GREEN IN PILLOLE – HAUTE COUTURE

Linda GreenLetteralmente ‹‹Alta Moda››, è una locuzione indicante quel settore della fashion industry  deputato alla creazione di abiti di lusso.

Ho sempre trovato particolarmente affascinanti quelle teorie sulla moda con cui quel pazzerello di Georg Simmel cercava di conquistarmi durante le nostre serate alcoliche.
Nella moda, egli sosteneva, si sostanzia la presenza di due impulsi, pari per forza, opposti per meta: da un lato il bisogno di conformità, quella spinta al riconoscersi all’interno di un gruppo e, conseguentemente, all’uniformarvisi; dall’altro la necessità di spiccare, di venir fuori, di contraddistinguersi proprio dagli altri esponenti del medesimo gruppo.  Una dialettica polare, dunque, tra conformità e differenziazione.

In questa antitesi di sociologica memoria, io credo che l’haute couture vada a occupare il vertice apicale del polo della differenziazione: figlia di un tempo heideggeriano, in cui il primato è nell’evenire, nel venir fuori, nel farsi stesso del fare; l’alta moda altro non è che lo spiccare radicale di un processo che ci si da nel suo stesso procedere. Distinzione assoluta, enigma radicale, apogeo dell’insopprimibilmente nuovo: programmata nel futuro,  viva nell’attimo presente della passerella, si consegna repentinamente alla morte del passato.

In sintesi:  molto rumore per nulla.

Linda Green

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