APPETIZER BOOKS: INSONNIA – TAHAR BEN JELLOUN

di Francesco Colombrita

Edito da La nave di Teseo, 2019, 272 pagine

Che pensare di un uomo che non riesce più a dormire e si accorge di poter trovar riposo solo commettendo una serie di omicidi? «Ho ucciso mia madre» recita l’incipit dell’ultimo romanzo di Tahar Ben Jelloun, si comincia da lì. Un cuscino sul viso di una donna morente, quella che lo aveva dato alla luce, riporta alla vita il protagonista di Insonnia. Dopotutto non ci sarebbe motivo di provare sensi di colpa per aver posto fine alla vita di una persona già moribonda, abbandonata sul letto mentre le giornate si susseguono infinite. Il problema è quando si va esaurendo la capacità di questo atto di portare al sonno l’assassino. Romanzo surreale e provocatorio, Insonnia ci porta a riflettere sul concetto di colpa ed espiazione. In un gioco delle parti simbolico e onirico l’autore prende per mano un lettore probabilmente riluttante e lo trascina tra le pieghe di temi che già furono cari a Camus nello Straniero

La giustizia è tra questi, interrogata sulle conseguenze che può avere nella vita quotidiana e nel suo rapporto col concetto di colpa. La strada che si segue porta a perdersi per le vie neppure troppo caotiche di una Tangeri sopita, in bilico tra Oriente e Occidente, teatro di vite che si infrangono contro la possibilità di trovare un posto che sia proprio e affermarsi. Una lettura trascinante e leggera, che non panca di porre il problema della sospensione del giudizio.  

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