di Roberta Merighi
Fu dietro una delle tante curve di quella impervia strada di montagna che la jeep su cui viaggiavano Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, trovò la carreggiata bloccata da un’auto.
Continue readingdi Roberta Merighi
Fu dietro una delle tante curve di quella impervia strada di montagna che la jeep su cui viaggiavano Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, trovò la carreggiata bloccata da un’auto.
Continue readingdi Mattia Macchiavelli
BOLOGNA, 19/04/2020
DIARIO DI BORDO N°13
No. Non siamo in guerra. Non siamo soldatini che fanno il loro dovere in difesa di una patria la cui costruzione e la cui identità non si sa bene dove stiano o a che punto siano. Non dovremmo sentire la necessità del reggimento e non dovremmo volerci opliti. Non abbiamo bisogno di eroi belligeranti, né di martiri, né di monumenti in onore dei caduti, né di inni. Tuttavia, il discorso pubblico, politico e mediatico, è impregnato di questa metafora folle e vive di una retorica che ci mobilità – fuori e dentro – , che ci predispone a una guerra perenne, totale e quotidiana. In questo mondo ridisegnato da un virus e dalla nostra incapacità di gestirlo, diveniamo tutte sentinelle del potere: attente, alla finestra, pronte a gridare alla trasgressione, con un livore interiore sopito da un po’, ma riscoperto in questa cattività. Sentinelle in attesa di ordini, del cui contenuto poco ci importa, l’importante è che siano direttive emanate da un’autorità forte o percepita come forte. Continue reading