APPETIZER BOOKS: LA MAGA DELLE SPEZIE – CHITRA BANERJEE DIVAKARUNI

C’è un’anziana signora ad Oakland, chiusa in una piccola, straripante, bottega. È indiana, ci racconta, e viene da un’isola strana. Lì è stata addestrata, imparando mirabolanti segreti, per aiutare nel mondo i figli dell’India. La sua specialità sono le spezie, le conosce tutte, una per una, e le chiama col nome «assegnato loro quando la terra si spaccò come una scorza per offrirle al cielo»; può consultarle in richiesta di aiuto e carpirne preziosi consigli. Ogni volta che entra un cliente, tramite i suoi occhi giovani e meravigliosi, incastonati nel corpo di una vecchia, ella coglie i bisogni più intimi e nascosti del fortunato che si appresta a comprare, inconsapevole, non solo alcune erbe, ma tutta la sapienza e gli incantesimi che la nostra Tilo conosce: poiché questo è lei «una Maga delle Spezie». Ci racconta, mano a mano che passano le pagine, le varie, fantastiche, peripezie che l’hanno portata lì, dal povero villaggio dell’India nativa, ai pirati, ad un naufragio, alla «prima madre» dell’isola fino all’accettazione del proprio incarico, con tutto ciò che ne consegue: la sua vita sarà consacrata agli altri, non potrà più seguire i propri desideri e, soprattutto, non potrà mai più uscire da quella bottega dove si è ritrovata, invecchiata, dopo essere entrata nel fuoco di Sampati.

la-maga-delle-spezie«Nella bottega ogni giorno ha un colore, un profumo. E se sapete ascoltare, una melodia.», così ogni giorno si manifesta una particolare necessità, ognuna legata allo scontro di una piccola comunità indiana con il nuovo mondo dove si è emigrati. Ogni capitolo è dominato da una spezia e da una storia, dal giovane indiano che cerca fortuna all’anziano signore che teme per la nipote che si vuole sposare un americano, al bambino bullizzato a scuola. Un’eterna routine che Tilo segue e ripercorre, alzandosi, aprendo e pulendo la bottega e coricandosi nel retro, finchè un giorno qualcosa interviene a destabilizzarla.

Nel giorno che la rende più irrequieta, il venerdì, sul far della chiusura un americano bussa alla porta della bottega ed entra. Non è certo il primo che lo fa ma qualcosa nei suoi occhi, nei suoi modi, nello sguardo che incrocia con quello della Maga, la gettano nell’ansia… una leggera infatuazione le si insinua nel cuore e da questo momento in poi non sarà più la stessa. Ignorando i moniti delle spezie e quelli della Prima Madre che le riaffiorano alla memoria, Tilo inizierà ad agire di impulso, a seguire emozioni che prima non osava neanche provare e, forse, a violare alcune delle regole che aveva giurato di seguire. “La mia mente evoca realtà di cui non ho alcuna esperienza”, all’affacciarsi nel mondo la sua agitazione si tramuta in una supplica “dentro di me rivolgo una preghiera alle spezie”.

Questa è la storia di una donna, della sua affermazione, della sua presa di coscienza e poi di possesso di sé. Divakaruni, come in altre sue opere, vuole dare voce a questo: l’autoaffermazione e la ribellione agli schemi che vorrebbero le donne al loro posto.

“A un tratto so quello che devo fare. E ne sono felice, come se, giunta di notte sull’orlo di un precipizio, proprio sul punto di compiere il passo definitivo, l’improvvisa luce di un lampo mi avesse rivelato appena in tempo il baratro fatale.”

Francesco Colombrita

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