LA SCELTA: TRADIZIONE O LIBERTÀ?

Ho scritto la seguente storia grazie alle testimonianze che raccolgo ogni giorno dai miei studenti. I personaggi sono fittizzi ma tutto proviene da fatti realmente accaduti.

Il mio nome è Lin Shi Ping. Vengo da una piccola citta’ della Cina (definiamo piccola una citta’ di 1 milione di abitanti) e vivo con i miei genitori, una sorella più grande, i miei nonni, mia zia, mio zio e il mio cuginetto di 3 anni e mezzo. La nostra famiglia è davvero grande e viviamo tutti insieme. Io, in realtà, li vedo soltanto durante i finesettimana perché dal lunedì al venerdì rimango nel dormitorio della scuola. Frequento le scuole superiori e non mi piace molto studiare. In Cina il sistema educativo è diverso da quello di tutto il resto del mondo, ne sono sicura. Le mie giornate sono abbastanza monotone. Sveglia alle 6 del mattino, mi lavo il viso e mi vesto in fretta e furia. Esco e mi faccio trovare nel campo dove con tutti gli insegnanti e gli studenti della scuola cantiamo l’inno nazionale, marciamo e corriamo per 15 minuti. Alle 7.20 iniza la prima lezione. Ogni giorno studiamo le stesse materie. In storia parliamo della guerra contro il Giappone e l’insegnante ci insegna ad odiare il Giappone e i giapponesi. Il professore di geografia ci parla della Cina, mostrandoci tutti i “suoi” territori, compresi Taiwan, Hong Kong e il Tibet. Siamo costretti a studiare tutto a memoria per passare gli esami, ma la maggior parte delle volte nessuno si ricorda più nulla una volta passati. A volte vorrei tanto intervenire in classe per poter esprimere le mie idee o per imparare di più, ma in ogni classe ci sono almeno 50 studenti e nessuno deve interrompe l’insegnante, nessuno può intervenire in classe. Bisogna fare silenzio ed ascoltare quello che ci viene spiegato, prendendo appunti.

Il pomeriggio ho una pausa di circa due ore per mangiare e una mezz’ora per dormire. Mi piace leggere durante la pausa. Adoro storie fantastiche che parlano di magia, creature immaginarie, ma tutti i miei compagni di classe mi prendono in giro chiamandomi guaidan. Dopo la pausa ho lezione fino alle 5 del pomeriggio. La nostra insegnante di inglese continua a raccontarci storie orribili sull’America e sull’Europa. Dice che non abbiamo bisogno di uscire dalla Cina perché tutto quello che possiamo volere è qui. Dice che il comunismo è la miglior cosa che ci è capitata e che siamo fortunati ad essere cinesi. Che la Cina è il paese più forte, che siamo la potenza più grande al mondo e tutto è sicuro e controllato. Ci racconta dei crimini commessi all’estero e dice che tutti i paesi al di fuori dalla Cina sono pericolosi. In realtà non credo la mia insegnate possa davvero giudicare, non è mai stata all’estero.

Dopo essere stati ben indottrinati, mi dirigo verso la mensa della scuola per mangiare la cena. Abbiamo una vasta scelta di riso e verdure, interiora e zuppe. La qualità del cibo non è delle migliori. Pranzo e ceno con riso solitamante.

Dopo cena mi restano altre due lezioni, più un’ora e mezza di studio individuale. Vado a letto intorno alle 11 dopo una veloce doccia fredda. Vorrei rimanere sveglia a leggere il mio libro ma le luci del dormitorio vengono spente alle 11. Ho persino provato una volta a portare da casa una piccola torcia, ma, durante il controllo settimanale della stanza, la mia insegnante di storia l’ha sequestrata chiamando i miei genitori e minacciandomi di abbassare il mio voto finale. Il punteggio è davvero importante qui in Cina, a seconda del voto finale, infatti, si ha la possibilità di entrare o meno in un’ottima università.

Vorrei davvero andare all’università in un altro paese, magari in Europa o in America. Ma i miei genitori non sono d’accordo. Dicono che questo è il mio posto. La mia mansione, come donna, è quella di rimanere qui, sposare un uomo ricco e benestante che si possa prendere cura di me e della mia famiglia.

