LUSA – L’odissea del libro perduto: il palazzo

Io e Lusa raggiungemmo l’indirizzo in poco tempo.
«Come si chiama la persona che stiamo cercando?» domandai, mentre guardavo il citofono.
«Posso dirti solo il nome, mentre il cognome deve restare segreto, per motivi di privacy».
«Ehi, ma sono qui per aiutarti!».
«Lo so, ma la regola è questa» sentenziò Lusa.
«D’accordo, non discuto. Dimmi almeno il suo nome».
«Annalisa».
«Molto bene» dissi, immaginandomi chissà quale tipo di donna.

Nel frattempo, Lusa aveva trovato il nome sul citofono e subito, con grande insistenza, cominciò a suonare. Ovviamente non gli ho mai detto che con quel gesto mi aveva rivelato il cognome della donna!

5 - Lusa

In ogni caso, come immaginavo, nessuno rispose. D’altronde, se non rispondeva al telefono, perché avrebbe dovuto rispondere a casa?

«Non c’è nessuno».
«Come fai a saperlo?».

Sospirai. Quante volte affrontavo quella stessa conversazione con Lusa? «Se non risponde nessuno, significa che in questo momento non c’è nessuno in casa».

«In questo momento? Quindi tra poco sarà un altro momento e potrebbe esserci qualcuno!» disse, seguendo la sua logica contorta.
«No, non è così, altrimenti l’avremmo vista passare ed entrare dalla porta». Vedendo poi la sua faccia perplessa, aggiunsi: «Fidati».

Lusa si illuminò, ma poi si fece subito serio. «Allora aspetto qui che entri».

«Ma non sai neanche che faccia ha o a che ora arriva! Magari è via e torna fra qualche giorno!».
«Io aspetto. Se passa da questa porta, allora sto qui. Me l’hai detto tu».
«Sì, ma io non intendevo dire questo! Volevo dire che…» iniziai, ma venni interrotto dalla porta che si apriva e da un signore anziano che uscì, guardandoci storto.
«Chi siete? Cosa volete? Andatevene!» ci disse, sgarbato.
«Senta» cominciai, infastidito. «Nessuno ci vieta di stare qui! Stiamo cercando una persona che abita nel palazzo».
«Non si può stare qui. Andate via!».
«È forse suo il palazzo? No, non mi sembra, per cui non può mandarci via!».
«Questi giovani d’oggi! Non hanno neanche un po’ di rispetto!».

Stavo per rispondergli, quando Lusa intervenne. «Sa per caso se qui abita una certa Annalisa?».

«Forse, ma chi la cerca?» domandò il signore, diffidente.
«Sono della biblioteca. La signorina non ha consegnato un libro».
«E da quando la biblioteca viene a casa per riprendere i libri?».
«È il mio amico che è un po’… fiscale» spiegai.
«Non sono fiscale. Le regole parlano di trenta giorni. Da domani il libro deve essere di nuovo disponibile!».

L’anziano sorrise, vedendo Lusa così serio e deciso. «Sei proprio un bel tipo, lo sai?».

Il mio amico si illuminò al complimento, proprio come un bambino.

«Venite dentro, su» ci invitò, diventando più cordiale.

Appena entrati, capii perché quell’uomo fosse così cauto e attento a chi sostava di fronte all’entrata del palazzo. Ci accompagnò, infatti, oltre una porta, dietro un vetro: era il portiere del condominio.
Nella sua postazione aveva una sedia, un piccolo tavolino, su cui era appoggiata una rivista di cruciverba, un giornale sportivo, i resti di un panino, una bottiglia d’acqua e metà torta.

«Cercate la signorina Annalisa, giusto?» domandò, rivolgendosi esclusivamente a Lusa.
«Esattamente».
«È uscita un’ora fa e non credo che tornerà presto».
«Perché?» domandai.
Dopo avermi guardato storto, l’uomo rispose: «Fa una vita notturna. La sera la vedo sempre uscire e a volte non rincasa se non al mattino».
«E dov’è adesso?» domandò Lusa.
«Siete fortunati! Mentre usciva le è caduto un piccolo foglio. Non ho fatto in tempo a raggiungerla per ridarglielo, però potrebbe essere utile a voi. Eccolo qui» disse, porgendoci un post-it giallo.

Lusa lo afferrò, poi lesse ad alta voce: «Laguna Blu. Cosa vuol dire?».
«È un locale fuori città. Ne ho sentito parlare».
«Andiamo, allora».
«Sei sicuro? Non credi sia meglio aspettare domani, invece che inseguirla? Tanto, poi, non avrà mica il libro con sé!».
«Perché no?».
«Secondo te va in un locale con un libro della biblioteca?».
«Se l’ha portato e lo perde o lo rovina deve pagare un’ammenda».
«Lascia stare le regole per un momento! Ti sembra sensato uscire a divertirsi portandosi un libro della biblioteca?».
«Leggere un libro è anche uno svago, un piacere, per cui sì, è sensato che sia andata a divertirsi con il libro».
«D’accordo, mi arrendo».

L’anziano, divertito, mi disse: «Particolare il vostro amico!».
«Può dire unico!».

Lusa ci osservò, senza capire cosa volessimo dire.

«La ringrazio, comunque, ora noi andiamo».
«Aspettate!» ci fermò il portiere. «Vi faccio un piccolo regalo. È una torta fatta da mia moglie. Buonissima, ma troppa per me! Alla mia età non digerisco più tanto bene. Tenete!».

Io e Lusa ringraziammo quella persona così buona e gentile, per poi dirigerci alla mia macchina. Mentre mettevo in moto l’auto, mi chiesi che tipo di persona doveva essere questa Annalisa. Una ragazza che esce per locali che ancora va in giro con delle note scritte sui post-it. Mi sembrava anacronistico in questa epoca di cellulari e smartphone. Anacronistico, sì, ma pur sempre affascinante.

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