1914-2014: il centenario della discordia?

Ad ormai più di due mesi dalle elezioni dell’Europarlamento, il vecchio continente, in occasione di questo centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rischia di perdere il “treno dell’unità” che tanto spesso si profetizza ma che manca di essere praticata.

Albin Egger-Lienz 1915

 

Molto probabilmente l’impegno che i governi applicheranno alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra sarà molto più incisivo e concreto in confronto ai loro stessi sforzi nel cercare di porre rimedio alle attuali crisi internazionali. Speriamo che non sia così, ma staremo a vedere…

 

In un clima così di alta tensione che si respira in tutto il globo terracqueo, certamente sarebbe pericoloso impedire le celebrazioni legate ad uno dei pochi eventi nella storia che ha assunto una accezione globale. Lo spunto che però vorremmo sollevare in queste brevi e semplici righe vorrebbe perlopiù inserirsi nelle modalità e nei temi a cui questo centenario potrebbe portarci. Lo scorso giugno, in occasione delle cerimonie per i 100 anni dall’attentato a Sarajevo – l’evento che viene ripreso nei manuali scolastici come la miccia scatenante per il primo conflitto mondiale – sono già divampate svariate polemiche all’interno di un paese, la Bosnia Erzegovina, ancora scisso tra coloro che considerano Gavrilo Princip (l’assassino serbo-bosniaco dell’arciduca d’Asburgo) un eroe nazionale o quelli che lo vedono come un terrorista. Senza contare poi il risentimento provato da questo paese verso la comunità internazionale per la prolungata negligenza dimostrata durante la guerra del 1992 in ex Jugoslavia nella stessa Sarajevo: il preludio al centenario non sembra molto invitante. Queste polemiche vengono rinforzate dalle considerazioni del giornalista bosniaco Zlatko Dizdarevic, recentemente comparse su La Repubblica, con parole che vogliono dimostrare la falsità dell’utopia di avere un’Europa unica ed unita da Est ad Ovest. Secondo Dizdarevic, con le celebrazioni dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, ha avuto inizio una politica di immolazione della città di Sarajevo da parte degli altri Stati coinvolti, che la additano come unica responsabile della Grande Guerra, tracciando così una linea di demarcazione tra “l’Europa Austro-Ungarica” ad occidente e “l’Europa slava” ad oriente.

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