Questo è il mio ultimo anno delle superiori e dopo il diploma il mio sogno è quello di andare all’estero, studiare, viaggiare per il mondo, conoscere nuova gente e trovare un buon lavoro.

Amo i miei genitori e vorrei ripagarli per quello che mi hanno dato, ma vorrei farlo a modo mio. L’ultima volta che ho provato a parlare a mia mamma del mio desiderio lei mi ha risposto: «io non credo tu abbia bisogno di andare all’estero. Dovresti essere felice di quello che hai. Sei fortunata ad avere un tetto sulla testa e di poter andare a scuola. Non ti manca nulla e il tuo obiettivo è quello di sposarti con un uomo ricco e farci avere dei nipotini al più presto. E comunque non riusciresti a convincere tuo padre quindi non parliamone più e basta!».

Solitamente, quando torno a casa il sabato mattina, mio padre mi accompagna in una scuola privata di inglese che si trova a venti minuti di macchina da dove viviamo noi. Ho chiesto ai miei genitori di farmi iscrivere qualche mese fa e mi avevano detto che se con il mio test di metà anno avessi ottenuto un punteggio alto avrebbero accettato. Ho conosciuto tanti ragazzi da tutto il mondo lì. Uno dei miei insegnanti preferiti viene dalla Scozia. Mi ha insegnato tante cose, mi ha mostrato articoli e news dall’estero, libri e film. Ha lavorato a scuola per un anno e poi è tornato in Gran Bretagna.

A volte, durante il weekend, esco con mia cugina. Andiamo da Starbucks per bere un caffè e chiacchierare. Lei è più grande di me e qualche giorno fa ho pensato di chiederle dei consigli. Le ho detto che il mio più grande sogno è quello di andare all’università all’estero, che in Cina non siamo liberi di pensare e di dire o fare quello che vogliamo. Ci montano la testa nutrendoci di false notizie, raccontandoci bugie su bugie e nascondendo ciò che veramente succede nel nostro paese. Io non sono felice e i miei vogliono che mi sposi al più presto, non importa se ami o no mio marito, basta che sia un ragazzo ricco e di buona famiglia. Ma io non voglio, io voglio trovare il vero amore, voglio sentirmi amata.

Cosi mia cugina mi ha risposto: «ti preoccupi troppo! non lo sai? I sogni non servono a niente! Non ti porteranno a nulla di buono! Non capisci, tu sei una donna ormai e se vuoi trovare marito devi farlo il più presto possibile, altrimenti rimarrai zitella e poi chi si prende cura di te? Devi ascoltare quello che ti dicono mamma e papà, il tuo compito è quello di prenderti cura di loro! Non vuoi poterti prendere cura di loro? L’amore non serve a niente. E comunque non dura per tutta la vita. È meglio trovare qualcuno che si prenda cura di te e della tua famiglia. Vedrai che comincerai ad amarlo eventualmente».

Ora ho 42 anni, sono sposata e ho una meravigliosa figlia. Mio marito è il capo di una grossa azienda produttrice di scarpe.È ricco ma, seguendo la sua volontà e il volere dei miei genitori, io non lavoro. Mio marito esce ogni sera per bere e divertirsi con gli amici, il mio compito è quello di prendermi cura di nostra figlia e dei miei suoceri. Mia figlia, Juli, è la mia unica fonte di felicità. Ha 18 anni e quest’anno ha frequentato l’ultimo anno delle superiori. Mi somiglia molto, non le piaceva vivere a scuola e non amava studiare qui, nella città da cui veniamo. Quasi un anno fa mi disse: «mamma, io vorrei studiare all’estero. Vorrei entrare a Oxford. C’è un test di inglese che dovrei passare per poter andare ed è il prossimo mese». Le chiesi: «È quello che vuoi?» E lei mi rispose: «Si mamma, è quello che voglio». Cosi le dissi: «Ti voglio bene e se sei felice tu lo sono anch’io». Accettai e la lasciai andare.

Ora mia figlia vive in Inghilterra, ci sentiamo spesso su Skype e lei mi racconta ogni volta di tutte le persone che incontra, di tutto che quello che impara e di quello che fa.

Ho scelto la tradizione, non mi ha reso felice, ma la sceglierei ancora per la mia piccola Juli.

Gloria Brusa

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