LUSA


L
Uomo Senza Aspettative, d’ora in poi Lusa, è un povero essere umano. Non è altissimo, e nemmeno basso. Rientra nella media. Porta sempre i capelli corti, mai troppo lunghi. Odia usare il pettine, e in base a questo decide quando andare dal barbiere per regolare la lunghezza dei suoi capelli. In più, si fa la barba ogni giorno, lasciando la sua pelle il più liscia possibile.

Indossa sempre scarpe da ginnastica, anche se evita quelle un po’ fosforescenti o troppo chiare. Predilige colori scuri come il blu. Il nero è quello che sceglie più spesso, anche se talvolta si concede il grigio, con chiazze bianche.

I suoi abiti non sembrano denotare nessuna moda. Sono semplicemente i più convenienti. Poco costosi, poco vistosi, ma sempre con un certo tocco di eleganza. Non perché voglia fare colpo, ma perché semplicemente gli piace così.

Solitamente indossa pantaloni scuri (neri o marroni), anche se una volta ogni tanto prende dall’armadio il suo paio di jeans. La sua cintura, rigorosamente marrone, gli stringe sempre sulla sua pancia. Non si pensi, però, che sia grasso! Anche qui è nella media. Sicuramente non è sportivo e non è in forma, ma sarebbe in grado di rincorrere un autobus, con facilità, e non perderlo.

Odia profondamente le camicie! In particolare le odia per i bottoni da allacciare. Al contrario, invece, ama con tutto il cuore i colletti. Per questo indossa solo delle polo. Sopra, invece, sfoggia sempre, orgogliosamente, maglioni o felpe, rigorosamente a tinta unita.

Se vi siete fatti l’idea di Lusa come di una persona priva di volontà, di sogni, desideri, creatività o voglia di novità, beh, posso dire che vi siete fatti l’idea giusta!

Lusa, infatti, non ha alcun genere di aspettative. Non è pessimista perché non si aspetta il peggio delle cose. Non è neanche ottimista perché non vede sempre il meglio. Desidera solo ciò che ha già visto, anche se, strano a dirsi, non riesce in alcun modo ad immaginare se stesso con l’oggetto del desiderio.

È anche privo di volontà? Sì, in un certo senso. Lusa sa compiere scelte, esprimendo così la sua volontà. Ma non lo fa in termini di convenienza, ma in termini di pura preferenza. Lui, infatti, sceglie solo ciò che preferisce e vuole solo quello. Lusa non riesce ad immaginare le conseguenze delle sue scelte.

Febbraio Francesco1Se mai lo incontrerete (e, vi assicuro, lo riconoscereste subito), e gli parlerete di creatività, allora riceverete una faccia interrogativa estremamente buffa. Aggrotterà le sopracciglia, come a volersi concentrare. Muoverà lentamente le labbra, ripetendosi la parola appena sentita, ne soppeserà prima ogni sillaba, poi ogni lettera. Contrarrà leggermente il naso, allargando le narici ed infine, rilasserà il volto, sorriderà, farà ruotare gli occhi in senso orario ed infine dirà di non capire di cosa state parlando.

Creatività, sul vocabolario, è indicata come la «Capacità di produrre nuove idee, invenzioni, opere d’arte e sim.». Lusa non è in grado di farlo, non sa “produrre novità”, perché per fare questo dovrebbe avere delle aspettative, dovrebbe essere in grado di immaginare qualcosa che non c’è.

Forse, a questo punto, la vostra immaginazione avrà già cominciato a chiedersi come sarebbe una persona senza aspettative, cioè com’è Lusa. Vi starete figurando delle situazioni e cercherete di rappresentarvi quello che può succedere.

Se state facendo così, allora, potete dire (aggiungerei, orgogliosamente) di non essere Lusa. Se, però, non vi siete posti questo quesito, allora vi sarà molto utile quello che troverete scritto di seguito.

