ASTRI E ARTE – CANCRO: CHAGALL, IL MONDO DIVENTA FIABA

La passeggiata, 1917-1918 – olio su tela, 1917-1918, San Pietroburgo. L’immagine “racconta” la gioia del suo amore. A terra una bottiglia di vino su una coloratissima tovaglia, al centro della scena l’artista, inebriato ma ben piantato a terra, tiene per mano Bella che volteggia leggera nell’aria. Alle spalle della coppia il paese di Vitebsk, con una sinagoga rosa che riprende il colore dell’abito di Bella.

Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà;
se invece uso la testa sarà molto difficile”. (Chagall)

Devo ammettere che arrivata al Cancro non ho avuto dubbi. Molti sono i pittori famosi di questo segno e tutti davvero affascinanti: Modigliani, De Chirico, Morandi, Klimt, Degas. Ma a me pare che il più emblematico sia Chagall.
Nella sua personalità e nella sua pittura troviamo tutte le parole chiave del Cancro. Dolcezza, Sogno, Infanzia, Fiaba.

La Realtà trasformata in fiaba.

Concepiva l’arte come gioco dell’immaginazione, la realtà veniva da lui costantemente trasformata in fiaba e questa era realmente centrale nel suo mondo poetico. La fiaba richiama l’infanzia e i ricordi di quest’epoca tornano frequentemente nella sua opera. Vietebsk, il paese della Russia zarista in cui è nato(1),  fa da sfondo in moltissimi suoi quadri.

La fiaba russa inoltre è parte importante del suo patrimonio culturale. Ricordiamo ancora che è tipico del Cancro il legame con le radici e con l’infanzia.

Sopra Vitebsk, 1914. In quest’opera riconosciamo una delle figure ricorrenti nell’arte di Chagall: l’ebreo errante, rappresentato con il bastone e il sacco in cui ha raccolto ciò che possiede. L’uomo sta fuggendo da Vitebsk, paese natale dell’artista.

Molti sono i quadri ispirati alla condizione ebraica. Tra i più suggestivi è per me Sopra Vitebsk. Nell’immagine possiamo riconoscere la Cattedrale e i tetti delle case sopra alle quali fluttua un vecchio con un fagotto in spalla e un bastone in mano. Si tratta di uno dei grandi archetipi dell’immaginario dell’artista e richiama i vecchi rabbini chassidici, visti sicuramente tante volte da Chagall, che andavano di villaggio in villaggio. Ma poi il ricordo viene rielaborato e il volo sopra ai tetti rende la scena fantastica e simbolica. E allora Chagall con l’uso di questo linguaggio fiabesco, come succede in gran parte della sua produzione, riesce a parlarci di un dramma molto reale: quello della persecuzione degli ebrei nella Russia zarista di cui è stato testimone.

“Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo” affermava.

Il volo sopra al mondo ci richiama tante sue opere e molto spesso lo possiamo collegare al grande tema dell’amore importantissimo nella sua vita e nella sua produzione artistica.

È Marc Chagall il visionario che faceva volare gli innamorati(2) e l’immagine che abbiamo messo in apertura, La passeggiata, ne è uno degli esempi più calzanti. I colori vivaci e brillanti rispecchiano la gioia di vivere di questo periodo. Il pittore ritrae Bella Rosenfeld(3),  la prima donna della sua vita, l’amatissima moglie e a lungo sua musa ispiratrice. È lei la donna in volo, l’amante in blu, la protagonista di tanti colorati capolavori.

“Tutto è divenuto tenebre” afferma Chagall alla morte della moglie e, dopo un lungo periodo di depressione, un nuovo amore lo fa uscire dalle tenebre della sofferenza.

I colori tornano intensi e i due personaggi, lui stesso e la nuova moglie, sono in volo sopra una Parigi onirica. È ormai questa la sua città, la sua seconda Vitebsk, come la chiamava il pittore.

Coppia sopra Saint Paul, 1968. Chagall sembra tornato alla serenità, l’artista è abbracciato alla sua nuova moglie, Valentina Brodsky e sulla sinistra vi sono fiori dai forti e luminosi colori, con l’amato bovino che sembra vegliare bonario su questo nuovo amore. Un particolare interessante: i piedi di Valentina sono ben piantati a terra, come se la donna fosse diventata un punto di riferimento solido e stabile per l’artista, riuscendo a donargli quella sicurezza e serenità che sembrava perduta per sempre.

 

Il mondo sottosopra

Come abbiamo visto nelle sue opere i personaggi, gli animali, gli oggetti si alzano in volo su fiabeschi paesaggi sfidando la legge di gravità. È tutto un mondo sottosopra quello di Chagall(4). È un mondo, dove regole e razionalità hanno ceduto il passo a sogno e fantasia. Un mondo nel quale fidanzati, sposi, rabbini, musicisti, animali, oggetti e il pittore stesso si abbandonano ad audaci acrobazie come in un Circo.

