APPETIZER BOOKS: BABILONIA – YASMINA REZA

di Francesco Colombrita

Edito Adelphi, 2018, 157

Cosa rimane della vita? Figure sbiadite su fotografie da altri mondi ci trasmettono sensazioni, ricordi, impressioni. Ma è solo la nostra mente, che ricama su sé stessa. «Siamo da qualche parte nel paesaggio fino al giorno in cui non ci siamo più». E dunque non rimane nulla. Non solo al futuro. Tantomeno al passato. Il presente sonnecchia di lato, spiando l’unica sostanza che davvero prende forma in quest’angosciante linearità. Un ammassarsi di burattini che hanno preso vita, inconsapevoli ma colpevoli. Corpi veicolati da menti rinchiuse in regole stabilite, stanchi, svalutati. Interagiscono e si scontrano fino al giorno in cui non ci sono più. Poi d’un tratto sfugge qualcosa, uno sguardo involontario, un gesto silenzioso, e scatta in avanti una consapevolezza diversa. Quella di non essere soli. L’illusione di un’affinità sottile. È tra le scale di un palazzo e l’imbarazzo di un invito a cena che tra un uomo e una donna si sviluppa una simile intesa. Colpevole l’ingenuità dell’arroganza, l’una coglie qualcosa in lui e viceversa. Un passo verso la complicità, nutrita dalla curiosità di essere verificata, mettendo di lato convenzioni e convinzioni, anche davanti a un crimine atroce dopo che è stato appena commesso. Babilonia è il racconto di una storia come questa, e della necessità di scalfire, almeno in parte, l’enorme blocco di granito che ci separa dal comprendere, non certo la realtà, ma i nostri sentimenti.

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