RUBRICA ASTROLOGICA – VERGINE (parte 2)

2.    DONNE DELLA VERGINE. ELIZABETH VON ARNIM. Leggera e ironica scrittrice del primo Novecento

arnim_immagine

 

Sottile e graffiante è anche l’ironia di Elizabeth von Arnim.

Ho conosciuto questa scrittrice circa quattro  anni fa, attraverso il suo romanzo forse più bello (Amore) che mi aveva prestato un’amica. Da quel momento ho letto tutto quello che sono riuscita a trovare di questa autrice.

 

arnim_amore2

 

Ma chi è e Elizabeth von Arnim?

Nata in Australia da una famiglia inglese nel 1891 sposò un conte tedesco e visse per circa quindici anni in Pomerania. Rimasta vedova (aveva già pubblicato con grandissimo successo Il giardino di Elizabeth) si trasferì a Londra, visse tra questa città, la Costa Azzurra, gli Stati Uniti.
Ebbe vari amanti tra cui B. Rassel, nel 1916 ne sposò il fratello più giovane, ma non fu un matrimonio felice.
E’ descritta come  donna elegante, spiritosa, di straordinaria intelligenza.
Scrittrice brillante e anticonformista, mostra una feroce ironia nel descrivere la società boriosa e maschilista dell’Inghilterra degli anni ’30. Una società dominata dalla finzione e dai pregiudizi.
Forse il suo romanzo che mi è più caro è Un incantevole aprile: un gruppo di donne inglesi ingrigite da rapporti frustranti con i loro uomini, si ritrova per una vacanza in una spendente Liguria…
È una favola lieve e deliziosa e della vacanza, del corpo e dello spirito, fa respirare l’aria e anzi suscita il desiderio di trovare il proprio luogo dell’anima in cui recuperare le nostre parti migliori. Leggendo ti diverti e senti una forte condivisione con una donna profonda con leggerezza.

«Anna, in fondo al giardino, guardava oltre la bassa siepe che la separava dal terreno paludoso e dal mare, e pensava di non aver mai visto prima un luogo in cui sarebbe stato tanto facile essere buoni.» (Un incantevole aprile)

incantevole_aprile

Di un altro romanzo, La Fattoria dei gelsomini, mi ha colpita soprattutto la prima parte. Lo trovo tra gli incipit più originali e divertenti che io abbia letto.
Nell’elegante villa di campagna a Shillerton della Marchesa Daisy Midhurst si raccoglie per il weekend un variopinto gruppo aristocratico di eccentrici invitati…
Sono seduti a pranzo, l’afa è insopportabile e serpeggia l’insoddisfazione che viene espressa da diversi punti di vista, l’anziano vescovo, l’ex primo ministro, il conte tedesco…

«A Schillerton, quel fine settimana prima di Pentecoste, la domenica a pranzo fu servita sfogliata di uvaspina… e gli ospiti dopo averla mangiata, si sentirono a loro volta bollenti, e non solo, ma anche in preda al malessere…»

Uvaspina! Come ha potuto la padrona di casa, solitamente ospite eccellente, costringere nuovamente i suoi invitati a mangiare uvaspina? Che insensibilità! Ma comincia anche a farsi  strada la preoccupazione per Lady Daisy che tutti certamente amano. Deve esserle successo qualcosa… qualcosa che l’ha sconvolta.

«Non era assolutamente da Dasy, cominciarono a mormorare tra loro, continuare a far servire uvaspina. Chissà dove aveva la testa…»

E poi quello strano sguardo di complicità amorosa dell’unica figlia Terry. A chi è rivolto? Certamente alla madre… gli altri vicini a lei sono tutti anziani amici di famiglia… Ma perché? Si mescolano in questi interrogativi stupore e curiosità, cui poi seguirà la tempesta dello  scandalo.

«Ma a chi stava sorridendo lady Terence in modo così dolce e adorabile?… (pag. 26) Si poteva sapere cosa aveva da sorridere a quel modo?… Perché era a sua madre che Terry stava mandando un messaggio. Laggiù non c’era cui poter lanciare uno sguardo così intimo e dolce; e non solo intimo e dolce, ma anche… rassicurante e incoraggiante… ma perché mai?» (pag.41)

fattoria_arnim3

 

Insomma tutto il primo capitolo del romanzo mette in scena in modo esilarante l’incrociarsi di pensieri e sguardi, di interrogativi e di sconcerto durante il pranzo con la “bollente uvaspina”. Ma in realtà l’ironia di Elizabeth von Arnim è impietosa nel rappresentare le varie facce di una società ipocrita e nello svelare quello che si nasconde dietro tante rispettabili facciate.

 

Se esiste un filo conduttore nelle  opere  di Elizabeth von Arnim è la passione per piante e fiori, che conosceva e amava profondamente. Nel suo oroscopo la luna è in Toro, e della luna in Toro c’è in lei  tutto  il godimento della connessione con la natura, il piacere delle cose semplici: cielo, sole e vento…

«Settembre. C’è un non so che in questo mese che mi ricorda marzo e i primi giorni d’aprile, quando la primavera ancora esita sulla soglia e il giardino trattiene il respiro in attesa. C’è nell’aria la stessa dolcezza, il cielo e l’erba paiono uguali ad allora; ma le foglie raccontano una storia diversa, e il rampicante che si colora di rosso sul muro della casa si avvicina in fretta al suo ultimo e più splendido momento di gloria.» (Elizabeth von Arnim, Il giardino di Elizabeth) 

Nel prossimo numero:

  • Un personaggio della Vergine. Roberto Saviano

Rosalba Granata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.