LA BRUTTA NATURA – SOSTANZA BIOLOGICA

La Brutta Natura, ovvero: perché l’enunciato «nell’uomo, tutto è culturale, storico e sociale» puzza di contraddizione”.

  1. Preamboli
  2. Paradosso

Scienze della Vita e Condizionamento Biologico, ovvero: perché le scienze della vita hanno bisogno di una «sostanza biologica»

«La vita fugge et non s’arresta una hora». C’è al mondo una frase più vera di questa? A dire il vero non lo so.

So, invece, che un breve riassunto delle puntate precedenti s’impone. Si è detto che l’opposizione tra culturalismo radicale e scienze della vita dà luogo a un paradosso: da un lato, il culturalismo tende a espellere il biologico dall’uomo; dall’altro, la concezione dell’uomo nelle scienze della vita ha qualche difficoltà a integrare il fatto storico, sociale e culturale. Nei due casi, si perde un po’ dell’uomo: l’uomo come sede di processi biologici, da un lato; dall’altro, l’uomo come sede di processi storici, sociali e culturali. Il cliffhanger sul quale ci eravamo lasciati era questo: nelle scienze della vita, il condizionamento biologico sembra tutto sommato accettato. Ma cosa vuol dire «scienze della vita»? Cosa vuol dire «condizionamento biologico»?

Con l’espressione «scienze della vita» indico l’insieme dei saperi che studiano il vivente. É ovvio che questa definizione é troppo estesa per essere efficace e operativa; ad ogni istante, le «scienze della vita» sono attraversate da nuove tendenze – che rimettono in gioco il quadro teorico-concettuale1 costituito. Come ottenere una «definizione operativa»? Mi sembra che il modo migliore sia focalizzarsi sul detto «quadro teorico-concettuale costituito»; per circoscrivere il dominio scientifico che ci interessa, bisogna definire questo quadro.

Ma allora, cos’é esattamente quest’ultimo? A tale domanda, risponderei senza esitazioni: il dominio scientifico che ci interessa, é quello circoscritto dal quadro neo-sintetico – ossia, il quadro nato dall’articolazione del neo-darwinismo e della biologia molecolare. In tal dominio, possono rientrare discipline tanto diverse quanto l’etologia evoluzionista, la genetica e la neurobiologia2: dal momento in cui una teoria etologica, un paper di genetica, un manuale di neurobiologia fanno riferimento al detto quadro, essi rientrano nel nostro dominio d’interesse. Quando, prima, parlavo di «quadro postulato dalle scienze della vita», mi riferivo al quadro neo-sintentico; le «scienze della vita» che avevo in mente, erano quelle definite dall’appartenenza a tale quadro. Questo modo di procedere non é arbitrario: siccome il quadro neo-sintetico ha orientato lo studio del vivente dagli anni ’50 ad oggi, le «scienze della vita» praticate negli ultimi decenni coincidono spesso con quelle ivi identificate.

In generale, «condizionamento biologico» indica ogni condizionamento che potrebbe derivare dai processi biologici sottesi all’esistenza umana. Anche questa definizione é troppo estesa; abbiamo nuovamente bisogno di una «definizione operativa». Ed é qui che la nostra definizione delle «scienze della vita» (ricavata a partire dal quadro neo-sintetico) diventa decisiva. Ho detto poco fa che alcune correnti di etologia e psicologia evolutiva elaborano delle spiegazioni evolutive di certi comportamenti umani; a cosa ambiscono queste spiegazioni, se non a rivelare i condizionamenti biologici sottesi all’esistenza umana? In altre parole: se i condizionamenti biologici riposano su processi biologici; e se questi processi hanno a che fare con l’evoluzione dell’uomo, allora i condizionamenti biologici avranno, essi stessi, a che fare con l’evoluzione dell’uomo.

Bingo! Ma scusa, direte voi, la «natura» delle scienze della vita non era una «sostanza» tendenzialmente immobile? Come conciliare questa concezione sostanziale3, con l’evoluzione – che é, almeno apparentemente, un processo dinamico?

27In realtà, benché l’evoluzione sia – effettivamente – un processo dinamico, i biologi hanno trovato il modo d’isolare la «sostanza», l’invariante nel cambiamento. Quest’invariante é il DNA e l’informazione genetica – oggetti di studio privilegiati della biologia molecolare. E qui, una breve panoramica s’impone.

Per «biologia molecolare», intendo la branca della biologia che tematizza, da un lato, le proteine4, dall’altro, i geni5. Questi due aspetti si trovano conciliati nelle ricerche sulla sintesi delle proteine6 – ricerche che si servirono 1) delle scoperte riguardanti il DNA; 2) del concetto di informazione genetica. L’apogeo della biologia molecolare é raggiunto nei due decenni 1950-1970: é in questo periodo che la genetica «s’informatizza»7, e che Crick formula i «dogmi fondamentali» della biologia molecolare («On protein synthesis», 1958).

