GIORNALI SCADUTI – E SE TORNASSIMO A PARLARE DI MAFIA?

di Rosalba Granata

Vorrei partire da un articolo di Guglielmo Pepe Paradosso mafia uscito nell’aprile 1993 su La Repubblica. Si tratta della recensione di un libro di Nando Dalla Chiesa.

Ricordiamo che il 1992 era stato l’anno delle stragi mafiose. Anno in cui Cosa Nostra uccise Falcone e Borsellino, i simboli della lotta alla mafia, e con loro gli uomini della scorta. Fatti tremendi e oscuri che hanno lasciato una ferita profonda.

Nel 1993 sembrava si potesse intravedere una luce di speranza. Stava succedendo qualcosa di imprevisto. Cresceva il rifiuto e il disgusto verso la mafia e una rivolta morale prendeva corpo nella società civile. Stava emergendo qualcosa di nuovo, un nuovo impegno politico, nuovi movimenti , si avvertiva «il desiderio di buttare a mare per sempre questo regime».

È in questo anno che esce il libro di Nando Dalla Chiesa, Milano-Palermo. La Nuova Resistenza.

Palermo: capitale di mafia e antimafia. Milano: capitale del crollo partitocratico sotto i colpi degli scandali rivelati dall’inchiesta di Mani pulite.

È forte la denuncia dell’autore contro coloro che hanno minimizzato l’intreccio tra mafia, affari e politica e soprattutto nei confronti della stampa che ha appoggiato il potere e il sistema dei partiti. Giornalisti cortigiani che poi, durante l’inchiesta di Mani pulite, si sono spostati in prima fila a strombazzare contro il malgoverno in Italia. Trasformisti. Voltagabbana.

Quella di Dalla Chiesa è un’analisi intransigente accompagnata da un attivo impegno morale e intellettuale. La sua proposta è una nuova resistenza contro la mafia. Ammette che ci siano stati, nel periodo più recente, alcuni risultati concreti contro Cosa nostra: il capo feroce a lungo latitante, Totò Riina, è stato arrestato, sempre più numerosi sono i collaboratori di giustizia e i beni sequestrati, e sono stati arrestati anche alcuni politici collusi. Ma il cammino è lungo e difficile.

I libri di Nando Dalla Chiesa sono animati da una tale passione civile da diventare stimolo, volontà di partecipazione, volontà di cambiamento. E naturalmente per le sue posizioni intransigenti sulla legalità e la moralità pubblica è stato duramente attaccato: giacobino, antigarantista, sono alcuni degli epiteti con cui si è voluto etichettarlo.

Ho voluto riguardare i suoi scritti alla vigilia delle ultime elezioni politiche che non hanno aperto il nostro pensiero alla speranza. Sono prevalsi gli slogan rancorosi e il tema della criminalità mafiosa è completamente sparito dall’agenda politica.

In Milano-Palermo il testo è sotto forma di intervista. Sollecitato dalle domande di Pietro Calderoni, Dalla Chiesa racconta e riflette sugli avvenimenti di cui è stato testimone diretto.

Il primo che vorrei richiamare è quello in cui riporta di un colloquio con Falcone sul rapporto mafia e politica. Dice Dalla Chiesa: «solo una volta gli chiesi conto con durezza di quella sua affermazione secondo cui il “terzo livello” non esisteva: lui che proprio a me e alle mie sorelle, tanti anni prima, del terzo livello aveva disegnato addirittura lo schema… Mi disse che aveva detto che il terzo livello non esiste ma che c’è qualcosa di ancora più grave. Ha detto che la politica è nelle mani di Cosa Nostra, che è molto più grave che dire che Cosa Nostra è nelle mani della politica. Ma anche in quel caso lo strumentalizzarono. La stampa cominciò a dire che Falcone negava il terzo livello quindi sanciva l’innocenza dei politici».

Dalla Chiesa ci conduce poi a Palermo dove Borsellino ha tenuto il suo ultimo discorso in pubblico. Discorso nel quale proprio lui, solitamente così schivo e parco di parole, ha fatto denunce nettissime nei confronti di chi aveva ostacolato Falcone. Un vero e proprio testamento politico.

E, sempre a Palermo, i funerali di Borsellino. Anche ai funerali di Falcone vi erano state le lacrime, la disperazione, la rabbia ma a quelli di Borsellino c’era qualcosa di più. Veniva avvertito come una sorta di spartiacque. E Nando li racconta con intensa partecipazione, con un’emotività che ancora mi commuove.

Le agende rosse. La protesta fa riferimento alla misteriosa sparizione dell’agenda di Borsellino.

E infine, il terzo avvenimento che mi ha colpita è quello della commemorazione di Borsellino in Parlamento. «Fa fatica a parlare Ayala, e il suo dolore merita rispetto. Ha lasciato la Magistratura per entrare in politica e nel giro di due mesi si ritrova a commemorare in Parlamento i suoi due migliori amici», quelli con cui ha condiviso la lotta alla mafia, compreso il fondamentale momento del maxi-processo con il quale il pool ha saputo dare un colpo davvero efficace a Cosa nostra. Meriterebbe rispetto Ayala, ma viene trattato da larga parte del Parlamento come un nemico politico.

Si evidenzia un abisso tra questi politici e il dolore vivo nel paese.

Ecco perché la resistenza democratica, invoca Dalla Chiesa.

E nel libro si parla anche dei nuovi scenari politici. In quel periodo di trasformazione erano nati nuovi movimenti. A Milano, Dalla Chiesa aveva fondato Società civile «che metteva insieme al di là delle appartenenze politiche un movimento diverso che desse spazio appunto alla società civile». Vi facevano parte soprattutto giornalisti e alcuni magistrati che sarebbero diventati famosi con le inchieste di Mani pulite come Colombo e Davigo. «Si faceva l’analisi del paese in cui vivevamo: il problema della legalità, come creare un nuovo modo di stare insieme non finalizzato all’acquisizione del potere».

Un movimento trasversale che offrirà, insieme al filone dell’esperienza più politica della Primavera di Palermo, idee e cultura alla Rete di Leoluca Orlando.

Questo nel 1993. Epoca di ferite ancora aperte, ma anche di grandi speranze. Nuove forze si affacciano per prendere il posto di quelle ormai compromesse.

Ma nel 1994 sono La Lega e Berlusconi a risultare vincenti. Inizia un lungo periodo in cui sul piano della moralità, sul piano dell’etica diventa normale quello che mai avremmo pensato.

E oggi? Il 4 marzo ci sono state le elezioni politiche. Cinque stelle primo partito e Centrodestra a guida leghista prima coalizione. Sicuramente è iniziata una nuova fase della storia politica del nostro paese, ma il futuro è imprecisato. Alcuni affermano che il Novecento sia davvero finito.

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