LEZIONI AMERICANE, TRA POLITICA E PSICOPATOLOGIA

Una breve storia per punti

di Maurizio Marzari

  1. Partiamo da Obama. Dalla sorpresa di Obama. Venivamo dagli 8 anni di Bush, pieni di nemici veri e inventati, di armi e guerre, vere e inventate, di eccezionalismo americano ed esportazione della democrazia a ogni costo: un tempo nostalgico, fatto di relazioni verticali, di apologie del cameratismo, dell’eroe di guerra, di esibizione e compiacimento nei valori della destra: dio-patria-e-famiglia.
    Come spesso accade, non solo al di là dell’Oceano, sotto traccia si stava muovendo un movimento culturale allora non rappresentato, che Obama riuscì a portare alla luce con orgoglio ed entusiasmo: il bisogno di andare oltre il culto del primato americano, degli Usa come gendarme del mondo, di occuparsi dei conflitti interni ignorati o soffocati dal potere repubblicano. Obama sarà il portatore di una visione più europea, più colta, più sfumata, ma anche di una radicalità sulle questioni sociali, sull’antirazzismo, sull’inclusione, sul diritto alla salute.
    Dal codice paterno si passa a quello fraterno, dal verticale all’orizzontale, dall’istruzione paternalistica alla costruzione partecipativa. Un salto netto e inatteso dalla gerarchia alla diffusione del potere, dal maschile al femminile. Continue reading

NELLA NOTTE CI GUIDANO LE STELLE

di Federica Stagni

È davvero così facile entrare nei palazzi del potere della prima potenza mondiale? Se così fosse allora perché la sinistra radicale non vi è mai riuscita? Gli eventi del 6 gennaio 2021 hanno reso evidente come la polizia americana, e tutti gli apparati di sicurezza occidentale, applichino da sempre due pesi e due misure quando si tratta di reprimere proteste di qualsiasi tipo. E hanno dimostrato anche che: «no, la legge non è uguale per tutti».  Continue reading

LE TRE C PER SALVARE LA DEMOCRAZIA – COSA CI RACCONTANO I FATTI DI WASHINGTON

di Gianluca Guerra

Partiamo dai fatti: il 6 gennaio un gruppo di sostenitori del presidente uscente Donald Trump, con tanto di bandiere unioniste e spranghe di ferro, ha forzato il cordone di sicurezza ed è penetrato nel Campidoglio di Washington interrompendo la seduta del Congresso in cui si doveva ufficializzare l’elezione di Joe Biden al ruolo di 46° Presidente degli Stati Uniti. Continue reading