Il mondo è sull’orlo del baratro, e ormai questa è una certezza con cui stiamo prendendo sempre più confidenza. Attraversiamo un’epoca di sovraesposizione mediatica, di crisi continue, di rivoluzione legata all’intelligenza artificiale che stanno demolendo tutte le certezze su cui abbiamo costruito il fragile equilibrio del mondo occidentale, e stiamo lentamente metabolizzando in modo collettivo l’impossibilità di controllare il nostro futuro, forse anche di immaginarlo.
Ho vissuto gli anni settanta con l’entusiasmo e la leggerezza dei vent’anni, questa è la testimonianza di una giovane donna di allora, un punto di vista personale e quindi anche, inevitabilmente, parziale.
Gli anni settanta sono anni particolari, molto intensi, anni di tensioni e di conflitti.
Sono anni di conquiste che cambiano il volto del paese: l’introduzione del divorzio, il nuovo diritto di famiglia, la legge per l’interruzione volontaria di gravidanza…
Ma sono anche anni bui: le stragi sui treni, piazza della Loggia, il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, l’uccisione a Bologna di un giovane studente, Francesco Lorusso, ucciso dalla polizia.
Sabato 8 e Domenica 9 giugno si vota per le Elezioni Europee.
Perché è importante votare alle elezioni europee? Il Parlamento europeo adotta leggi che riguardano tutti i cittadini europei e l’Unione Europea affronta sfide globali che nessun paese dell’UE può affrontare da solo.
Si tratta di un voto che deciderà il futuro dell’Unione Europea, fra l’opportunità di far avanzare il progetto di integrazione e solidarietà fra i 27 Stati membri o assistere impotenti alla crescita degli egoismi nazionalistici che ne ostacolano il percorso.
Gli eventi degli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da crisi e sfide imponenti, con risposte inedite da parte dell’UE. Dalla Brexit alla pandemia, dalla guerra in Ucraina al drammatico conflitto in Medio Oriente, dalla crisi energetica e inflazionistica ai cambiamenti climatici con alluvioni e siccità che hanno colpito le regioni europee, compresa l’Emilia-Romagna. La risposta europea é stata, forse per la prima volta dopo tanti anni, solidale e innovativa.
Sabato e domenica abbiamo l’opportunità di difendere i valori della nostra democrazia, votando per una Europa più vicina ai cittadini, aperta e inclusiva.
8 settembre 1943. In quello che rimane dell’Europa la voce del maresciallo Badoglio risuona in tutte le radio. L’armistizio della potenza più debole dell’Asse, l’Italia, è reso ufficiale, ma all’esercito italiano non vengono consegnate istruzioni precise su come comportarsi con i nazisti, gli alleati di poche ore prima. È il caos. Del regio esercito circa un milione di soldati si dà alla macchia, un altro milione è catturato con la promessa, subito disattesa, di un ritorno sicuro in patria. Pochissime le adesioni alla Wehrmacht, eroiche le resistenze di alcune divisioni (a Cefalonia, per ricordarne una delle più celebri), moltissimi i soldati e gli ufficiali italiani che saranno deportati nei campi di concentramento. Sarà loro negata la definizione di prigionieri di guerra e gli sarà cucita addosso una dicitura che sfugge alla Convenzione di Ginevra (e anche all’assistenza della Croce Rossa): IMI, ovvero Internati Militari Italiani.
Riflessioni e prospettive in vista delle prossime elezioni europee
Il 2024 sarà un anno elettorale “straordinario”, oltre metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne: oltre ai cittadini europei, saranno quattro miliardi e centosettanta milioni le persone di novantasette paesi del mondo che andranno al voto.
Dopo il plebiscito scontato per Putin in Russia, elezioni ritenute “non libere e non eque” dai 27 leader dell’UE, si voterà in India, Unione Europea, in numerosi paesi africani e sudamericani ed infine, a novembre, negli Stati Uniti.
Si tratta di un vero referendum globale in un contesto caratterizzato dalla sfida fra le democrazie e i populismi, tra chi difende e chi vuole indebolire i diritti, la libertà e la ricerca di una società più equa.
DALL’EDUCAZIONE ALL’AZIONE: VIE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA DI GENERE
di Francesco Colombrita
Nel 2023 i femminicidi in Italia sono stati centoventi. Circa uno ogni tre giorni. Stando ai dati diffusi dalla Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione, oltre la metà di questi assassinii sono stati eseguiti dal partner o dall’ex partner della vittima, mentre un ulteriore 20% da altri parenti della donna uccisa.
Il viaggio di Metro-Polis alla scoperta delle dimensioni del genere ha radici antiche e si dipana, come un filo rosso, lungo il corso della nostra storia associativa. Già nel 2014, primo anno di vita dell’associazione, abbiamo affrontato il tema dell’identità sessuale, grazie a un intervento di Irene Pasini, nostra socia e attivista del Gruppo Scuola e Formazione del Cassero. Nel 2015, invece, sono statə nostrə ospiti Milena Bargiacchi e Christian Cristalli, protagonistə del docufilm Siamo tutti in transizione realizzato dal Coso DOC del Liceo Laura Bassi di Bologna, insieme ai ragazzi, alle ragazze e ai professori della classe III O. Grazie alla generosità di questi interventi, abbiamo avuto la possibilità di capire cosa volesse dire, in quegli anni, attraversare l’Italia come persona trans*, quanto fosse stato fatto e quanto ancora ci fosse da fare.
La strage fascista alla stazione di Bologna non è un semplice evento della storia; per noi, noi bolognesi ma anche noi socie e soci di Metro-Pois, è un elemento identitario, che definisce tanto chi vogliamo essere quanto «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Il 2 agosto 1980segna il passaggio tra un prima e un dopo, in cui, purtroppo, il dopo è molto simile al prima: l’attentato più devastante alla Repubblica è sicuramente uno spartiacque nella storia contemporanea del nostro Paese, tuttavia, ancora oggi, viviamo affamati da una verità che tarda ad arrivare, dopo 43 anni.
GIORNI NOSTRI Quella sionista è una forma di colonizzazione perdurante e antistorica che ha effetti diretti sui rapporti regionali e internazionali e sulla vita di milioni di persone nell’intero pianeta, perché, come sappiamo, la diaspora palestinese è ovunque.
INTIFADA E OSLO I Palestinesi non sono però rimasti inerti davanti a questo susseguirsi di tragedie e nel 1986 hanno dato vita a una rivoluzione di massa, l’Intifada, caratterizzata da scioperi, proteste e mobilitazioni in tutta la Palestina storica che chiedevano la fine dell’occupazione.