La tesi secondo la quale il DNA sarebbe il supporto dell’eredità8 é formulata alla fine degli anni 40, e riattivata nel corso degli anni 50. É in questo periodo che il meccanismo della sintesi delle proteine é approfondito – sulla scorta dell’ipotesi di un rapporto tra un template nucleotidico, e gli aminoacidi di una proteina.9
Siccome l’RNA10 gioca un ruolo intermediario tra il DNA e le proteine, il chiarimento della sintesi proteica rivela un gran numero di RNA differenti: ribosomali, messageri, di trasporto, etc. Tutte queste molecole partecipano alla costruzione di una proteina (che si effettua secondo lo schema : [frammenti di DNARNA complementare; decodificazione dei geni;  produzione degli aminoacidi;  assemblaggio della proteina]). L’articolazione di queste idee ai modelli dell’eredità modifica sia le prime che i secondi: in quanto frammenti di DNA, i geni parentali sono trasmessi alla generazione successiva; essi dirigono le sintesi delle proteine – le cui proprietà enzimatiche catalizzano la produzione dei tratti fenotipici.

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Ma allora, come mai i frammenti di DNA possono supportare l’eredità? La risposta va cercata nella diffusione del concetto d’informazione in biologia, a partire dal 1946 (data della pubblicazione di «A mathematical theory of communication», di Shannon). In funzione della diffusione di questo concetto, i geni cominciano ad acquisire une certa capacità informazionale: la sequenza dei nucleotidi contiene delle istruzioni codificate, capaci di dirigere tutta l’attività biologica. Siamo, qui, alle origini del concetto di «programma genetico» ; concetto secondo il quale ciò che è trasmesso di generazione in generazione, é un insieme di «istruzioni» atte a specificare delle strutture molecolari.

Possiamo chiamare questo insieme d’istruzioni – ossia, quest’invariante nel cambiamento – la «sostanza biologica». Mi si permetta, quindi, l’ipotesi seguente: nelle «scienze della vita» (ivi considerate), il carattere «sostanziale» della «natura» deriva dal carattere «sostanziale» di tale «sostanza biologica». In altre parole: la «sostanza biologica» determina la «natura-sostanza» delle scienze della vita.

E su queste belle parole vi saluto; nella prossima puntata, cercherò di articolare quanto detto, al problema del «condizionamento biologico». A prestoooo

Luca Ballandi

NOTE:

  1. Per «quadro teorico-concettuale», intendo l’insieme strutturato di concetti e teorie che orientano un certo settore scientifico. Per esempio, il quadro teorico-concettuale della fisica è costituito dalla meccanica newtoniana, dalla teoria einsteiniana della relatività e dai modelli della fisica quantistica.
  2. L’etologia evoluzionista studia il comportamento degli esseri viventi, secondo un modello d’evoluzione neo-darwiniano – ossia, basato sulla selezione di caratteri fondati su insiemi di geni. La genetica è, in generale, il «ramo delle biologia che si occupa del materiale ereditario, cioè della sua struttura, del suo modo di funzionare, delle modalità della sua trasmissione» (Enciclopedia Treccani in linea). La neurobiologia è il «ramo della biologia avente per oggetto di studio la morfologia e la fisiologia del sistema nervoso e degli elementi che lo compongono» (stessa fonte).
  3. Per comprendere cosa intendo per «concezione sostanziale», bisogna rifarsi alla definizione di sostanza – data nella puntata precedente. In breve, «concezione sostanziale» significa una concezione che postula l’esistenza di un sostrato stabile (il DNA e l’informazione genetica), a partire dal quale è pensato il cambiamento.
  4. Le proteine sono i «mattoni di base» per la costruzione dell’organismo; esse sono composte da aminoacidi – assemblati durante il processo della «sintesi delle proteine».
  5. Possiamo definire i geni come «unità ereditarie localizzate nei cromosomi» (Treccani), composte da segmenti di DNA; secondo il quadro neo-sintetico, essi svolgono un ruolo direttivo nella costituzione dell’organismo – poiché dirigono la sintesi delle proteine.
  6. Vedi sopra.
  7. Ossia, la genetica comincia a far uso del concetto di «informazione». Si comincia così a parlare d’ «informazione genetica».
  8. Siccome il DNA costituisce i geni; e siccome i geni sono delle «unità ereditarie», il DNA è supporto dell’eredità: è grazie al DNA che i caratteri (forma del naso, struttura dei polmoni, etc.) sono trasmessi di generazione in generazione.
  9. Un template nucleotidico è un insieme strutturato di nucleotidi – gli elementi di base che formano il DNA. Tra questo «insieme strutturato» e un aminoacido vi sarebbe un rapporto codificato, tale da permettere – a partire dal primo – di assemblare gli aminoacidi necessari alla costruzione di una proteina.
  10. Acido ribonucleico. É una molecola presente presso la maggior parte dei viventi, e implicata nella «codifica, decodifica, espressione e regolazione dei geni» (Wiki).

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