ISLAM E ISIS: QUALI DOMANDE PORSI?

L’8 febbraio prossimo Metro-Polis dedicherà l’Aperitivo a Tema ad una tematica molto attuale: cercheremo di capire insieme qualcosa di più su Isis e Stato Islamico. Sarà nostra ospite Giulia Sudano, ricercatrice indipendente ed esperta in mondo arabo che, inoltre, collabora con il Cabral.
Per questa occasione Beatrice Collina ha scritto per il nostro blog un bellissimo articolo in cui ci introduce all’argomento; sappiamo ancora troppo poco di religione islamica, l’ignoranza spesso regna sovrana e gli allarmismi sono pane quotidiano. Beatrice snocciola la questione elaborando anche un confronto con la religione Cristiana.
Iniziamo a capire insieme qualcosa in più.

Laura Comitogianni

Le azioni di terrore perpetuate dal sedicente Stato Islamico e l’imponente flusso migratorio a cui stiamo assistendo da mesi ci costringono definitivamente a confrontarci con una realtà culturale la cui presenza percepiamo da sempre come latente, ma che in fondo abbiamo fatto finta di non vedere: si tratta dell’Islam.

Sulla religione islamica e sul suo ruolo nei fatti drammatici che avvengono in vaste zone del Medio-Oriente o dell’Africa si è sentito dire di tutto. Per alcuni l’Islam è qualcosa di brutto e cattivo, senza possibilità di appello, altri sono invece impegnati a dimostrare che i musulmani sono persone come “noi”, con pregi e difetti, che semplicemente seguono un credo diverso. Bisogna riconoscere che alcuni di quelli che difendono l’Islam a spada tratta sono gli stessi che, in nome di un laicismo esasperato ed esasperante, non mancano di sferrare colpi, anche ridicoli, nei confronti del Cristianesimo. Ma, a parte questa breve considerazione, il fatto è che le due posizioni sono ideologiche e in quanto tali dannose: vedono o tutto bianco o tutto nero e, per di più, senza avere sufficienti elementi per poter esprimere un giudizio razionale.   Continue reading

Viaggio in Palestina

‹‹Viaggio in Palestina›› è il titolo che abbiamo deciso di dare all’Aperitivo a Tema di Metro-Polis svoltosi il 27/06/2014 presso il suggestivo Parco dei Giardini Ca’Bura, via dell’Arcoveggio 59/8, Bologna. In questa occasione Handala, nostro socio della prima ora, neolaureato in scienze politiche, ci ha concesso l’opportunità di attingere a piene mani dalla propria esperienza di volontario in terra palestinese.
Metro-Polis non si sottrae, anche in questi tempi di desertificazione ideologica, al proprio dovere civico fondamentale: fare politica, nell’ottica della nostra associazione, significa stimolare la coscienza critica di ciascuno, significa elaborare insieme un vissuto esperenziale in grado di ampliare i propri orizzonti di pensiero; significa, perché no, avviare un confronto-scontro in cui ogni persona possa esprimere il proprio modo di essere e di sentire. La formula, ormai consolidata, dell’Aperitivo a tema permette di poter trattare tematiche non semplici in un’atmosfera priva di perniciose ampollosità da conferenza: il valore della leggerezza offre l’opportunità di toccare l’intimo di chiunque sia disposto ad ascoltare, in una prospettiva di totale orizzontalità partecipativa. È in virtù di questa prospettiva che abbiamo chiesto a Handala di raccontarci la propria esperienza: più volte volontario in Palestina con l’International Solidarity Movement, si è aperto a un dialogo rispettoso e profondo con Metro-Polis, condividendo il proprio vissuto personale, raccontandoci quanto gli è accaduto con parole rigorose e al contempo intime. Ogni mio resoconto risulterebbe banale, quindi mi taccio e faccio un passo indietro: Handala ci ha gentilmente concesso di ripubblicare alcuni articoli, scritti nel 2012 e ancora di straordinaria attualità, già pubblicati su Il Manifesto di Bologna, all’interno del blog di Metro-Polis. Mi pare importante lasciare spazio a parole autentiche, in cui trabocca un’esperienza viva, realmente patita e scevra dall’apriorismo della distanza. Pubblicheremo, quindi, otto articoli di Handala, uno al mese, volendo dare continuità e risalto a un tema di così drammatica attualità, scegliendo un punto di vista preciso e interno, con la speranza di stimolare un dialogo costruttivo con chi dovesse pensarla in maniera differente.
Al termine dell’articolo di Handala troverete una bibliografia essenziale sull’argomento (romanzi, saggi, poesie, film, documentari e siti internet) redatta dallo stesso e da Roberta Merighi, nostra affezionata socia: un grazie ad entrambi per la disponibilità e la collaborazione.

Mattia Macchiavelli

Viaggio in Palestina

OLIVE IN FIAMME

Il 6 Novembre è stata annunciata la costruzione di 1213 unità abitative nelle colonie di Gerusalemme Est, occupata dal 1967: è stato questo il messaggio che Israele ha inviato agli Stati Uniti in vista delle elezioni presidenziali. Secondo Richard Falk, il Rapporteur per i diritti umani nei Territori occupati, oggi in Cisgiordania si contano più di 600.000 coloni: ecco il famoso processo di pace di Netanyahu e soci. Questi sono i dati. Ma i dati, di per sé, non parlano. Voglio provare a raccontare come questi numeri si traducano nella lingua viva di chi sta qui, in Palestina.

Burin è un villaggio palestinese a sud di Nablus (la città più popolosa della Cisgiordania). Da qualche settimana andiamo a raccogliere le olive da alcuni contadini. Diamo loro una mano, ma in realtà la nostra funzione principale è quella di tentare di impedire gli attacchi dei coloni e dell’esercito. Il villaggio è in una piccola vallata schiacciata tra due colline, sulle quali salgono i terrazzamenti degli ulivi. In cima ad ognuna di queste colline, una colonia e un avamposto militare: Bracha a nord, Yizhar a sud.

I contadini tentano di fare ciò che facevano i loro padri e i padri dei loro padri prima di loro: curare i loro alberi, raccoglierne i frutti verdi e neri, farne olio. Non mi viene in mente azione più innocua, persino romantica per noi cittadini urbanizzati. Se non fosse che per i coloni che vivono poco distanti quella è terra di Israele, promessa dalla Bibbia, rubata dagli Arabi, e loro dovere è riconquistarla ad ogni costo, con ogni mezzo. Nè più, nè meno.

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