ALTRI MONDI – LEONE: 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO

di Rosalba Granata

Il Leone spesso è espressione di grandezza e magnificenza. Tende a stupirci per la pompa e il fasto con cui accompagna le sue manifestazioni. Barbault afferma, facendo l’esempio di Luigi XIV, «Sotto la sua parrucca leonina sbalordisce il mondo con un fasto inaudito».

È a questa caratteristica leonina che voglio collegarmi per parlare del film di Kubrick. Il regista ha Sole, Venere e MC in Leone.

2001 Odissea nello spazio è un film sontuoso, degno di un leone, fatto di immagini straordinarie e musiche travolgenti.

Esce nel 1968. Non si era mai visto niente di simile nella fantascienza e nel cinema in generale. È come se davvero aprissero le porte dello spazio e del tempo per proiettarci nell’infinito.

Le immagini dell’Alba dell’Umanità aprono il film. Sono immagini spettacolari, veramente stupefacenti. Un monolite nero è apparso misteriosamente nella Terra di quattro milioni di anni fa. Con il suo alieno potere fa sì che creature scimmiesche passino allo stadio umano. L’intensità della scena è sottolineata dalla forza della musica di Strauss.

Al culmine della metamorfosi uno degli ominidi scaglia in aria un osso con un grido di trionfo. L’osso nel suo volo si trasforma in un’astronave in viaggio verso la Luna. È l’apertura della seconda sequenza. Nel 1999, alle soglie del Duemila, è nuovamente apparso il monolite nero, in questo caso sulla luna. Nella suggestiva prima luce dell’alba lunare, emette un forte segnale radio nel cosmo. L’uomo è pronto per proiettarsi verso lo spazio.

Le visioni successive si allontanano sempre di più dal nostro presente con un itinerario, una Odissea, che ci trasporta fuori dai confini umani, oltre ogni confine conosciuto dall’umanità.

Come tutti i film di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio non può essere raccontato. Va visto.

È un film decisamente difficile da interpretare. Visionario, filosofico, ai limiti della comprensibilità razionale ma di grande impatto emotivo: assolutamente affascinante.

Kubrik stesso si è sempre rifiutato di spiegarne i significati. Sapeva che ci avrebbe toccato profondamente, che avrebbe parlato al nostro subconscio.

Più che nelle spiegazioni il piacere sta proprio nell’abbandonarsi alla suggestione delle scene, trasportati dalla colonna sonora.

Infatti è sicuramente fondamentale in questo viaggio travolgente la colonna sonora, una delle più famose nella storia del cinema. È composta da celebri brani di musica classica, tra cui Sul bel Danubio blu di Johann Strauss jr e Così parlò Zarathustra di Richard Strauss.

La scelta di quest’ultimo brano, che sottolinea i punti di svolta della storia, probabilmente non è casuale, infatti è ispirato all’omonima opera di Nietzsche nella quale si narra la discesa del profeta Zarathustra tra gli uomini per insegnare loro a divenire esseri liberi dai propri limiti.

 

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