LA BIBLIOTECA DI BABELE LEGGE: SIRENE, DI LAURA PUGNO

di Rosalba Granata

Samuel salì sulla piattaforma che sovrastava le vasche e aprì uno degli armadietti. Si tolse la tuta col logo western standard della yakuza – una y stilizzata in un cerchio enso, che sembrava tracciata col sangue – e indossò la muta di neoprene.
Il bordo vasca era deserto, non c’era nessun altro nell’allevamento. Con l’epidemia di cancro nero, c’erano stati tagli al personale. Erano rimasti solo due sorveglianti, Samuel e Ken’nosuke, che lavoravano su turni, i tecnici veterinari e gli addetti alla macellazione della carne. Quello era uno degli impianti più piccoli, uno dei primi. C’erano stabilimenti più grandi e moderni in altri punti della riserva marina yakuza.
La monta delle sirene stava per iniziare. Subito dopo, dal pannello di controllo del sistema di svuotamento delle vasche, Samuel avrebbe attivato il ricambio dell’acqua. Era una delle cose che gli piaceva fare.

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LA BIBLIOTECA DI BABELE LEGGE: GOLDA HA DORMITO QUI, DI SUAD AMIRY

di Rosalba Granata

Esausta, a letto, distesa sulla schiena in attesa che il mio livello di adrenalina si abbassi. 

La notte si annuncia lunga, molto lunga. 

A occhi spalancati fissavo la magnifica volta a crociera della mia camera da letto in casa di Rema e Alex. È da oltre vent’anni che vivono nella splendida dimora della famiglia Hindiyeh a Sheikh Jannah, un quartiere arabo di Gerusalemme Est di recente preso di mira dai coloni ebrei.

Mi sarebbe piaciuto credere che Rema e Alex avessero accolto con gioia che una cara amica fosse piombata in casa loro intrufolandosi dall’altra parte del muro di separazione. Per di più quella sera non ero certo stata di buona compagnia, visto che le acrobazie per insinuarmi “illegalmente” a Gerusalemme con l’aiuto di Huda, mi avevano completamente esaurita. Benché felici di vedermi, avevano commesso anche loro un “reato” offrendomi un letto (per la verità un materasso sul pavimento) nella loro bella casa… (Incipit) 

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LA BIBLIOTECA DI BABELE LEGGE: GILEAD, DI MARILYNNE ROBINSON

di Rosalba Granata

Ieri sera ti ho detto che forse un giorno me ne andrò, e tu mi hai detto: – Dove? – E io: – A stare con il Buon Dio –. E tu: – Perché? – E io: – Perché sono vecchio –. E tu mi hai detto: – Secondo me non sei vecchio –. Hai infilato la tua mano nella mia e hai detto: – Non sei tanto vecchio, – quasi che questo sistemasse la questione. Ti ho detto che forse avrai una vita assai diversa dalla mia e da quella che hai avuto insieme a me, e sarebbe meraviglioso, perché si può vivere bene in tanti modi. E tu mi hai detto: – Questo me lo ha già spiegato mamma –.

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IL CLUB DEL LIBRO, UNA RIPARTENZA

La Biblioteca di Babele, il Club del libro targato Metro-Polis, riparte finalmente dopo la sospensione legata all’emergenza Covid. Dopo un appuntamento zero in cui il gruppo già consolidato di partecipanti si è riunito per stabilire tema dell’anno e letture, siamo qui a condividere il percorso scelto: sia in termini di tappe che in termini di fil rouge che le legherà. 

Il tema su cui ragionare per capire quali titoli portare in gioco (ogni partecipante ne ha proposti diversi che sono poi stati scremati collettivamente) ruotava attorno all’immagine del confine:

«Prendendo spunto dal dato della pandemia, che ha ridisegnato le nostre vite, abbiamo pensato di utilizzare per il nuovo anno del nostro Club del libro il tema del confine come traccia. 

