I LAVORATORI DETENUTI: MARCO

  1. Fare impresa in Dozza
  2. I lavoratori detenuti: Igli
  3. I lavoratori detenuti: Marco
  4. Casa Circondariale di Bologna: una risorsa per la città

I LAVORATORI DETENUTI: MARCO

Per raccontare l’esperienza di Fare Impresa in Dozza, riporto l’intervista a due detenuti, Igli e Marco (i nomi delle persone sono di fantasia), che lavorano nell’officina meccanica presente nella Casa Circondariale di Bologna.

Marco

Marco è un bolognese di sessantotto anni che ha lasciato la scuola una volta conseguita la licenza media.

Non avevo voglia di studiare, mio papà mi diceva: se devi soffrire così vai pure a lavorare […] Sono solo e solo rimango, mio padre mi diceva che se campava mio fratello, non nascevo io.

A diciassette anni inizia a lavorare in aziende meccaniche del territorio bolognese e viene assunto anche alla Ducati.

A 17 anni dovevi saper lavorare come un operaio adulto, perchè negli anni sessanta gli apprendisti iniziavano già a 14 anni e pretendevano che fossi capace di lavorare come un apprendista […] allora il nero non esisteva, c’era onestà. L’apprendista non doveva avere il ciuffo lungo e non doveva guardare l’orologio, gli artigiani investivano e insegnavano il lavoro […] Poi saltò fuori la bazza perchè sapevo andare sott’acqua, ho imparato a La Spezia quando andava da piccolo con i miei genitori a pescare i datteri di mare […] andavo in giro per il mondo, mi appassionava. Lavoravo sul fondo del mare per oleodotti e piattaforme.

Ha lavorato come sommozzatore per sei anni per aziende petrolifere ma, in seguito ad un incidente stradale, viene giudicato non più idoneo e decide di tornare alla Ducati come tornitore collaudatore metalmeccanico. Nel 1981, all’età di trentacinque anni, si licenzia, preferendo fare il prestatore di manodopera in proprio, poiché immaginava di guadagnare di più. Inizialmente lavora con una cooperativa di facchini ed, in seguito, come collaudatore di motociclette.

Fuori, se uno è abile, riesce a tirare fuori la pellaccia mentre qua rimane dov’è […] Ho aperto un’officina meccanica di riparazione moto, una bella cosa, il lavoro c’era, ma mia moglie non si sentiva realizzata e mi insultava. Un giorno venni via e dissi: “Arrangiati”. Ho lasciato la casa, il lavoro e sono tornato da mia madre […] Sono andato a lavorare alla Centercar, andavo a rimuovere le macchine, ma ho fatto un casino con degli assegni fasulli. Mi dicevano: “Tu sei vergine”. Li hanno spesi in mezza Italia ed è saltato fuori un macello, compravano merce per rivenderla ma era una associazione a delinquere. Ero molto stressato, ho pensato, faccio milioni e poi vado a divertirmi da qualche parte e invece sono proprio andato a divertirmi […] Gli assegni erano falsi ma venivano da furti e rapine, là c’era il mio nome e hanno beccato me. Quei due elementi li volevo uccidere ma era fatica sprecata perchè sarei rimasto come ero […] Pensavo a sei mesi, invece è saltato fuori che erano anni, parecchi, allora decisi di andare a Malaga perchè in Spagna c’è una grande passione per le moto, è come il calcio. Vado là ad aprire una officina, là c’è caldo e non piove: con le moto la gente non si ferma mai […]
o-VALIGIA-facebookSono andato via con nove milioni di lire, un furgone, due biciclette e due bauli. All’inizio è stato difficile per la lingua, immaginavo che lo spagnolo fosse come l’italiano, aggiungere una s e via, invece sembravano arabi, con il dialetto eliminavano le consonanti. Ho dovuto imparare come funzionava là, prima in albergo e poi in appartamento. L’avvocatessa mi aveva detto che erano reati minori e non potevano estradarmi. La cosa ha funzionato: avendo il furgone, lavoravo come fontaniere, un artigiano sa fare tutto, dovevo fare il lavoro di urgenza e mi trovavo bene perchè la gente aveva la massima fiducia […] Dopo, piano piano, un mio vicino di casa mi trova un lavoro come operaio meccanico per un cash and carry che aveva quindici furgoni. Mi mise a disposizione un capannone e ad aggiustare i furgoni. In un anno mi comprai 30 milioni di attrezzature: mi ero fatto un’officina ed ero io. Poi l’ho tradito: è arrivato uno che mi propose di fare un’officina di moto, ho fatto un sacco di soldi, penso che per la meccanica ho un po’ di talento, è il mio mestiere. Anche lì una grande soddisfazione, ero al settimo cielo, ero a posto con tutto, amicizie, una nuova donna che mi era venuta dietro dall’Italia. Una cosa che ho imparato dall’estero è non andare dietro a una donna del paese dove vai, siamo in casa di altri, qua gli stranieri invece sono a casa loro, c’è tutta un’altra visione.

