava ai nostri baci, quell’abbraccio profondo della luce. Oh ti voglio ti voglio, non ti lascerò ad altri, non sarò d’altri, per la mia vita…
Mi aspetti, dimmi, mi aspetti, vero? Saremo soli sulla terra. Bruceremo. Hai visto che siamo vergini, che qualcosa non ci fu mai strappato? Per noi. Più a fondo, più a fondo, ci mescoleremo allo spazio, prendimi, tiemmi, io non ti lascio, bruceremo». (lettera di Sibilla Aleramo a Dino Campana )

E anche Dino, poeta di sensazioni e colori ardenti, si infiamma di  passione. Per lui Sibilla rappresenta un “dono divino”:

«O il tuo corpo! Il tuo profumo mi velava gli occhi: io non vedevo il tuo corpo (un dolce e acuto profumo): là nel grande specchio ignudo, nel grande specchio ignudo velato dai fiumi di viola, in alto baciato da una stella di luce era il bello e dolce dono di un dio. (Dino Campana, Canti Orfici)

Anche Mario Luzi descrive il loro amore  come un incendio 
«Si accende una di una di quelle fiammate dove scorie e sostanze preziose si confondono in un’unica incandescenza: Così vediamo la “non più giovane” Sibilla gettarsi a corpo morto in quel rogo in un delirante anelito di rigenerazione…»
I sentimenti di Dino si esprimono in modo estremo. «Mi ama con la passione di un fanciullo, d’un selvaggio, e ahimè d’un pazzo…» (Sibilla in una lettera dell’ottobre 1916 a Emilio Cecchi)
La loro relazione  dura circa un anno ed è caratterizzata da incontri intensi, gelosie, fughe, ritorni  e anche da forti litigi che sfociano in violenze fisiche, mentre si fa sempre più evidente la follia di Dino.

Nel 1918 Dino Campana  viene internato in manicomio.
Così Sibilla lo ricorda più tardi:

«…Povero Dino, come lo rivedo sempre qual era, in quei giorni del nostro primo incontro, immagine della felicità ebbra, e la follia ch’era in lui non si manifestò che un mese o due di poi, e per un anno la tragedia avviluppò ambedue, in diverso aspetto e grado. Perché non ho mai scritto quella che è stata forse la storia più allucinante della mia vita?…»  (in Sibilla Aleramo e il suo tempo)

Nel prossimo numero:

  • LEONE E POTERE.

 Rosalba Granata

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