15 MINUTI CON METRO-POLIS: SORRISO

di Simone Romano

Il percorso partecipato di Metro-Polis è iniziato con Valentina che ha adottato la parola “finestraper descrivere la caratteristica di completa apertura della nostra associazione verso il mondo e verso altre realtà, è continuato con Patrizia che ha adottato la parola “ponte” che, insieme a “rete”, è una delle metafore che guidano l’azione di Metro-Polis, e allo scorso aperitivo ha visto la tappa di Beatrice con la parola “bicicletta, che come oggetto e simbolo ha attraversato tutta la storia della nostra associazione.

Io ho scelto la parola “sorriso” per descrivere Metro-Polis, perché mi è venuto in mente che tre anni fa, in occasione di uno degli incontri ad hoc del percorso partecipato, “ “sorriso” è stata una delle parole scelte per descrivere Metro-Polis, accostata ad altre parole come per esempio “accoglienza”. Continue reading

EDITORIALE: BERE A PICCOLI SORSI

di Mattia Macchiavelli

Nei cinque anni di vita della nostra Associazione, alcuni nomi, alcuni temi e alcuni luoghi cominciano a tornare, come un fiume carsico che ha voglia di zampillare e spruzzarci di tanto in tanto. In modi diversi, con parole differenti, con volti un po’ cambiati, attraverso le presenze e le assenze; eppure immutati nell’identità profonda, un’identità che scegliamo e che ci sceglie, un modo di essere in cui Metro-Polis si specchia, si riconosce e si abita.

Wolfango è in questo scorrere, vi è pienamente. Il suo è stato un ritorno perché ci fece da guida alla mostra dedicata a Bruno Bandoli un appuntamento, ricco di profonde suggestioni, che ha inaugurato i nostri Fuori Porta. Un ritorno perché abbiamo incontrato la sua Allegoria del coma quando Metro-Polis è stata ospitata dalla Casa dei risvegli Luca De Nigris, anche in questo caso un incontro intriso di grande emozione e passione civica.

Proprio a Wolfango abbiamo voluto dedicare l’aperitivo a tema di marzo 2018. Continue reading

L’ARTE DI WOLFANGO. L’EMOZIONANTE BELLEZZA DELLE COSE SEMPLICI

di Rosalba Granata

«Di pittori bravi come Wolfango non ce n’è altri in Italia, né, credo, in Europa; o forse dovrei dire su tutto il pianeta». (Riccomini)(1)

Siete mai stati nella Sala Stampa del Comune di Bologna?
Se entrate, vi trovate di fronte a un’opera straordinaria: Il Cassetto di Wolfango.
Ricordo lo stupore e l’emozione quando la vidi per la prima volta.

È un’opera gigantesca, quattro metri per circa tre e mezzo, riempie quasi tutta la parete.

Quando Riccomini nel 1986 riuscì a convincere il pittore a fare una mostra nella ex chiesa di Santa Lucia, allora abbandonata e abitata solo dai piccioni, l’unico modo per far uscire la tela fu di tagliare il muro esterno della sua casa in cui l’aveva dipinta. Pensava che solo amici e parenti avrebbero dovuto vederla. Lui stesso si definiva un “assenteista”: «Assente dalle mostre, dalle gallerie, dal mercato, dalla critica». Continue reading