A 53 anni, dopo sette anni di vita in Spagna, la polizia lo arresta e lo porta in carcere a Malaga e poi a Madrid, infine, estradato in Italia, entra in carcere a Milano.

Una volta esco di casa per andare a lavorare, era il 2001, e due signori mi vengono incontro e mi chiedono: “Lei è Marco? Si ricorda che ha un problemino in Italia?”. Sono rimasto folgorato, dovevo andare con loro. Avevo l’officina, la casa, la compagna e i soldi. Era andata bene fino a quando non andò su Berlusconi […] un estradato al governo italiano allora costava un miliardo […] Intanto all’officina è sparito tutto, anche la compagna è rimasta un po’ e poi è sparita. Se fossi rimasto qua, sarei già libero da un pezzo, ma, anche se la legge dice che in contumacia non si può estradare, loro lo fanno lo stesso.

Marco viene in un primo tempo condannato a sei anni, ma poi, prima di finire la pena, gli viene aggiunta una condanna di quattordici anni. Dopo essere stato nel carcere di Forlì, viene trasferito in quello di Favignana.

Sotto il mare non ci dovevo andare, erano tutti omicidi, era una casa di lavoro, sedersi al tavolo in canottiera erano legnate non solo dalle guardie.

Nel 2003 viene trasferito a Ferrara e nel 2006 a Bologna.

Nel 2008, in semilibertà lavoravo per un azienda di noleggio macchine, partivo con l’ambulanza alle sei e trasportavo i vecchi dal ricovero all’ospedale fino alle quattordici. Fino alle diciotto dovevo aggiustare i veicoli e alle diciotto e trenta andavo all’ospedale Maggiore a prendere le sacche di sangue. Ero in galera e il datore di lavoro se ne approfittava, non mi pagava e cominciò a maltrattarmi. Mi ero fatto un po’ di clientela e facevo lavori anche per altri, avevo un’altra donna e avevo bisogno di soldi. Non ho rispettato gli orari e, invece di andare da una parte, andavo da un’altra, successe il patatrak e mi fu revocato l’art.21 […] Ho passato un paio di anni disperato, ho tentato il suicidio ma non mi è riuscito, in galera non c’è la privacy, mentre facevo dei nodi c’era qualcuno che guardava. Mi sono detto: “Che cavolo fai? Devo dare spettacolo? Non so se si stavano divertendo”.

Nel 2011, a sessantaquattro anni, Marco partecipa al corso di formazione per montatore meccanico.

Ho partecipato a un corso di formazione, ma potevo fare il docente, e nel 2012 sono entrato in officina. Non potrei essere qua perchè troppo vecchio, ma l’educatore ha capito che potevo dare un bel colpo all’azienda e mi hanno inserito. Il tornio lo sapevo usare un po’ perchè lo avevo usato da ragazzino […] All’inizio è stata dura, se devo leggere faccio fatica, ma mi basta guardare, guardavo le figure in modo che riuscivo a capire come funzionava e riuscivo ad aggiustare. Con la meccanica, l’orecchio sente, un cuscinetto del tornio che si stava rompendo io lo sentivo.

Oggi, sono passati due anni da quando Marco lavora come operaio metalmeccanico nell’officina di Fare Impresa in Dozza.

carcere_dozza_bolognaHo fatto anni in cui ero il più straccione di tutti, da solo, nessuno mi portava dei soldi, mai avuto gli occhiali e mai avuto abiti […] esco a 70 anni e sono della spazzatura. A volte, quando esco, vado a sedermi in un bar e guardo la gente che passa, vestito bene, una bella camicia, giro, cerco di approfittare delle cose che qui non ho, ho anche una bicicletta, poi faccio compere, le timberland, i jeans Levis, cose che danno un certo senso. Se qualcuno che conosco mi vede può dire: quello lì non è in galera di sicuro.

L’apertura verso il futuro.

Tutti vengono a chiederti di fare delle cose, sono considerato il mago delle leghe metalliche. All’inizio i miei compagni mi vedevano come un vecchio, qui i vecchi sono niente, è già passato, si prendono in giro. Invece hanno visto che sono capace e il rapporto è migliorato. All’inizio c’è stata dell’invidia, perchè ero più avanti di loro, non credevano che avessi lavorato in Ducati, perchè qui la balla la fa da padrone. C’è un tacito accordo, tu credi alle balle che ti racconto e io credo alle tue. Io li aiutavo molto, nella seconda edizione del corso li aiutavo in sezione, ho cominciato ad avere rispetto, qualcuno mi chiama il principale, hanno capito che cercavo di aiutarli.

Adesso il futuro è tutto rosa, se sono partito per la Spagna con un furgone e sono riuscito a farcela, qui parto da tre: non ho problemi di niente, ho poche spese perchè sono solo e so fare tante cose, devo solo aspettare che arrivi la giustizia, uscirò solo nel 2018 […] mio padre mi ha sempre detto, se tu impari ad aggiustare hai risolto il problema del lavoro […]. 

Francesco Errani

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