L’ASTROLOGIA DI METRO-POLIS: CANCRO E MITO

Miti del Cancro: Le divinità lunari, Selene ed Endimione. Interpretazione astrologica.

Il Cancro nel 2015. 

Miti nel tempo: Edipo

«Il mito è uno specchio abissale nel quale ritroviamo, in linguaggio poetico, il nostro destino» (J. Pierre  Vernant)

Perché i Miti? E soprattutto perché collegati all’Astrologia? 

Astrologia e Miti sono uniti dall’antichità. L’uomo guardava il cielo, e lo popolava di dei ed eroi…
E oggi? Credo che i Miti risuonino ancora dentro di noi, ci parlino.
Raccontarli, comprenderli ci mette a contatto con una parte interiore di noi stessi. E l’Astrologia ci dà una chiave interpretativa, non l’unica, mai definitiva, sempre problematica.

SELENE

1. seleneDa lei, dal suo immortale capo, un diffuso chiarore
si spande sulla Terra e una sovrumana bellezza appare
sotto la sua luce: l’aria buia si fa luminosa
di fronte alla sua corona dorata, e i raggi splendono
quando dall’Oceano, lavate le belle membra,
indossata la veste lucente,
la divina Selene,
aggiogati i bianchi puledri dal collo robusto,
lancia in avanti il cocchio splendente
e appare, dopo il tramonto, al culmine del mese.

(Inni Omerici – A Selene)

È notte. La Luna sparisce dietro al monte Latmo. Nascostamente Selene si avvicina ad una grotta, entra e silenziosa la invade con il suo chiarore. Si avvicina a Endimione, il  giovane bellissimo che dorme un sonno eterno. Lo guarda con amore, lo accarezza e lo bacia con dolcezza. Ogni notte, in eterno. 

DAL MITO ALL’ASTROLOGIA. DIVINITÀ LUNARI

L’elemento del Cancro è l’Acqua, l’astro la Luna.
Per comprendere questo segno occorre parlare delle divinità lunari.
Ho scelto il mito di Selene perché esprime bene le caratteristiche dell’amore dolce e sognante. La sensibilità, la dolcezza, il ricordo, il sogno si addicono al Cancro.
Ma moltissimi sono i Miti che riguardano la Luna.
Artemide, cacciatrice errante nei boschi, è espressione dell’anima inquieta senza il controllo della coscienza. È dea vergine, ma al tempo stesso è portatrice di fertilità.

In molti altri miti la Luna mostra invece il suo carattere più inquietante. Ecate appare nella notte coi suoi neri cavalli. Porta  incubi e paure deliranti.
E abbiamo anche la trasgressiva Lilith, la  prima compagna di Adamo da lui scacciata perché  non accetta di essere subalterna nel rapporto sessuale.

Le divinità lunari rappresentano le diverse sfaccettature della femminilità e dell’immagine materna e tutte «riconducono al concetto fondamentale della Grande Madre» (Sicuteri)1

2. dianaPer lo stretto rapporto con la madre il Cancro viene etichettato dall’astrologia come “l’Edipo per eccellenza”.
Nella Rivista astrologica avevo fatto riferimento per questo aspetto a Marcel Proust.
Sicuteri afferma che il Cancro è uno dei segni più enigmatici e affascinanti dello zodiaco ma «difficile da portarsi perché ha per  destino il passaggio attraverso il karma genitoriale e materno in particolare».
Per questo deve  intraprendere  un  percorso che, pur salvaguardando  il legame di amore con la madre, sia in grado  al tempo stesso di tagliare il cordone ombelicale e saper vivere la propria vita.

CANCRO 2015  

Sono le divinità lunari, inquiete e sensibili, che rendono i nati del Cancro tanto affascinanti.
Nettuno continua il transito positivo, accentuando le caratteristiche di creatività del vostro segno.
Da agosto godrete anche del sostegno di Giove, allora sarete davvero irresistibili!

MITI NEL TEMPO.  EDIPO

3. edipo2Visto che abbiamo fatto riferimento ad Edipo proviamo a soffermarci su questo mito, sapendo però che «Affrontare il tema di Edipo è un impegno davvero eroico» (Hillman)2

Da dove partiamo? Direi da Sofocle.

EDIPO RE 

Gli autori tragici attingevano a miti ampiamente conosciuti, quindi gli Ateniesi del V secolo che si recavano alla rappresentazione dell’opera di Sofocle già conoscevano la storia di Edipo, l’attesa del pubblico era quindi puntata su come sarebbe stata trattata. Immagino quanto debbano essere rimasti colpiti dalla tragedia. Ricordo infatti ancora la profonda impressione che ho ricevuto la prima volta che ho letto Edipo Re. Il meccanismo è così perfetto, così appassionante che, nonostante si conosca bene la vicenda, se ne ricava una forte emozione.