Lusa inizia ogni sua giornata allo stesso modo. Si sveglia puntuale alle 7, al suono della sua sveglia. Scosta le coperte e poi si siede sul bordo del letto. Inspira profondamente e assapora con estremo gusto quel singolo momento. Si è appena svegliato, e ha appena cominciato una giornata: Lusa lo sa e per questo gode di quell’attimo.

Dopo una manciata di secondi, si alza e arriva in cucina, dove comincia a prepararsi la colazione. Anche se il giorno prima aveva ascoltato le previsioni del meteo, Lusa, guardando fuori dalla finestra, si sorprenderà di vedere il sole splendere in cielo. D’altronde, lui, mica se lo aspettava!

Mentre si prepara un caffè, accende la sua radio e la sintonizza sulla prima stazione che incontra, su cui trasmettano musica. Sorseggia così la sua calda bevanda ascoltando, ogni mattina, qualcosa di diverso: dal successo del momento, a un pezzo da discoteca fino ad una sinfonia di Beethoven o un brano dell’Opera.

Una volta finito il caffè, va in bagno, dove lascia fare al corpo ciò che deve fare. Infine si dirige in camera, dove prende i vestiti dall’armadio e si prepara per uscire. Una volta pronto, arriva l’ora di andare al lavoro. Vi chiedete che lavoro faccia Lusa?

Lusa, ogni mattina, esce di casa, scende le scale ed esce dal palazzo in cui abita. Ogni mattina incontra lo stesso vicino di casa, che esce alla stessa ora, e ogni volta lo saluta come se l’averlo incrociato in quel momento fosse un evento sorprendente o eccezionale.

Poi si incammina verso il lavoro. Non porta con sé nessuna valigetta, nessuno zaino e nemmeno un marsupio. Ha in tasca solo il portafoglio con i soldi contati per il pranzo.

Forse vi starete anche chiedendo perché non abbia con sé un cellulare per eventuali emergenze, o altri soldi, per essere sicuro di non rimanere al verde. Ripeterò che è L’Uomo Senza Aspettative: Lusa non si aspetta nessun imprevisto, quindi non si prepara a nessuna eventualità!

La sua passeggiata mattutina ha come meta il suo posto di lavoro presso una biblioteca. Lì, la sua mancanza di aspettative, non gli impedisce di lavorare o di avere rapporti problematici con il pubblico. Infatti, i libri catalogati sono disposti in un ordine preciso, che Lusa conosce a memoria. Lui non si aspetta di trovare un libro in un posto, ma sa di trovarlo su un preciso scaffale!

L’unico difetto che i suoi colleghi riscontrano in lui, è la sua fiscalità nel calcolare i giorni del prestito. Infatti, tiene sempre una lista dei libri presi, con la data di rientro prevista. Se il giorno in cui dovrebbero già essere stati restituiti non sono ancora stati riconsegnati, allora Lusa prende il telefono, e nel modo più cordiale che ci sia, contatta e informa della scadenza del prestito.

I colleghi hanno più volte provato a dirgli che il mese a disposizione delle persone non è da calcolare rigidamente. Gli hanno provato a dire che c’è un leggero margine di attesa, facendogli notare che, magari, le persone hanno avuto un contrattempo, o magari non sono riuscite a terminare il libro, quindi lo tengono uno o due giorni in più. Sono cose che un bibliotecario si deve aspettare, gli dicono sempre.

Lusa, però, come suo solito, non capisce e mostra quella sua faccia di incomprensione, alla vista della quale, i colleghi scoppiano a ridere, scrollano le spalle e si arrendono all’evidenza.

Lusa, nonostante sia preso in giro dai colleghi e nonostante si trovi spesso in discussioni di questo genere, non si arrabbia mai. Infatti, per lui, ogni giorno è un nuovo giorno, e ciò che è successo in passato non crea alcuna influenza sul futuro, non dà origine a nessuna aspettativa.

