RUBRICA ASTROLOGICA – PESCI (parte 1)

Pesci, la complessità.

Pier Paolo Pasolini intellettuale del segno

1. SEGNO_PESCI

«Dolce color d’oriental zaffiro,
che s’accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro, 
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
che m’avea contristati gli occhi e ‘l petto.
Lo bel pianeta che d’amar conforta
Faceva tutto rider l’oriente, 
velando i Pesci ch’erano in sua scorta».

Ho iniziato circa un anno fa questa “Rubrica Astrologica” con l’Ariete facendo riferimento ad alcuni versi della Divina Commedia e analogamente voglio fare con l’ultimo segno: i Pesci.
Ci troviamo nel primo canto del Purgatorio, Dante è uscito dall’atmosfera buia e angosciante dell’inferno.
Guarda il cielo che finalmente si apre su di lui e il suo color azzurro, come quello di un prezioso zaffiro, gli riaccende la gioia. E nel cielo brilla Venere, «il bel pianeta che d’amar conforta», che si trova nella costellazione dei Pesci.

Pesci è il terzo segno d’acqua, l’acqua sconfinata dell’Oceano, e nel profondo del mare troviamo ogni tipo di creature dai pesci multicolori ai molluschi agli squali e nei Miti creature fantastiche  che riemergono dall’inconscio…

2 . pasolini

Pier Paolo Pasolini 

«Il regista di Accattone
Il poeta delle Ceneri di Gramsci
Il romanziere di ragazzi di vita
Il corsivista corsaro del Corriere
Ci seduce il suo estremismo radicale che rimpiangiamo
Ci perseguita ancora il mistero della sua morte» (Manganelli)

Da dove cominciare?

È così ricca e complessa la vita, la personalità di Pasolini che non so davvero da dove cominciare. È stato un poeta tra i più grandi che la letteratura italiana abbia mai avuto, un regista geniale, un intellettuale scomodo e impossibile da “etichettare”.
Senza pretese di costruire un discorso critico unitario, “cucendo” ricordi, citazioni da articoli e da dichiarazioni, provo a farne un ritratto.

Un poeta. 

Ecco cos’è un poeta intitolava Beniamino Placido commentando una intervista mandata in onda dalla RAI. Pasolini vi afferma «La parola speranza non è nel mio vocabolario» ma non c’è rassegnazione bensì una rabbia coinvolgente e ribelle che fa dire a  Placido che ascoltandolo si impara cos’è un poeta, si impara come mai i poeti più disperati ci comunicano una salutare energia, una disperata vitalità. Capita la stessa cosa con le poesie di Leopardi.

Un intellettuale scomodo

«Aveva posto con durezza davanti al paese la realtà equivoca di un successo economico all’apparenza forte e nella sostanza fragilissimo». (Enzo Siciliano)

«Quel gigante che ci obbligò a pensare. Non c’è più nessuno che abbia questo tipo di purezza, non c’è nessuno che dica quello che pensa, costi quel che costi». (Manacorda)

Si era contrapposto con foga ai Palazzi del potere denunciando le colpevoli responsabilità politiche con una foga sconosciuta a qualsiasi altro intellettuale.
E ci rimane il suo grido «Io so»

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti…

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale,
uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero… (Pasolini)1 Continue reading