Edipo è in scena già dalla prima scena e vi rimarrà fino al finale. È un sovrano non più giovane,  saggio e amato dai sudditi, tanti anni prima ha sfidato la Sfinge e ha liberato Tebe dal mostro, come ricompensa ha sposato la regina Giocasta e da lei ha avuto quattro figli. Ora si trova davanti alla città malata. Si rivolge al suo popolo, lo rassicura, ha mandato Creonte a Delfi a interrogare l’Oracolo perché sia il dio ad indicare come potersi liberare dalla peste.

È questo l’inizio di Edipo Re, non ci sono antefatti. Da questo momento inizia da parte di Edipo la ricerca della verità. Nonostante Tiresia e Giocasta lo implorino di non scavare nel passato perché non potrà venirne che male, Edipo vuole vedere, vuole far luce, è determinato: vuole la verità. Chi è l’impuro che  ha ucciso Laio? Lo svelamento avverrà con vari passaggi fino a rivelare la verità terribile. È lui Edipo che ha ucciso il padre e sposato la madre.

La novità introdotta da Sofocle è quella dell’accecamento finale di Edipo, che verrà ripresa da tutti gli autori successivi e diviene «l’emblematica cicatrice di una tragica volontà di sapere»3

FREUD e “Il complesso di Edipo”

È stata la lettura freudiana all’inizio del XX secolo che ha portato Edipo ad ottenere  il primato tra i protagonisti dell’immaginario classico che fino a quel momento era spettato ad Antigone.

«Sarete ora impazienti di sapere che cosa contenga questo terribile complesso edipico. Il nome ve lo dice. Voi tutti conoscete…»4

Così apre Freud il capitolo della Introduzione alla psicoanalisi dedicato al complesso di Edipo, di cui aveva gettato le basi nell’Interpretazione dei sogni del 1899 e che rimarrà uno dei temi di base della sua teoria.

«L’antichità ci ha tramandato un materiale leggendario che conferma questa teoria. Intendo la leggenda del re Edipo e l’omonimo dramma di Sofocle…» E se tale dramma riesce a scuotere l’uomo moderno non meno dei greci suoi contemporanei è perché, secondo Freud, è presente anche in noi «l’Amore e desiderio sessuale per la madre e desiderio di violenza verso il padre»5; quindi Edipo Re rappresenta l’appagamento di un desiderio dell’infanzia.

Se  di fronte a tale affermazione indietreggiamo “inorriditi” è soltanto per la forza della rimozione. Viviamo come Edipo inconsapevoli dei desideri e delle tendenze incestuose infantili e dopo la rivelazione vorremmo distogliere lo sguardo. Nella nota del 1914 Freud dice che nessun altro punto della sua teoria ha suscitato più aspri contrasti

La lettura psicoanalitica non è l’unica interpretazione di questo mito, ma è sicuramente quella che ha maggiormente influenzato la cultura novecentesca e moltissime sono le opere che risentono dell’influenza freudiana

La prima è stata sicuramente  Edipo e la Sfinge di Hofmannsthal del 1906. Successivamente nel 1931 è uscita la versione di Gide e nel 1934 La Macchina infernale di Cocteau. La tonalità di quest’opera è brillante e l’autore rinuncia totalmente all’altezza tragica. Si veda per esempio la scena in cui una donna di Tebe che sta tornando in città incontra una fanciulla e parla con lei  senza sapere che in realtà si tratta della Sfinge.

«Signora: Signorina io so che la Sfinge esiste… ma c’è chi se ne approfitta. Qualcuno se ne approfitta di sicuro. Ci vorrebbe un uomo forte, un dittatore… Ve lo ripeto signorina, ci vuole il pugno di ferro. La regina Giocasta è ancora giovane. Da lontano le si danno ventinove, trent’anni. Ci vorrebbe un capo che piomba dal cielo, che la sposi, che metta in galera Creonte e Tiresia. Che risollevi le finanze, che tiri su il morale del popolo, che lo ami… insomma: che ci salvi! Che ci salvi!
Figlio: Mamma, senti, è questa signora la Sfinge?
Signora: Che sciocco, non fare lo stupido! (alla Sfinge) Scusatelo, a questa età non sanno quello che dicono… Buonanotte, signorina.»

Altro esempio può essere il dialogo di Edipo con Tiresia:

«Tiresia: Amate la regina?
Edipo: Con tutto il cuore
Tiresia: Voglio dire amate tenerla tra le braccia
Edipo: Preferisco quando lei mi tiene tra le sue… Ho sempre sognato un amore di questo tipo, un amore materno

4.edipo_pasolini

Nel film Edipo re (1967) anche Pasolini fa i conti con il complesso di Edipo e al tempo stesso con la propria storia personale.
È chiaro il punto di partenza autobiografico che viene  dichiarato esplicitamente nelle sequenze iniziali  e finali in cui il regista fa riferimento ai luoghi della sua nascita e a quelli della sua formazione, per esempio riconoscibile la città di  Bologna in cui ha frequentato le scuole e l’Università e, con la cultura, ha cominciato a “vedere”.

