LA BIBLIOTECA DI BABELE – QUEL CHE RESTA DEL GIORNO

di il Club del libro

Il club del libro di Metro-Polis di maggio ha avuto come protagonista Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura nel 2017. Continua la nostra personale declinazione del tema del viaggio che, dopo aver corso sui rami degli alberi con Calvino, averci portato in giappone alla ricerca di identità perdute con Murakami e in Liguria con un gruppo di strane donne inglesi messe in scena da Von Arnim, si è focalizzata sul concetto di viaggio nella memoria. Ma perché proprio nella memoria?

Mr Stevens è un uomo di un altro tempo, maggiordomo in una grande casa inglese, appartenuta a una famiglia importante e crogiuolo in passato di eventi e personalità di spicco della Storia. La sua vita è consacrata e devota a un solo scopo: essere un perfetto, anzi un grande, maggiordomo. Si tratta di un ruolo che il protagonista ha cucito su se stesso nel corso del tempo, via via che si formava in lui un’elaborazione sempre più definita del concetto di dignità.

All’inizio del romanzo, narrato in prima persona, Stevens ci racconta che un evento inusuale ha prodotto qualcosa di inatteso nella sua vita: farà un viaggio in macchina di una settimana. Il suo nuovo padrone, Mr Farraday (ricco americano che ha acquistato Darlington All), deve recarsi in America per un mese e, vista l’occasione, incalza il maggiordomo affinché anche lui si prenda una pausa di qualche giorno, offrendo la sua auto come mezzo di trasporto. Qui comincia un percorso che, oltre a portare il protagonista in mezzo alle campagne inglesi, trascinerà il lettore nei ricordi di Stevens, e nella ricostruzione della sua vita.

Assistiamo così, man mano che le pagine avanzano, al racconto di una serie di episodi del passato, commentati, condannati, rielaborati e giustificati dalla voce narrante che costruisce un vero e proprio teatro nel cui palcoscenico emergono personaggi complessi e sfaccettati. Il padre del protagonista, maggiordomo anch’egli, la governante Miss Kenton che all’inizio del racconto scopriamo aver mandato una lettera al protagonista e che lui decide di raggiungere durante il suo viaggio, Lord Darlington, erede e padrone della grande casa in cui Stevens ha prestato servizio per tutta la vita. Tutti gli episodi sono inizialmente funzionali a spiegare cosa il protagonista intenda nell’affrontare certi temi. Così la dignità diviene quella «capacità di non abbandonare il professionista nel quale [ci] si incarna», come accadde a quel maggiordomo che non si fece scomporre dalla presenza di una tigre nella sala da pranzo; la grandezza diviene quella capacità di servire una grande famiglia, che tenga vicini al «fulcro» della Storia; e così via.

Mano a mano che i ricordi emergono, però, il lettore assiste alla perplessità, crescente a ogni pagina, riguardo a un pensiero martellante: questo insieme di attitudini e concetti ha permesso a Stevens di non sprecare la propria vita? Davvero essere vicino a quel fulcro è servito a qualcosa? E Lord Darlington, che emerge come figura sempre più moralmente ambigua, è stato grande al punto di coinvolgere il proprio maggiordomo nella grandezza o le sue azioni hanno condannato anche lui? Dopotutto:

«Sua signoria è stato un uomo coraggioso. Ha scelto un certo percorso, che si è rivelato un percorso sbagliato; ma era quello che aveva scelto, così almeno si può dire. Perchè io invece non posso nemmeno asserire questo. Vedete, io mi sono fidato. […] Non posso nemmeno affermare di aver commesso i miei propri errori. E davvero – uno deve chiedersi – quale dignità vi è mai in questo?».

Stevens è un uomo che ha consacrato la propria vita a un vestito che, dice lui stesso, un professionista non toglie mai in pubblico, e così non ha mai tolto quell’abito nemmeno in presenza di se stesso, nel silenzio della sua coscienza. Non almeno fino al viaggio raccontato in queste pagine.

Il prossimo incontro della Biblioteca di Babele, dedicato al viaggio come migrazione, con la lettura di Exit West di Mohsin Hamid, si svolgerà domenica 9 giugno alle 18, al Centro Socio Ricreativo Culturale Stella, in via Ludovico Savioli 3.  

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