SOCIAL STREET

Un po’ di tempo fa pensando ai Social Network mi veniva in mente un mezzo utile, ma quanto mai alienante; un paio di click e in qualunque momento si è in contatto con amici in tutto il mondo come se fossero al tuo fianco, nello stesso momento capita di isolarsi e ignorare le persone che fisicamente sono più vicine.

Questa mia immagine é stata scardinata quando nel Novembre 2013 mi sono imbattuto in un articolo che raccontava di come, tramite Facebook, vicini di casa, che non si erano mai parlati, si fossero messi in contatto virtualmente e poi conosciuti fisicamente. Federico Bastiani era da poco arrivato a Bologna e in Via Fondazza, dove abita, non conosceva nessuno, ha pertanto pensato di creare un “gruppo chiuso” dei residenti della sua strada e poiché non sapeva chi invitare, ha utilizzato dei volantini cartacei che appesi sotto i portici hanno carpito l’attenzione dei più curiosi che si sono quindi iscritti. Da lì a poco si sono incontrati per la prima volta, da quel momento é nata Social Street, che é poi via via cresciuta e nelle sue più svariate declinazioni oggi sta contagiando tutti i continenti.

La sera stessa in cui ho visto l’articolo non ho potuto resistere e ho voluto creare la Social Street della mia strada o meglio del mio “villaggio”, quindi ho aperto il gruppo Facebook. Anche io, come Federico, non conoscevo nessuno dei miei vicini, mia sorella, che invece é “più radicata sul territorio” mi ha aiutato a invitare le prime persone, da lì è seguita una lunga fase di volantinaggio: per tre volte da Novembre fino a Giugno ho distribuito volantini ai portoni del “villaggio” raccogliendo in totale una ventina di nuovi iscritti. Non decollava come pensavo, nessuno interveniva sul gruppo, però non mi sono perso d’animo e ho voluto provare ad accelerare, ho voluto passare dal virtuale al reale: ho organizzato il primo incontro. Per pubblicizzarlo ho fatto un altro giro di volantinaggio e ho contattato alcuni dei membri già iscritti via posta privata. Con grande sorpresa a inizio luglio in “piazzetta” Pieve di Cadore eravamo una dozzina di persone, che detta così vi sembrerà un numero esiguo, ma viste le premesse, per me, fu un grande successo. FullSizeRenderIn quella occasione ci guardammo un po’ negli occhi e ci domandammo chi fossimo, io il più giovane del gruppo, ero un po’ spaesato da una cosa così nuova, in realtà a chi é solo di poco più grande di me sembrava essere una cosa del tutto normale incontrarsi in piazza con i vicini, benché non lo si facesse più da qualche decennio… Insieme abbiamo deciso che a settembre ci saremmo ritrovati per un “pranzo di vicinato”, fu un successo: dal nulla eravamo diventate 50 persone che stavano insieme in uno spazio pubblico per il puro gusto di farlo. Fra i residenti nel nostro “villaggio” ci sono anche alcuni ragazzi di un gruppo appartamento, nella loro struttura a Novembre abbiamo organizzato un aperitivo musicale, ha partecipato anche la Banda Roncati, in maniera del tutto estemporanea abbiamo organizzato un corteo informale per le strade, insieme abbiamo ballato, cantato e ci siamo fatti sentire dai vicini che ancora non avevamo convinto a scendere, ma intanto ci applaudivano dalla finestra. Dopo esser tornato a casa quella sera ho sentito qualcuno che mi chiama dalla strada, era Remigio, un vicino: «tu lo conosci Victor Papanek?», stupito scendo e mi viene offerto di leggere questo libro Progettare per il mondo reale. Con il tempo tra alcuni di noi è nato anche un progetto molto più ampio e ambizioso, il nostro villaggio è frutto di un intervento di edilizia residenziale popolare degli anni ’60 iscritto nel programma INA Casa, nell’idea originaria esisteva una struttura preposta a Centro Civico, questa è stata chiusa e abbandonata nel ’84, oggi noi ci stiamo occupando di individuare una strada per recuperarla dal basso facendo della sua riabilitazione motivo di collaborazione e inclusione sociale. Mentre scrivo sto tornando a Bologna da Milano perché oggi pomeriggio insieme ad alcuni vicini andiamo a fare un camminata sulle nostre colline riscoprendo insieme cosa c’è a due passi da casa.

Oggi esistono moltissime Social Street, ormai in tutto il mondo, non ci sono regole precise, ognuna è una storia a sé, avrei potuto provare a fare un sunto su cos’é Social Street oggi, ma avrei sicuramente fatto una semplificazione forzata e forse avrei perso un po’ di piglio su di voi non trasmettendovi la sostanziale semplicità di questo fenomeno. Non vi ho raccontato la storia della Social Street del Villaggio Portazza per caso e neanche perché è quella a cui appartengo, ma perché spero che una descrizione così specifica di ogni singola azione vi abbia convinto e fatto capire quanto la strada per una nuova socialità sia nelle nostre mani e non possiamo, non dobbiamo, e non sarebbe neanche giusto, delegare questa responsabilità. Quindi, se leggendo vi siete convinti che sia una bella idea, allora aprite Facebook, create il vostro gruppo e vivete una nuova esperienza, sul sito www.socialstreet.it ci sono tutte le istruzioni e i consigli di chi ci ha già provato, sono presenti anche tutte le Social Street già attive, magari qualcuno nella vostra strada ci ha già pensato e a voi basta iscrivervi.

Buona socialità.

Leonardo Tedeschi

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