Per Murri6 però il vero tema del film è, come in altre sue opere, la colpevolezza dell’innocenza ed Edipo diviene quindi il simbolo dell’uomo contemporaneo occidentale, reso cieco dalla incapacità di prendere coscienza della terribile verità della propria condizione.

«La tragedia dell’uomo moderno è ambientata nella Grecia antica ricostruita nel Marocco desertico, nel quale Pasolini identifica il mondo della verità, delle radici storiche e culturali e quindi vediamo Edipo vagare in solitudine nel paesaggio desertico, in totale assenza di rapporti umani e di qualsivoglia comunicazione, senza che pronunci alcuna parola e soprattutto senza una meta che non sia quella che il “destino” stesso gli indica ineluttabilmente, dà il senso preciso di questo estraniamento, di questo tremenda, assoluta mancanza di possibilità e di volontà di “vedere”.» ( S. Murri)

Condivido anche di Murri l’interpretazione, non accettata da molti, secondo la quale il regista si ponesse anche uno scopo morale, civile e politico, di dovere cioè «richiamare l’attenzione dei suoi contemporanei affinché non diventino “ciechi”, affinché non accettino come ineluttabile il divenire dei fatti e della Storia.»

E infine Durrenmat in La morte della Pizia rielabora la vicenda di Edipo nel modo più ironico ed originale.
La vecchissima Pannichide XI, sacerdotessa di Delfi, si trova improvvisamente davanti Edipo che la interroga su chi siano i suoi genitori. La sacerdotessa è insofferente, non ne può più di tutti quei giovani che vanno a chiederle le stesse cose sul padre e sulla madre. È vecchia e stanca,  inoltre sono le cinque passate, orario di chiusura del Santuario, insomma è seccata ed è per questo che gli profetizza qualcosa di assolutamente insensato e inverosimile, sicura che non si sarebbe mai verificato: «ucciderai tuo padre e sposerai tua madre» e quando lo vede sbiancare pensa che sia proprio un gran credulone.

Passano gli anni, Pannichide continua a fare oracoli, a dare responsi sempre più a casaccio. Non ne può più di tutto quello che la circonda, il Santuario è sontuoso solo all’esterno, in realtà è umido e pieno di spifferi, la corruzione dilaga negli oracoli dei veggenti e Tiresia è, secondo lei, il più vicino ai potenti e quindi il più corrotto di tutti. Ovunque ci sono nuovi cantieri di edifici e templi perché Delfi è sempre più ricca con tutti i denari che affluiscono dall’intera Grecia.

All’improvviso un giorno in cui si è appena addormentata al sole, viene improvvisamente svegliata e si trova davanti un mendicante cieco con due buchi neri al posto degli occhi. È accompagnato da una ragazzina pensosa. “Io sono Edipo” dice. In un primo momento non si ricorda di lui, poi quando le racconta la sua storia, ride amaramente e pensa che dietro a tutto questo ci sia un intrigo di Tiresia.

Sente la morte avvicinarsi e tra i fumi che la avvolgono si presentano davanti a lei i protagonisti della vicenda di Edipo. Le appaiono Laio, Edipo, Giocasta, la Sfinge e infine Tiresia. Tutti rivendicano il proprio punto di vista come assoluta verità. Mentono tutti, pensa la Pizia.

La conclusione spetta a Tiresia. «Speravamo con i nostri oracoli di conferire una vaga parvenza d’ordine in questa arruffata confusione, in questo gigantesco groviglio di fatti fra di loro ingarbugliati… Io intendevo sottomette il mondo alla ragione… Tu cercavi di soggiogare il mondo con la fantasia…» E poi la sua profezia: «Atene diventerà solo una provincia, Sofocle verrà dimenticato, ma Edipo continuerà a vivere… continuerà a rappresentare un enigma…  e  chi può dire se il suo destino è stato segnato dagli dei… da lui stesso, dal suo agire…  o  se è stato vittima del caso.» (Durrenmatt)

Rosalba Granata

Note 

  1. Sicuteri: Astrologia e Mito
  2. Hillman: Figure del mito
  3. A cura di Avezzù: Edipo. Variazioni sul mito
  4. Introduzione alla Psiconalisi (1915) di Freud è il libro che raccoglie un suo corso di lezioni.
  5. Freud: L’interpretazione dei sogni
  6. S. Murri, Pier Paolo Pasolini, Il Castoro, Cinema

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