DI NUVOLE E PALAZZI

Di Ottorino Tonelli

Dopo tanti anni e vari tentativi, un signore giapponese si è riproposto di portare a termine i lavori della chiesa di Gaudi a Barcellona. Sembra ci sia il ritorno a privilegiare le linee curve a quelle rette. Anche i mega grattacieli non sono più gli edifici rettilinei e squadrati del secolo scorso. A Milano un artista “di strada” ha pensato di dipingere sul lato intonacato di un edificio la facciata del medesimo, ma… tutto curvato… “alla maniera di Gaudi”, dicono le cronache.

Perché alcuni artisti prediligono dipingere paesaggi urbani con edifici squadrati e altri quelli campestri o figure umane nude, il mare e le nubi? Delle ragioni inconsce tocca chiedere a Freud, o Jung se preferite.

Certo è che fra il dipingere una veduta marina o un paesaggio di campagna (privi di linee rette) ed uno scorcio di città, (composto tutto di linee orizzontali e verticali) per un pittore c’è differenza: nel mare e nella campagna non ci sarà mai una linea retta (che non esiste in natura); in città invece, edifici, porte, finestre, balconi, grondaie… avranno solo linee rette. La differenza non è da poco. E allora la domanda è: il pittore sceglie il “soggetto” condizionato dalla psiche o perché predilige dipingere un tipo di linee piuttosto che altre?

Si dice che Correggio sia l’inventore delle nuvole, quantomeno ne ha fatto un largo uso (vedasi la cupola del Duomo di Parma): dipinge un affastellamento di nubi che sostengono divinità e santi, sopra le nubi, il sacro, e sotto gli uomini mortali. Le linee rette sono rarissime.

Cupola del Duomo di Parma, Correggio

Piero della Francesca, invece, colloca tutti i suoi personaggi, sia uomini che santi, in paesaggi urbani pieni di palazzi, colonne e pavimenti geometricamente elaborati dove il sacro e l’umano convivono fra quelle linee rette.

Artisti diversi, periodi storici, sociali e culturali diversi (Correggio nasce tre anni prima della morte di Piero) ma soprattutto interessi pittorici diversi, per le linee.

In Piero c’è un l’interesse scientifico che lo porta a scrivere tre libri, trattando di matematica e il De prospectiva pingendi. Nei suoi dipinti le regole della prospettiva lineare sono applicate a pavimenti ed edifici con un rigore assoluto che ci consente di ricostruire l’intero ambiente reale (vedasi La Flagellazione).

La Flagellazione, Piero Della Francesca

L’intento di ogni pittore è quello di dare la sensazione di uno spazio tridimensionale sulla superficie piana bidimensionale: ma Correggio per “sfondare” la cupola, per dare la sensazione di uno spazio infinito, si serve delle nuvole composte di linee curve che stanno in alto, nel cielo. Non c’è bisogno di far convergere rette parallele in un punto sull’orizzonte, non occorrono palazzi né strade, è sufficiente far degradare, rimpicciolendole, le nubi più lontane; Piero mette “in fuga”, cioè in prospettiva tutte le linee degli edifici che assembla per dare il senso di profondità dello spazio.

Con l’avvento dell’arte astratta il dubbio se scegliere di dipingere paesaggi urbani o campestri  come soggetto non esiste più: in un quadro astratto, senza soggetto figurativo “reale”, il pittore è libero di mettere tutte le linee curve e rette a piacere. Liberi dalle linee diritte e curve, e liberi dal “soggetto”: Jung e Freud cosa potrebbero mai dire?

E comunque, qualunque linea prediligiate, ricordate che per spostare e cliccare il puntatore sulla crocetta che vi libera dell’invadente e odiosa pubblicità che vi coglie all’improvviso sul vostro ordinateur, la via più breve è la linea retta, nel caso l’ipotenusa.

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