EDITORIALE: LINGUE ROSSE

Di Mattia Macchiavelli

«Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona»

Dante. Naturalmente. Perché La divina commedia è l’alfabeto linguistico e sentimentale di ciò che siamo, ma anche perché ricordo distintamente quando, per la prima volta, mi resi conto della potenza di quelle parole, termini che sanno parlare direttamente all’intimo di ciascuno di noi. Era una mattinata sonnacchiosa, forse le ultime ore di un venerdì scolastico, e la mia insegnante di letteratura ci stava spiegando il quinto canto. Arrivati alle parole di Francesca, ostinatamente stretta a Paolo per l’eternità, le spiegazioni si sono per un attimo arrestate e, d’un fiato, abbiamo letto e riletto le terzine. Eccolo il potere, struggente e irresistibile, delle parole. Versi interi che penetrano la carne, suonano, risuonano e ti sconquassano tutto.
Versi che raccontano d’amore: non un amore qualunque ma un sentimento totalizzante, impietoso, che sfida ogni empietà sfidando Dio stesso.Difficile, quindi, dedicare oggi un aperitivo a tema all’amore, quando tutto è già stato detto nel 1300. Eppure noi di Metro-Polis abbiamo ugualmente voluto sfidare la sorte, decidendo di rendere questa forza eccentrica la protagonista di una delle nostre serate.
È stata, questa, l’occasione per presentare il libro Storie d’amore all’ombra delle due torri, una raccolta di racconti voluta da Romano Stagni, con contributi di Mariangela Latella, Silvia Lodini e Grazietta Romano. Una serata a più voci, perché le lingue parlate dall’amore sono diverse: baritonali, acute, alcune pronunciate in perfetto birignao, altre veracemente dialettali. Più voci per raccontare la Babele rossa di questa pulsione vitale che spinge verso incontri e collisioni.
Un aperitivo a tema polifonico, è il caso di dirlo, grazie alla voce evocativa con cui Danilo De Summa ha letto i brani tratti dai racconti, in sintonia perfetta con la tromba di Vincenzo Durante, una tromba capace di tradurre in musica anche le più sottili sfumature emotive.

Storie d’amore all’ombra delle due torri è dunque un’antologia di racconti dedicata all’amore scritta da autrici e autori di età e vissuti molto diversi tra loro. Ecco affacciarsi, ancora una volta sulle pagine di questo blog, il tema della ricchezza che scaturisce da ogni diversità. Il libro, infatti, è un’occasione per scandagliare le differenze, per scoprirne analogie e irriducibilità, per trovare i fili rossi che le collegano e per affacciarsi su mondi che ci sembrano lontani. Leggiamo, nell’introduzione alla serata a cura di Lena G. Merli:

«Oltre a Romano Stagni, autore di 11 libri di vario genere (tre sulla storia del ciclismo), hanno partecipato alla raccolta anche la giornalista Mariangela Latella, la giovane scrittrice Silvia Lodini e la bolognese quasi centenaria Grazietta Romano che, per l’occasione, ha messo nero su bianco alcuni dei suoi ricordi di vita che, fino alla prima stesura su foglio, rigorosamente scritta a mano, avevano costituito solo oggetto di racconti orali che attingevano alle memorie di una nonna per i suoi nipoti».

Quattro prospettive, quattro vite messe in contatto da parole che passeggiano per le vie della stessa città.

Bologna, infatti, è la seconda elegante protagonista di questa raccolta di racconti. La dotta, la grassa, la rossa e la turrita; ma anche la Bologna straziata del due agosto, quella degli infiniti appuntamenti dati all’ombra del Nettuno, la città che ha visto la guerra e ne conserva memoria.
Bologna non solo come spazio geografico, ma come luogo dell’anima, in cui il flusso di una biografia collettiva viene a intrecciarsi con quello delle vite dei personaggi. Un punto prospettico privilegiato, perché da Bologna, da quella vecchia signora dai fianchi un po’ molli, di storia ne è passata parecchia.

In questo gioco di specchi tra gli amori e Bologna, non possiamo che riconoscere quella stessa vivace vitalità che anima Metro-Polis e i suoi avventori: un gioco di specchi affascinante, in cui è sulla divertita leggerezza che si costruisce un reale senso di comunità.

Riprese a cura di Vincenzo Comitogianni
Fotografie a cura di Filippo Costa
Time-Lapse a cura di Laura Comitogianni

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