RETROTOPIA: L’AMARO TESTAMENTO DI BAUMAN

di Roberta Merighi

L’ultimo libro che Zygmunt Bauman, il sociologo della “Modernità Liquida”, ci ha lasciato (pubblicato postumo per i tipi Laterza) ha l’illuminante titolo di Retrotopia, un neologismo con cui egli ci indica una utopia che non riguarda il futuro, ma è rivolta al passato. Si tratta della tendenza attuale a rivalutare difensivamente il passato a fronte di un presente e di un futuro incerti perché, come Bauman dice nella sua introduzione al libro, «il cammino a ritroso, verso il passato, si trasforma in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni qual volta si è fatto presente». A tale proposito egli ci rimanda, rovesciata, l’immagine dell’Angelus Novus della Storia di Walter Benjamin il cui volto non è più rivolto al passato mentre è sospinto dalla tempesta del progresso verso il futuro, ma è rivolto al futuro mentre anela al passato.

Mentre il futuro si è sempre collocato nell’area del possibile in cui tutto può accadere ed essere forgiato e il passato nell’area del già avvenuto e perciò dell’immutabile, oggi assistiamo a un cambio di paradigma: il passato può essere ancora plasmato in reinterpretazioni infinite, talvolta rassicuranti, rivalutato per molteplici aspetti, mentre il futuro si colloca in un ignoto a cui non appartiene più l’utopia. Continue reading

DIARI DI PALESTINA

1. La strada racconta

2. Un’altra goccia d’acqua

3. I bambini palestinesi stanno piangendo

4. Dato per scontato

Sono le diciannove e trenta, dai minareti si diffonde l’ultimo litanico richiamo alla preghiera della giornata per i mussulmani. In ogni caso, anche chi professa un’altra fede, non può permettersi d’ignorarla. Questa cantilena, che come si è affrettato a puntualizzare Amir non è un canto, bensì una recitazione di versetti coranici, entra in tutte le case, da tutte le finestre, anche da quelle chiuse e ti ricorda di portare i tuoi ossequi a quel Dio che anche per oggi ti ha protetto, ti ha custodito e ha permesso che passassi una giornata serena, senza intoppi come quella precedente e, si spera, anche quella successiva. La devozione dei credenti mussulmani è ai miei occhi sorprendentemente profonda. Non tutti ovviamente si precipitano verso la Moschea non appena ne odono il richiamo ma se ne hanno l’occasione e un tappetino a portata di mano s’inginocchiano rivolti alla Mecca e recitano quei tanto famosi e ultimamente così spesso dibattuti versetti del Corano. Continue reading