Ed è proprio il Circo un altro suo soggetto e un’altra sua metafora.

Il cavallo rosso. 1944. Musée des Beaux-Arts Nantes.

“Per me il circo è uno spettacolo magico che passa e si dissolve, come un mondo a parte. C’è un circo inquietante e un circo profondo. Clown, cavallerizze, acrobati sono sempre presenti nelle mie visioni…attraverso di loro mi accosto ad altri orizzonti(5).”
Nella versione definitiva de Il cavallo rosso percepiamo gli echi della guerra. Al centro vi è un grande cavallo dal colore acceso sul quale volteggia un acrobata. Attorno a lui, nel buio della notte, si alzano in volo verso la luna vari personaggi. È notte il cavallo reca in mano una candela.

E poi la Luna.

Non si può parlare del Cancro senza parlare della Luna. È la Luna l’astro del Cancro. La Luna di tanti Miti. La Luna che abbiamo spesso incontrato nelle poesie di Leopardi. E la Luna degli innamorati brilla in tutta la sua splendida magia in tante opere di Chagall. Eccola, appare tra i tetti, sovrasta i saltimbanchi, accompagna gli amanti.

Amanti al chiaro di luna, 1926 Museo Stendeiijk Amsterdam

Chiudo con La rivoluzione un grande quadro del 1937, per evidenziare ancora il fatto che Chagall non ha vissuto la sua lunghissima vita al di fuori della realtà, l’ha bensì trasfigurata nella sua opera artistica, ma l’ha intensamente vissuta. Aveva aderito entusiasticamente alla prima fase della rivoluzione del 1917, in seguito però aveva abbandonato la Russia sentendosene deluso(6). Il quadro di venti anni dopo è una enorme tela, affollata da diverse scene. Sulla sinistra viene infatti dipinta una insurrezione popolare caotica, ma più lo sguardo si sposta verso l’alto, più la rappresentazione cambia, e troviamo personaggi, animali, oggetti del mondo di Chagall, come il violista, gli innamorati, le capre e molti altri.

E al centro in piena evidenza un Lenin-saltimbanco si tiene in equilibrio incerto con una mano sola su un tavolo. Accanto a lui la figura pensosa di un rabbino. Dimensioni diverse della rivoluzione: quella dolorosa e drammatica e quella fantastica, più lirica, più intima.

Forse è giusta l’interpretazione di Misiano: La rivoluzione vera e giusta, secondo il pittore vitebskiano, non era una insurrezione popolare, ma la cultura popolare al potere(7).”

La Rivoluzione 1937. Parigi, collezione privata.

Rosalba Granata

NOTE

  1. Marc Chagall ha avuto una vita lunga durata quasi cento anni. È nato nel 1887 da una famiglia ebraica a Vietebsk che oggi si trova in Bielorussia ma in quell’epoca faceva parte dell’Impero Russo. Il successo lo conobbe a Parigi dove espose per la prima volta nel 1912 e in questa città ritornò attorno agli anni ’20. Nel 1940 si trasferì negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali ma, alla fine della guerra, tornò definitivamente in Francia.

  2. Chagall è probabilmente tra i pittori più facili da amare, ma è impossibile catalogarlo in una delle correnti artistiche del suo tempo. Viene a contatto con Cubismo, Fauvismo e Surrealismo ma mantiene una sua identità, uno stile originale e decisamente personale.

  3. Brunella Schisa in un articolo di Repubblica del 3 ottobre 2014.

  4. Chagall ha sposato Bella Rosenfeld, anche lei proveniente da Vietebsk attorno agli anni venti. Da loro nacque una figlia. Bella muore negli Stati Uniti nel 1944.

  5. Era questo il titolo di una mostra dedicata a Chagall a Palazzo Forti – Verona.

  6. Dal Catalogo della Mostra dedicata a Chagall a Ferrara. Palazzo dei Diamanti 1992-1993.

  7. Chagall nel 1917 aveva aderito entusiasticamente alla prima fase rivoluzione russa. Nel 1918, il ministro sovietico della cultura lo nominò Commissario del popolo per le belle arti e direttore dell’Accademia di Vitebsk, ma i rapporti con gli altri accademici si rivelarono presto difficili e gli attacchi di Malevic per il diverso modo di concepire l’arte lo costrinsero a rinunciare all’incarico. Si trasferì per un po’ di tempo a Mosca, dove iniziò a collaborare con il Teatro ebraico di Stato. Ma nel 1922 lasciò definitivamente la Russia.

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