APPETIZER BOOKS: ADDIO A BERLINO – CHRISTOPHER ISHERWOOD

di Francesco Colombrita

Edito Adelphi, 252pp, 2015

«Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto, completamente passiva, che registra e non pensa. Registro l’uomo che si fa la barba alla finestra dirimpetto e la donna in kimono che si lava i capelli. Un giorno tutto questo andrà sviluppato, stampato con cura, fissato».

Una dichiarazione particolare come questa, che campeggia nella prima pagina di un libro, non può che lasciare interdetti circa la possibilità che venga disattesa; che l’autore in realtà non possa davvero svanire dietro la propria voce. Tuttavia la promessa verrà mantenuta: protagonista e voce narrante, Isherwood svanisce dietro l’obiettivo della sua memoria rendendoci partecipi della vita di una Berlino anni ’20 ricca di un fermento che andrà a infrangersi nell’ascesa di Hitler.Gli anni della Repubblica di Weimar appaiono forieri di personaggi singolari e malinconici, appagati e distratti, caratterizzati con forza a partire dalle loro stesse azioni, descritte con minuzia e lucidità: dalla cara Fräulein Schroeder, affittacamere impicciona, alla splendida Sally Bowles, in fuga dall’Inghilterra per dare sfogo alle sue velleità artistiche e che desidera solo «diventare l’amante di un uomo ricco sfondato»; dall’avvenente Otto, ragazzino squattrinato e chiaramente bisessuale, a Peter, ricco gentiluomo invaghito del giovane. Tutti i personaggi sembrano danzare su un palcoscenico sempre più malconcio, attori di una società sull’orlo del baratro e primi ad assistere all’origine stessa delle persecuzioni contro il popolo ebraico. Addio a Berlino è un affresco prezioso, un diario che non è tale ma piuttosto un fil rouge di pensieri e ricordi trascritti con una prosa semplice ma potente.

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