UN LIBRO PER TE – SAGITTARIO: LEGGERE LOLITA A TEHERAN DI AZAR NAFISI

di Rosalba Granata

«Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura. Erano tutte ragazze, dato che, per quanto si trattasse di innocui romanzi, insegnare a una classe mista in casa propria sarebbe stato troppo rischioso»

Leggere Lolita a Teheran è un romanzo autobiografico. Nell’incipit la professoressa Nafisi racconta come, in seguito alle continue pressioni delle autorità della Repubblica islamica dell’Iran sui contenuti delle sue lezioni e in generale sui suoi comportamenti di donna, abbia deciso di interrompere il suo insegnamento all’Università di Teheran e abbia organizzato un seminario di letteratura clandestino con le sue migliori sette studentesse.

Gli incontri, da tenersi ogni giovedì mattina presso la sua abitazione, dovevano rimanere segreti perché si leggevano romanzi occidentali, libri proibiti in quanto considerati dal regime specchio di una cultura empia e corrotta.

Nello spazio accogliente del salotto, tra caffè e pasticcini, si discute di letteratura, di grandi romanzi come Lolita, il Grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio che vengono analizzati alla luce delle esperienze che le ragazze e la professoressa vivono. Le studentesse nella tranquillità di questo rifugio, dove possono sentirsi libere di esprimersi, ricapitolano le loro vite ed esprimono le difficoltà di essere donna sotto un regime rigido e oppressivo.

I grandi libri, anche se lontani nel tempo e nello spazio, hanno sempre qualcosa da dirci. E allora quali riflessioni, quale nuova consapevolezza può fare emergere un romanzo sulla sopraffazione maschile come Lolita in una giovane donna dell’Iran degli anni Ottanta?

Per loro la letteratura non rimane semplicemente un percorso culturale ma, come afferma la stessa autrice, apre la possibilità di riappropriarsi della propria libertà di pensiero e della stessa identità confiscata dallo Stato.

Leggere lolita a Teheran è presente nella lista dei 5 titoli in dote di Metro-Polis(1) con questa motivazione:

«Un’ode al potere della letteratura, al coraggio delle donne, ma anche un monito per chi considera la libertà qualcosa che si conquista una volta per tutte, quando invece è un valore da difendere ogni giorno» (B.C.)

La letteratura non è intesa da Nafisi come semplice specchio della realtà ma come «epifania della verità». Non è mai soltanto una fuga, un isolamento, un distacco da un’esperienza quotidiana fatta di oppressione. La letteratura è piuttosto un’alternativa, è un antidoto, è una rivolta contro il mondo così com’è. La scrittrice è fermamente convinta che i libri siano la vera forma di ribellione perché per loro tramite si può capire la realtà e la propria condizione.

Questo romanzo offre al lettore un’occasione per conoscere la situazione dell’Iran successiva alla rivoluzione khomeinista e per comprendere l’assurdità delle leggi della Repubblica islamica e la situazione della donna all’interno di un governo fondamentalista. Ci fa anche acquisire consapevolezza di come anche le libertà che riteniamo scontate siano sempre in pericolo.

Tre anni fa, presentando in Italia il suo testo La Repubblica dell’Immaginazione, Azar Nafisi citava una frase di Harper Lee, da Il buio oltre la siepe: «Leggere non mi è mai piaciuto tanto, finché non ho avuto paura di non poterlo più fare».

Azar Nafisi è nata a Teheran nel 1955. Sua madre è stata la prima donna a essere eletta nel Parlamento iraniano e suo padre sindaco della città all’epoca dello scià. Ha completato la sua formazione negli Stati Uniti dove si è laureata in Letteratura inglese e americana. Nel 1979, tornata in Iran, ha iniziato a insegnare nell’università della capitale e ha continuato a tenere lezioni per diciotto anni. È stata spesso espulsa non solo per le sue idee, ma anche per essersi rifiutata di indossare il velo. Il suo impegno attivo l’ha resa invisa al regime tanto da aver infine preso la decisione di trasferirsi negli Stati Uniti e divenire cittadina americana. La sua lotta per la cultura l’ha resa celebre in tutto il mondo.

Il segno di Azar è il Sagittario.

È questo un segno di fuoco che sa indirizzare la propria forte vitalità ed energia per il raggiungimento di uno scopo. Sente il bisogno di impegnarsi per nobili obiettivi che persegue con straordinaria forza e vitalità.

La sua attrazione verso il viaggio, verso l’avventura può essere stata interiorizzata e spesso viene rivolta verso gli studi, la filosofia, la religione.

Possiamo dire che Azar Nafisi con la vita e con l’opera rispecchia queste caratteristiche del suo segno. È la tipica donna del Sagittario che apre nuove frontiere. Le sue posizioni sono nette e coraggiose. È un’idealista sempre volta verso il progresso.

Come scriveva Pavese «Ci vogliono miti, universali fantastici, per esprimere a fondo e indimenticabilmente quest’esperienza che è il mio posto nel mondo». 

Se vogliamo utilizzare un mito che ben rappresenta il segno è quello del Centauro Chirone. È il Saggio Guaritore, il Precettore, il Maestro. Credo che nella società attuale ci sia davvero bisogno dell’esempio di Chirone, Maestro di sapienza e saggezza. Guaritore delle nostre ferite.

E concludiamo con queste parole Azar Nafisi-Chirone:

«Sono giunta alla conclusione che, indipendentemente da dove viviamo e dal sistema che ci governa, gli istinti e i bisogni umani sono universali e i diritti fondamentali sono sempre validi. Siamo umani, e per questo abbiamo bisogno di narrare e leggere storie, le nostre e quelle degli altri. Abbiamo bisogno di rinnovare continuamente la nostra percezione del mondo ed essere pronti a cambiare noi stessi e l’ambiente che ci circonda […]
Abbiamo bisogno della bellezza incontaminata della verità che viene rivelata dalla narrativa, dalla poesia, dalla musica, dalle arti; abbiamo bisogno di recuperare il terzo occhio dell’immaginazione»(2)

Note

  1. Titoli in dote. Cosa sono? I soci di Metro-Polis vengono invitati a portare in dono cinque titoli: possono essere titoli di libri, di film, di articoli di giornali, di canzoni, di poesie, di telefilm, di interviste, etc… L’importante è che riflettano l’identità di chi li propone in modo da poter costruire insieme l’identità collettiva dell’Associazione.
  2. Da La Repubblica dell’Immaginazione.

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