IN VIAGGIO, CON L’INCANTAMENTO DELLA LETTERATURA

di Rosalba Granata

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;

Come Dante invitiamo i nostri amici e prendiamoci dalla letteratura momenti di piacere condivisi.

«Un viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi». È la celebre e suggestiva frase di Proust.
Io quindi vorrei tornare a testi molto noti per rileggerli, riguastarli al di fuori delle aule scolastiche.
Tanti autori, in ogni tempo, ci parlano di viaggi. Per terra, per mare, nell’immaginario, nel sogno, ma sempre «l’autore pensa a un altro viaggio, quello dell’uomo nel corso della propria esistenza»(1).
Il sonetto di Dante Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io mi pare perfetto per mettersi in viaggio con la letteratura.

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta(2)
con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.

Ci troviamo nella seconda metà del Duecento, sono gli anni giovanili di Dante.

Il poeta ci trasporta nell’atmosfera fiabesca di un Viaggio di Amicizia e di Amore, reso possibile dalla Magia del “buon incantatore” Merlino.

Leggiamo la poesia a voce alta. Le rime ci immergono in una sonorità musicale(3).

Il primo a cui Dante si rivolge, per condividere questo sogno, è Guido Cavalcanti, al quale è legato dal comune ideale di una nuova poesia, dolce e raffinata, che può essere compresa da coloro che hanno il “cuore gentile”: il Dolce Stil Novo.

E proprio in un componimento di Guido Cavalcanti, Perch’i’ no spero di tornar giammai, possiamo cogliere un altro aspetto del viaggio, il dolore della lontananza, la sofferenza dell’esilio.

Perch’i’ no spero di tornar giammai,
ballatetta, in Toscana,
va’ tu, leggera e piana,
dritt’a la donna mia,
che per sua cortesia
ti farà molto onore.

Il poeta, fin dalla prima stanza, e poi in tutto il componimento, si rivolge alla sua ballata, che dovrà farsi portatrice del suo struggente dolore. Dovrà nascondersi dalle persone che non hanno il cuore gentile per non essere derisa e soprattutto dovrà confidare alla donna amata tutto il pianto del suo «cuore dolente». Solo la ballata può compiere quel viaggio precluso al poeta lontano, e a lei affida la missione di rivelare il suo amore che vince ogni lontananza.

Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli’ e di molta paura;
ma guarda che persona non ti miri
che sia nemica di gentil natura:
ché certo per la mia disaventura
tu saresti contesa,
tanto da lei ripresa
che mi sarebbe angoscia;
dopo la morte, poscia,
pianto e novel dolore.

Tu, voce sbigottita e deboletta
ch’esci piangendo de lo cor dolente,
coll’anima e con questa ballatetta
va’ ragionando della strutta mente.
Voi troverete una donna piacente,
di sì dolce intelletto
che vi sarà diletto
starle davanti ognora.
Anim’, e tu l’adora
sempre, nel su’ valore.

Spesso in passato si è letta questa poesia soprattutto in chiave autobiografica, collegandola al breve esilio di Guido in Lunigiana, conseguenza delle lotte politiche a Firenze. Oggi però si sottolinea piuttosto il carattere letterario della ballata che si inserisce nella tradizione dei canti di lontananza e amore della lirica cortese provenzale.

Sfondamento Cronologico

Con lo “sfondamento cronologico” possiamo viaggiare nel tempo.

Nel 1966 venne registrata dal gruppo dei Beatles la canzone Yellow submarine.

Gli anni Sessanta del Novecento sono stati caratterizzati da grandi cambiamenti nella mentalità, nel costume, nella musica. E sicuramente i Beatles sono stati tra i protagonisti di quella stagione.

Prendiamo qualche strofa dal testo tradotto in italiano di questa loro famosissima canzone, nella quale troviamo il viaggio fantastico, il mare, l’amicizia e il vascello (in questo caso un sottomarino).

Così navigammo verso il sole
Finchè trovammo il mare verde
E vivemmo sotto le onde
Nel nostro sottomarino giallo
E tutti i nostri amici sono a bordo
Molti più di loro vivono alla porta accanto
E la banda comincia a suonare …
Viviamo tutti in un sottomarino giallo
Sottomarino giallo, sottomarino giallo

Nel 1968 è stato anche girato un film di animazione, disegnato secondo lo stile della pop art, nel quale gli “eroici” Beatles, insieme ad altri personaggi surreali, combattono con la loro musica i Biechi Blu che hanno portato il grigiore, la tristezza e il silenzio nella terra paradisiaca di Pepperland.

Il film, come la canzone, divenne molto popolare tra i giovani che si opponevano alla guerra degli Stati Uniti in Vietnam. Durante le grandi manifestazioni per la pace molto spesso si cantava: We all live in yellow submarine, Viviamo tutti in un sottomarino giallo.


Note:

  1. Bornef Oullet, L’universo del romanzo.
  2. È una delle “donne schermo” che Dante utilizza per nascondere il suo amore per Beatrice. Questa reticenza era presente nella tradizione dell’amore cortese.
  3. Le rime sono incrociate nelle quartine (ABBA) e invertite (CDE EDC) nelle terzine.

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