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UN LIBRO PER TE – ACQUARIO: LA GIOIA DI SCRIVERE – TUTTE LE POESIE DI WISŁAWA SZYMBORSKA

di Rosalba Granata

La cipolla – cebula
La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.
La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

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UN LIBRO PER TE – CAPRICORNO: LA PASSIONE DI ARTEMISIA DI SUSAN VREELAND

di Rosalba Granata

«Mio padre mi camminava accanto per darmi coraggio e con la mano sfiorava lieve i pizzi che ornavano le spalle del mio corpetto. La luce abbagliante, quasi allo zenit, infuocava già le pietre che pavimentavano la piazza. Sopra Tor di Nona, l’ombra immobile del nodo scorsoio dell’Inquisizione, il tribunale papale, si proiettava sinistro sul muro e il suo profilo pareva l’immagine di una lacrima.
Un disagio di breve durata, Artemisia” disse mio padre, guardando diritto davanti a sé. “Non più di una piccola strizzatina. Stava parlando della sibilla».
(Incipit La passione di Artemisia)

Nell’incipit del romanzo, Artemisia cammina con accanto il padre che la incoraggia ad affrontare la prova della tortura della sibilla decisa dal Tribunale dell’Inquisizione romana per stabilire la veridicità della sua testimonianza. È lei che deve sottoporsi a tortura, lei che ha subito lo stupro, lei che è la vittima di violenza. Alle dita della diciassettenne viene stretta una cordicella che, a ogni domanda dei giudici, le viene serrata in maniera sempre più dolorosa fino a lacerare la pelle.

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UN LIBRO PER TE – SAGITTARIO: LEGGERE LOLITA A TEHERAN DI AZAR NAFISI

di Rosalba Granata

«Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura. Erano tutte ragazze, dato che, per quanto si trattasse di innocui romanzi, insegnare a una classe mista in casa propria sarebbe stato troppo rischioso»

Leggere Lolita a Teheran è un romanzo autobiografico. Nell’incipit la professoressa Nafisi racconta come, in seguito alle continue pressioni delle autorità della Repubblica islamica dell’Iran sui contenuti delle sue lezioni e in generale sui suoi comportamenti di donna, abbia deciso di interrompere il suo insegnamento all’Università di Teheran e abbia organizzato un seminario di letteratura clandestino con le sue migliori sette studentesse.

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UN LIBRO PER TE – SCORPIONE: L’ALTRA GRACE DI MARGARET ATWOOD

di Rosalba Granata

«Sulla ghiaia crescono le peonie. Spuntano in mezzo ai sassolini grigi, i boccioli esplorano l’aria come antenne di lumaca, poi si gonfiano e si aprono, grossi fiori rosso scuro lucidi e brillanti come seta. Infine scoppiano e cadono a terra.
Nell’esatto momento prima di disfarsi sono come le peonie nel giardino del signor Kinnear, il primo giorno, solo che quelle erano bianche. Nancy stava tagliando le ultime. Portava un vestitino chiaro a roselline rosa e una gonna con tre balze, e un cappello di paglia che le nascondeva la faccia. Aveva un cestino per dentro i fiori, si chinava piegando il bacino, come una vera signora, senza incurvare il busto. Quando ci sentì arrivare e si voltò a guardarci, si portò le mani alla gola, trasalendo».

Nell’incipit di L’altra Grace, di Margharet Atwood, la delicata fragilità delle peonie è accostata al momento dell’omicidio della giovane Nancy. Il punto di vista è quello di Grace Marks, ragazza di sedici anni, accusata di averla uccisa. Il romanzo prende spunto da un drammatico fatto di cronaca nera avvenuto in Canada alla metà dell’Ottocento, un omicidio efferato e in gran parte inspiegabile.

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UN LIBRO PER TE – BILANCIA: LA TERRAZZA PROIBITA – VITA NELL’HAREM, DI FATEMA MERNISSI

di Rosalba Granata 

«Venni al mondo nel 1940 in un harem di Fez, città marocchina del nono secolo, cinquemila chilometri circa a ovest della Mecca e solo mille chilometri a sud di Madrid, una delle temibili capitali cristiane. Mio padre era solito dire che con i cristiani, e con le donne i guai nascono quando non vengono rispettati i hudùd, ovvero i sacri confini».
Incipit di
La terrazza proibita

Quello di Mernissi è un racconto autobiografico. Fatema, la voce narrante, già dall’incipit ci proietta nel tempo e nello spazio. Il Marocco dall’epoca della dominazione francese alla indipendenza. Un harem della città di Fez.

Non è però l’harem dell’immaginario occidentale con sensuali odalische, eunuchi e sultani, ma è la casa alto borghese dove vivono una cinquantina di persone, la famiglia allargata dei fratelli Mernissi che comprende padre e zio della protagonista con le loro mogli e figli, la nonna paterna e le donne sole, vedove o ripudiate. È una casa lussuosa ricca di cortili, fontane, stanze con tendaggi e tappeti. Ed è una vera fortezza. Tutte le finestre danno sul cortile. E le donne ci vivono recluse. Magari molto amate, come nel caso della madre di Fatema, ma recluse.

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