UN LIBRO PER TE: TORO

UN INCANTEVOLE APRILE DI ELIZABETH VON ARNIM

di Rosalba Granata

Aprile arrivava dolce, come una benedizione, e quando il tempo era favorevole, era così bello che diventava impossibile non sentirsi diversi, non sentirsi emozionati e commossi.

(Elizabeth von Arnim, Un incantevole aprile)

Tutto era iniziato a Londra in un club per signore. Era un piovoso pomeriggio di febbraio quando Mrs Wilkins vide un annuncio sul Times «Per gli estimatori dei glicini e del sole. Piccolo castello medievale italiano sul Mediterraneo affittasi». Parte da questo la possibilità per quattro donne di una via di fuga dalla grigia atmosfera londinese e dalla loro altrettanto grigia esistenza. Diventa irresistibile il desiderio del glicine e del sole.

Sono diversissime tra loro. Mrs Wilkins, delusa e affaticata dal matrimonio, desidera semplicemente starsene lontana dal marito oppressivo. Mrs Arbuthnot, donna pia e assidua frequentatrice della parrocchia, è sposata con uno scrittore di successo di biografie sulle amanti dei sovrani (per lei inaccettabilmente scandalose), e non ce la fa proprio più a tollerare questa conflittuale convivenza. Mrs Fisher, un’anziana signora ossessionata dalla rispettabilità, incarna proprio quella morale vittoriana da sempre attaccata dall’ironia graffiante di von Arnim, ma, dietro al suo insopportabile egoismo, nasconde la paura per l’avanzare della vecchiaia e della solitudine, e desidera rifugiarsi nel ricordo del passato. Lady Caroline, una giovane ereditiera di una bellezza mozzafiato, cerca di staccarsi dalla vuota vita mondana e dagli assillanti spasimanti.

Ed eccole nello splendore primaverile della Liguria. Dalla pioggia al sole, dal grigio ai colori, dalla quotidianità alla vacanza. Il romanzo è del 1922 quando, dopo l’agghiacciante Vera, Elizabeth voleva scrivere qualcosa di allegro, voleva vivere e comunicare il piacere di giornate apparentemente spensierate.

E questa favola lieve e deliziosa, pur affrontando con sottile ironia i temi tipici di von Arnim, fa davvero respirare l’aria di vacanza e suscita il desiderio di trovare il proprio luogo dell’anima in cui recuperare le nostre parti migliori. E, come nelle favole, «In questo luogo accadono miracoli». Il miracolo di ritrovare sé stesse e rifiorire.

Elizabeth von Arnim ha Sole in Vergine. È scrittrice brillante e anticonformista, descrive nelle sue opere con feroce ironia la società boriosa e maschilista dell’Inghilterra tra gli anni ‘20 e ‘30. Una società dominata da ipocrisia e pregiudizi. Del segno della Vergine ha la grazia, l’eleganza, l’intelligenza lucida e ironica, ma il suo amore per la natura richiama decisamente la Luna in Toro. Filo conduttore nelle sue opere è infatti proprio il godimento profondo che prova nella connessione con la natura, la passione per piante e fiori, il piacere per le cose semplici: cielo, sole e vento… 

Si sporse dalla finestra respirando boccate avide, mentre il sole di marzo le batteva sul capo. Il giardino, uno spiazzo trascurato di erba incolta e grandi alberi, sfavillava di gocce di pioggia; ora la striscia di mare era di un azzurro intenso, con creste di spuma…

Una sensazione di gioia si impossessò del suo cuore, un piacere improvviso e travolgente per quelle cose semplici: terra, cielo, sole e vento

(Elizabeth von Arnim, Il sole di Marzo)

Il tema della natura è già al centro del primo romanzo Il giardino di Elizabeth che le diede immediatamente successo e ricchezza. 

Settembre. C’è un non so che in questo mese che mi ricorda marzo e i primi giorni d’aprile, quando la primavera ancora esita sulla soglia e il giardino trattiene il respiro in attesa. C’è nell’aria la stessa dolcezza, il cielo e l’erba paiono uguali ad allora; ma le foglie raccontano una storia diversa, e il rampicante che si colora di rosso sul muro della casa si avvicina in fretta al suo ultimo e più splendido momento di gloria.

E il tema della natura si lega anche strettamente a quello dello stato d’animo dei suoi personaggi femminili, anzi decisamente lo condiziona.

Anna, in fondo al giardino, guardava oltre la bassa siepe che la separava dal terreno paludoso e dal mare, e pensava di non aver mai visto prima un luogo in cui sarebbe stato tanto facile essere buoni

(Elizabeth von Arnim, Il circolo delle ingrate)

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