RINO

tratto dal libro di Maurizio Casali MO I TIRA A TE – RACCONTI DI GUERRA E DI FAMIGLIA

Qualche settimana prima, Rino e Sergio stanno attraversando un ponticello di legno, è poco più di una passerella molto instabile, sentono sparare e vedono dei proiettili passargli vicino al viso, capiscono che sono sotto il tiro di un cecchino, non possono correre, avanzano camminando sperando di non essere colpiti. Pochi metri che sembrano chilometri, finalmente arrivano dall’altra parte, Rino è bianco come un cencio. Noi ragazzi, quando sentivamo questo racconto protestavamo: Ma Rino non aveva paura di nulla!

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ALL’ARMI!!! I TEDESCHI!

tratto dal libro di Maurizio Casali MO I TIRA A TE – RACCONTI DI GUERRA E DI FAMIGLIA

Il grido d’allarme risuona all’alba: “All’armi! All’armi, i tedeschi!”.

Comincia così una lunga e drammatica giornata per dodici partigiani italiani e ventiquattro paracadutisti canadesi. Sono in una casa colonica nelle campagne vicino ad Alfonsine di Ravenna. Dormono tutti tranne un paio che fanno la guardia. La casa è isolata nella pianura della bassa ravennate che è piatta che più piatta non si può, è inverno ’44 -’45.

Assonnati saltano in piedi dai loro giacigli, sono giovani, scattanti, l’allarme non si dà a caso, dev’essere una roba seria, guardano dalle finestre, e quello che vedono non è bello.

E’ l’alba, c’è la nebbiolina del primo mattino. Attorno alla casa sembrano esserci tante spighe di grano, quando le piantine sono alte una decina di centimetri, e le si distinguono le une dalle altre. Italiani e canadesi guardano increduli: “Ma cos’è?”, si chiedono , ma la risposta già la sanno: “Sono fanti tedeschi che avanzano a raggiera verso la casa tutt’attorno”.

Sono tanti, centinaia, troppi.

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DASÌI LA MOLA! DASÌI LA MOLA!! (LIBERATELI, LIBERATELI)

tratto dal libro di Maurizio Casali MO I TIRA A TE – RACCONTI DI GUERRA E DI FAMIGLIA

Nella piazza di Alfonsine di Ravenna, come un boato, risuonano le urla di un gruppo di donne: “Dasìi la móla!” (Lasciateli andare).

Quella mattina all’alba era scattata un’operazione di rastrellamento, da parte della milizia repubblichina, alla ricerca di renitenti alla leva obbligatoria.

La guerra andava male, per i più era persa, e l’idea di andare a morire per una guerra persa non trovava molto entusiasmo, inoltre il consenso al fascismo, un tempo molto diffuso, si stava sfaldando sotto i bombardamenti degli alleati.

L’antifascismo stava dilagando, il risultato era che molti giovani, quando gli arrivava la cartolina di precetto dell’amministrazione militare, non si presentavano e si davano alla macchia, per lo più nascondendosi a casa, in case di amici di famiglia, scappando in montagna o unendosi ai gruppi partigiani, sempre più forti e organizzati.

Quella mattina il rastrellamento ebbe un buon risultato ed un folto gruppo di giovani era stato arrestato e portato alla casa del fascio. Va detto che la renitenza alla leva generalmente era punita con la fucilazione.

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FIAMET

tratto dal libro di Maurizio Casali MO I TIRA A TE – RACCONTI DI GUERRA E DI FAMIGLIA

U jera on ch’il ciaméva Fiamet. (C’era uno che lo chiamavano Fiammetta).

Il soprannome gli derivava dalla sua abilità con gli esplosivi, era l’artificiere della banda, e aveva una tale confidenza con le bombe che, addirittura, preparava e lavorava esplosivi con la sigaretta in bocca. Gli altri lo consideravano un po’ matto e quando gli vedevano accendere una sigaretta, con gli esplosivi in mano, si tenevano a debita distanza, ma come artificiere godeva della massima stima.

Era stato deciso, in accordo con il comando della ventottesima, di fare un attentato alla sede del Fascio di Alfonsine, un attentato molto distruttivo, che doveva avvenire durante una riunione del partito.

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