Qualcuno, a questo punto, potrebbe cominciare a credere che Lusa sia una persona davvero fortunata. Se ci si pensa un secondo, infatti, non sarà mai preso dall’ansia, dalla preoccupazione o dall’agitazione create dalla paura di ciò che si deve affrontare, ma che non si conosce.

Lusa, poi, e questo è l’aspetto più interessante e curioso, vive ogni singolo attimo nella sua pienezza. Il passato non contamina quell’istante, perché è e rimane qualcosa di già trascorso. Il futuro, invece, per lui non esiste.

Quando Lusa era un bambino, una volta la maestra gli chiese: «Lusa, cosa vuoi fare da grande?». Il bambino si stupì della domanda. Già allora mostrava quella buffa faccia di incomprensione. Stette un po’ in silenzio, mentre le risate serpeggiavano tra i compagni. La maestra, che, fortunatamente per lui, era molto paziente, attese la risposta. Dopo un po’, Lusa sorrise e disse: «Non capisco… io sono già grande!».

La maestra non riuscì a trattenere una risata per la buffa risposta del bambino. Questo, però, provocò una risata generale degli alunni della classe. Lusa, che non capiva che cosa avesse provocato la risata, chiese ad alta voce: «Perché ridete?».

L’unica risposta che ebbe, furono ventiquattro dita puntate su di lui, più un adulto che cercava di riportare il silenzio in una situazione di caos generale.

Lusa rimase molto ferito da questo. Non capiva cosa avesse fatto o detto, ma si rendeva conto che stavano ridendo di lui. Questo non gli fece desiderare di essere diverso, o di essere da un’altra parte o di cercare vendetta. L’essere preso in giro lo fece solo piangere, un pianto intenso, potente, con le lacrime che sgorgavano rapide e grosse, rigando le guance e bagnando il quaderno sul banco.

Lusa piangeva come solo i neonati sanno fare, dando piena potenza ai polmoni, gridando come se fosse la fine del mondo. La maestra, spaventata da questo improvviso urlo e pianto disperato, intimò il silenzio (questa volta con successo) e prese Lusa, portandolo fuori dalla classe, per consolarlo.

Una volta nel corridoio, le ci volle un po’ per farlo calmare. Quando, però, i lamenti calarono di volume e la maestra riuscì a farsi capire dal bambino, gli disse: «Su, su, non piangere. Vedrai che non succederà più.»

A queste parole, Lusa si calmò all’istante. La maestra gli aveva detto che non sarebbe più successo e non aveva bisogno di aspettarsi che avesse ragione o no, era sufficiente credere che fosse così: non si sarebbe ripetuto.

Il bambino tornò così in aula tutto sorridente, senza più aspettarsi nulla dai compagni. Tornò in classe tranquillo perché sapeva che non si sarebbe ripetuto un episodio simile. Questo era, ed è, l’unico modo in cui il futuro esiste per Lusa, come sapere, e non come aspettativa.

Molti di voi, probabilmente, cominceranno a storcere il naso di fronte a questa spiegazione. “Troppo complicata!”, “Non ha senso!”, penserete. Prima di giudicare, però, vi riporto un esempio.

Lusa sa che ogni mattina il sole sorge. Lo sa perché a scuola ha studiato il movimento dei pianeti rispetto al sole. Nonostante questo, però, lui non si aspetta che il sole sorga il giorno successivo. È una sottile differenza, un sottile confine tra le due cose, che restano separate.

“Persona davvero strana!”, avrete pensato fino ad ora, con ragione. “Persona davvero curiosa e interessante”, spero abbiate anche pensato. Io, personalmente, lo trovo estremamente affascinante. Ho conosciuto Lusa anni fa, e da allora continuo a stupirmi di quanto sia incredibile!

Queste, se vorrete seguirle, sono le sue avventure.

 

Francesco Tarud

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