CENTRALE DI TRANSITO

Il 21 ottobre prossimo l’Aperitivo a Tema di Metro-Polis toccherà un argomento molto caro alla nostra associazione: la poesia. Per questa serata abbiamo invitato come ospiti Alessandro Brusa, Valentina Pinza, Francesca Del Moro, Rodolfo Cernilogar ed Eva Laudace, poeti e poetesse che ci presenteranno la raccolta «Centrale di Transito (ceci n’est pas une anthologie)». Il libro è un’indagine nella poesia bolognese a cura di Alessandro Brusa, Martina Campi e Valerio Grutt edito da Giulio Perrone Editore: una non-antologia, una passeggiata in una Bologna fatta di nomi, di storie, di volti e di versi. Per introdurci alla serata, i nostri ospiti ci propongono in anteprima la prefazione del libro che pubblichiamo qui di seguito. Vi aspettiamo venerdì 21 ottobre dalle 19:00 presso il Centro Socio Ricreativo Culturale Stella, Via Savioli 3!

Laura Comitogianni

PREFAZIONE A CENTRALE DI TRANSITO (CECI N’EST PAS UNE ANTHOLOGIE)

cop-aspxSe una notte d’inverno un viaggiatore o anche un pomeriggio d’estate un pazzo qualunque si aggirasse per le strade di Bologna, nei suoi vicoli, sotto gli infiniti portici o nei numerosi locali che ne segmentano il passo be’, ecco, questo immaginario viaggiatore non potrebbe non incappare in un reading di poesia, nella presentazione di un libro, in una riunione di poeti che organizzano un festival o nell’incontro di giovani studenti dediti al confronto e all’affronto poetico. Perché Bologna è così… e questo è innegabile. In anni in cui a cicli, in ogni dove, si sente ripetere che la poesia è morta a volte anche solo per il gusto di scontrarsi con chi invece la dice viva, a Bologna, la poesia si fa. Ed è di questo che parla il nostro libro, parla della poesia che si fa a Bologna.

Centrale di Transito è come Alberto Bertoni ha de- finito la città nel suo libro La poesia contemporanea (Il Mulino, 2012), riferendosi alla forza aggregativa dei suoi luoghi storici come dei suoi spazi abitati. Una città che, se nella sua storia non si è mai potuta e voluta dire capitale, continua ad essere un luogo necessario nella storia poetica di questo nostro paese. Possiamo andare indietro nel tempo, possiamo andare a Guinizzelli, o più vicino a noi possiamo pensare alla presenza nello Studium di Carducci e di Pascoli, ma è forse con Officina prima e con il Cerchio di Gesso poi che questa attitudine si è fatta reale e palpabile ancora oggi. Certamente negli anni il protagonismo di questa città è notevolmente cambiato nei luoghi, nei modi, così come sono cambiati i luoghi e i modi in cui l’arte si fa e si vive. Troverete sempre qualcuno che dice che Bologna non è più quella di una volta e questo, per fortuna, è assolutamente vero: fosse ancora la stessa, la potremmo allora definire un gran bel cadavere. E invece questa città è fottutamente viva e testimonianza ne sono il grande numero di poeti che la vivono, che la respirano, che ne sono attratti e che qui giungono da ogni parte d’Italia e in alcuni casi anche d’Europa: non è un caso che degli autori che qui troverete, tutti nati tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, solo quattro provengano dall’area metropolitana. Molti degli artisti della Scuola di Parigi non erano parigini, lo stesso vale per la Scuola di New York, dove il terreno comune era il luogo dell’azione di quella che, personalmente, preferisco chiamare scena piuttosto che scuola. E nella Berlino degli anni ’90 erano soprattutto il senso di comunità e l’idea di appartenere a qualcosa di vivo a definire il soggetto. Ora la domanda è: si può dire che lo stesso accada in questa città? La storia è diversa, diverse sono le condizioni e diverso è il tempo (il contesto storico di questa Italia intellettualmente umile, umiliata e culturalmente marginale), ma non per questo è da sottovalutare il reticolo di connessioni, la varietà delle stesse e la qualità delle tante voci che hanno popolato e che ancora la popolano. Forse non esiste una scuola poetica bolognese, ma esiste un modo bolognese di affrontare la vita e di seguito anche la poesia. Un modo bolognese che resta nel fiato, nelle scarpe, nelle mani che toccano la città e nelle parole che pronunciamo. Bologna è un reticolo urbano ed umano dove giovani poeti e poete si ritrovano in un confronto continuo grazie al lavoro del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università; dove la forza creativa di Bologna in Lettere ha permesso la costruzione, intorno a questo evento e a alla città tutta, di nuove reti e collaborazioni umane come artistiche. E questo senza dimenticare realtà di grande valore come il Centro Studi Sara Valesio e la Italian Poetry Review (che vive tra New York, Firenze e Bologna), il Gruppo 98, Le Voci della Luna, il Gruppo 77, i poeti che ruotano attorno a La Macchina Sognante, e perdonatemi se dimentico tutte le comunità e i gruppi che quotidianamente si affacciano sulla scena.
Ma che cos’è questo Centrale di Transito? Be’, innanzitutto non è un’antologia: non è l’antologia dei migliori poeti bolognesi! Non crediamo nelle antologie fatte per escludere più che per includere, magari con il provinciale tentativo di imporre un canone su un altro: noi siamo diversi. Questo è un progetto nato dal basso, è un progetto nato da un editore curioso che ha parlato con uno dei suoi autori che ha poi chiesto aiuto ad altri amici e quello che è uscito non è la regola della poesia bolognese: è una semplice proposta, un invito; è il racconto fantastico degli incontri che quell’immaginario viaggiatore potrebbe fare se decidesse di fare un giro da queste parti…  tanto lo sappiamo, da queste parti ci passano tutti!

Un poeta

2 thoughts on “CENTRALE DI TRANSITO

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