MERCOLEDÌ 27 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA.

di Angelo Errani

Citazione da Primo Levi:

«Pannwitz è alto, magro, biondo; ha gli occhi, i capelli e il naso come tutti i tedeschi debbono averli, e siede formidabilmente dietro una complicata scrivania. Io, Haftling 174517, sto in piedi nel suo studio che è un vero studio, lucido, pulito, ordinato, e mi pare che lascerei una macchia sporca dovunque dovessi toccare. Quando ebbe finito di scrivere, alzò gli occhi e mi guardò.

Da quel giorno io ho pensato a Pannwitz molte volte e in molti modi. Mi sono domandato quale fosse il suo intimo funzionamento di uomo, come riempisse il suo tempo, all’infuori della polimerizzazione e della coscienza indogermanica; soprattutto quando io sono stato di nuovo un uomo libero, ho desiderato di incontrarlo ancora, e non già per vendetta, ma solo per una curiosità dell’anima umana. Perché quello sguardo non corse fra due uomini; e se io sapessi spiegare a fondo la natura di quello sguardo, scambiato come attraverso la parete di vetro di un acquario fra due esseri che abitano mezzi diversi, avrei anche spiegato l’essenza della grande follia della terza Germania. Continue reading

LA STREGA CATTIVA E LA FATA MNEMOSINA

di Angelo Errani

C’era una volta, non tanto tempo fa, un bellissimo paese: aveva il mare da tutte le parti e bellissime montagne alte e basse: montagne che arrivavano al cielo e colline tonde come panettoni. 

In quel paese abitavano tante persone: donne, uomini, bambine, bambini e anche nonni che sapevano tante cose, soprattutto sapevano fiabe con fate, orchi, bambini perduti, streghe, principesse e lupi. 

Ma un giorno accadde che tutta quella gente smarrì una parola, nessuno ricordava dove l’aveva messa: la parola “noi” non si trovava più da nessuna parte. Non c’era più nel vocabolario, non c’era più nei libri, non c’era soprattutto nella mente della gente. Un po’ alla volta si cominciò a pensare: «Pazienza, era una parola così vecchia, era tanto malandata che aveva sempre bisogno di essere curata». Si perse così perfino la voglia di cercarla e non ci si pensò più. 

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BIBLIOTECA DI BABELE – VIAGGIO NELLA MEMORIA

di Francesco Colombrita

Racconta Pausania che in Beozia si trovava l’antro di Trofonio, uno degli accessi agli inferi. Davanti a esso stavano due fonti, ricche di acqua gorgogliante. Una era quella di Lete, l’oblio, l’altra quella di Mnemosine, la memoria. 

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EDUCAZIONE QUOTIDIANA DI DISUMANITÀ

di Angelo Errani

17 novembre 1938

Il 17 novembre 1938, venne emanata la Legge n. 1728, Provvedimenti per la Difesa della Razza, firmata dal capo del governo Benito Mussolini e promulgata dal re Vittorio Emanuele III.

Novembre 2018, sono passati ottant’anni. Tutto risolto? Possiamo stare tranquilli?

27 novembre 2018

Il 27 novembre 2018 il Parlamento italiano ha approvato la Legge Decreto sicurezza, firmato dal ministro dell’interno Matteo Salvini.

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I RISCHI DI CHI CRESCE IN QUESTI ANNI: VIVERE IN UN PRESENTE AUTOREFERENZIALE REGOLATO DAL MERCATO

Angelo Errani continua ad accompagnarci alla scoperta dei momenti e delle fasi cruciali di una corretta relazione educativa. In questa puntata indaghiamo le ragioni della svalorizzazione della memoria, che sono da collegare alla logica del mercato che ha preso il sopravvento nella cultura corrente.

di Angelo Errani

Potremmo pensare che i riti appartengano a un mondo che non c’è più, che essi avessero un significato in epoche in cui la cultura delle comunità umane, incontrando ostacoli e problemi e non disponendo di strumenti di conoscenza adeguati per farvi fronte, era costretta a rivolgersi al magico e all’immaginario.

Così confiniamo nel poetico le narrazioni, l’immane lavoro di documentazione delle generazioni che ci hanno preceduto, tramandato oralmente, con la scrittura, con le immagini, con la musica, con la preghiera: la storia dell’umanità, quella sacra e quella profana, le guerre con vittorie e sconfitte, i fasti delle corti e la vita dei contadini, l’alternarsi delle stagioni, i mestieri, i costumi, le ricchezze e le miserie, le gioie e i dolori, la vita e la morte degli uomini.

Culture vecchie? Culture morte? Continue reading

1914-2014: il centenario della discordia?

Ad ormai più di due mesi dalle elezioni dell’Europarlamento, il vecchio continente, in occasione di questo centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rischia di perdere il “treno dell’unità” che tanto spesso si profetizza ma che manca di essere praticata.

Albin Egger-Lienz 1915

 

Molto probabilmente l’impegno che i governi applicheranno alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra sarà molto più incisivo e concreto in confronto ai loro stessi sforzi nel cercare di porre rimedio alle attuali crisi internazionali. Speriamo che non sia così, ma staremo a vedere…

 

In un clima così di alta tensione che si respira in tutto il globo terracqueo, certamente sarebbe pericoloso impedire le celebrazioni legate ad uno dei pochi eventi nella storia che ha assunto una accezione globale. Lo spunto che però vorremmo sollevare in queste brevi e semplici righe vorrebbe perlopiù inserirsi nelle modalità e nei temi a cui questo centenario potrebbe portarci. Lo scorso giugno, in occasione delle cerimonie per i 100 anni dall’attentato a Sarajevo – l’evento che viene ripreso nei manuali scolastici come la miccia scatenante per il primo conflitto mondiale – sono già divampate svariate polemiche all’interno di un paese, la Bosnia Erzegovina, ancora scisso tra coloro che considerano Gavrilo Princip (l’assassino serbo-bosniaco dell’arciduca d’Asburgo) un eroe nazionale o quelli che lo vedono come un terrorista. Senza contare poi il risentimento provato da questo paese verso la comunità internazionale per la prolungata negligenza dimostrata durante la guerra del 1992 in ex Jugoslavia nella stessa Sarajevo: il preludio al centenario non sembra molto invitante. Queste polemiche vengono rinforzate dalle considerazioni del giornalista bosniaco Zlatko Dizdarevic, recentemente comparse su La Repubblica, con parole che vogliono dimostrare la falsità dell’utopia di avere un’Europa unica ed unita da Est ad Ovest. Secondo Dizdarevic, con le celebrazioni dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, ha avuto inizio una politica di immolazione della città di Sarajevo da parte degli altri Stati coinvolti, che la additano come unica responsabile della Grande Guerra, tracciando così una linea di demarcazione tra “l’Europa Austro-Ungarica” ad occidente e “l’Europa slava” ad oriente.

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