UNA FINESTRA SUL MONDO

La pluralità dei linguaggi, emotivi, espressivi e di pensiero, è una delle caratteristiche che contraddistingue Metro-Polis e la sua azione associativa. I terreni di confine, le periferie da esplorare, le contaminazioni reciproche: sono questi gli ambiti in cui socie e soci amano sperimentare e sperimentarsi; scoprendo sempre nuovi orizzonti e diverse possibilità di dialogo. La voglia di fuoriuscire dai propri perimetri non si esaurisce in una sterile ricerca della novità, al contrario, è piuttosto un’introspezione, un viaggio all’interno delle nostre stesse passioni e delle nostre stesse possibilità, in grado di scoprire nuovi tesori o di consolidare abilità antiche.
Per l’Aperitivo a Tema del mese di maggio abbiamo proprio voluto compiere insieme questo tipo di operazione, incentivando la ricchezza contenuta all’interno di chi abita Metro-Polis, andando alla scoperta di linguaggi da noi ancora poco frequentati, come quello della poesia e, soprattutto, quello del teatro.

Maria Grazia Ghetti e Tania Passarini ci hanno condotto all’interno di un viaggio particolare, unico, volto alla scoperta della vita e delle opere di Emily Dickinson; un viaggio sentimentale, accompagnato dalle melodie della violoncellista Luce Macchiavelli. La serata è stata introdotta dalle parole della nostra Patrizia Fiocchi, impegnatasi nella sintesi biografica delle vicende della poetessa; come sempre, l’Aperitivo a Tema è stato preceduto da un articolo preliminare, questa volta redatto per questo blog da Filippo Costa: Buongiorno, Mezzanotte- Viaggio sentimentale nella vita e nelle opere di Emily Dickinson.

«Avete presente da piccoli, a scuola, quando muovendo i primi inconsci passi verso lo studio lontano della fisica facciamo roteare una rudimentale trottola di cartone colorato? Con un semplice e rapido gesto di due dita vediamo, davanti a noi, il disco iridescente, prima di mille sfumature, desaturarsi, mischiarsi e fondersi diventando vorticosamente incolore.
Dove sono più il rosso, il verde, il viola, l’arancio e il ceruleo? Scomparsi forse? O solamente celati dietro all’inganno di un cerchio Bianco?
Emily Dickinson (1830-1886), appena trentenne, decise che da lì in poi, per il resto della sua vita, non avrebbe indossato nient’altro che abiti e vesti bianche; ed è così che amo immaginarmela: un meraviglioso turbinio di colori che si accavallano e si rincorrono celati dalla calma di una mussola abbagliante».

Siamo ad Amherst, Massachusetts, i passi sorretti dalla recitazione di Maria Grazia Ghetti e Tania Passarini. Ascoltiamo le parole severe di Edward Dickinson, le conversazioni con Lavinia e William, e naturalmente vediamo lei, Emily, intenta a percorrere i sentieri della sua strana vita.
Gli studi giovanili, la passione per le scienze, le letture appassionate dei volumi della biblioteca di famiglia, quegli amori accennati e quasi inespressi: tutto torna alla vita nella finzione meravigliosa del nostro piccolo teatro. I viaggi a Boston, Cambridge, nel Connecticut e a Washington, la routine familiare e la vita sempre più appartata, ritirata.
Siamo nel 1866, ce lo bisbigliano i suoni genuini di Luce Macchiavelli. Emily ha rinunciato al mondo per conquistarlo tutto attraverso l’occhio potente della sua fantasia. Ricama i versi incastonando le peregrinazioni della vita, cucendo le pagine dei suoi volumi a mano, nella segretezza assoluta di un’arte che si dischiude solo per essere mistero. Asciutta e bianca, come le sue poesie, Dickinson si appropria di un linguaggio quotidiano che si fa lessico della metafisica. La solitudine, scelta e assoluta, consegna all’eternità una donna netta e alchemica, foriera di enigmi che sono luoghi ancora tutti da esplorare.

Nel ringraziare le tre persone che hanno reso possibile questa serata, prestando la loro arte a Metro-Polis, non possiamo che andare fiere e fieri di quanto è stato realizzato: una finestra aperta su luoghi dolci e poetici, in cui abitare la cultura è sinonimo di ascolto e partecipazione emotiva. Una serata diversa per la nostra associazione, un Aperitivo a Tema particolare, in cui la polifonia dei linguaggi dell’arte ha dato vita a un piccolo scrigno, custode generoso di bellezza.

Mattia Macchaivelli

Fotografie di Filippo Costa

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