Ti guardo da lontano, attraverso una piccola lente…
Catturano la mia vista i molteplici colori caldi e festosi che tanto ti contraddistinguono.
Se chiudo gli occhi per un momento mi trovo immersa per i rioni di Napoli, dove l’inebriante profumo di sfogliatelle, unito a quello del caffè, accarezzano il mio palato.
Sullo sfondo, le note sfumate di Tanto pe’ canta’ riecheggiano da una fisarmonica che un artista di Piazza Navona strimpella, sorridendo ai passanti.
Brillano le Due Torri, imponenti e maestose, e improvvisamente si è catapultati in una città medievale dove il traffico ballerino dell’ora di punta si muove danzante, e il suono dei clacson colora l’aria.
Porto il mio paese nel cuore..
Eppure non mi trovo lì a vivere, non più…
Catapultata a Dubai, negli Emirati Arabi. Dal 2013.
Ripercorro con la mente questo anno che è volato senza che me ne accorgessi, tutte le difficoltà e gli ostacoli che mi sono trovata davanti.
Sono sempre stata abituata a viaggiare, fin dall’età di 18 anni, e ho vissuto da sola prima di approdare qui.
Eppure questo salto è stato diverso. È stato davvero un salto nel buio, nell’ignoto.
Da qui ho iniziato a sentire le mie radici e un attaccamento quasi consumante alla mia terra, di cui vado fiera, situazioni politiche/lavorative a parte.
A Dubai tra il 9 e il 12% della popolazione è locale, la maggioranza sono indiani e filippini che per pochi spiccioli rappresentano la forza lavoro di questa città, e poi ci siamo “noi”: europei, australiani, asiatici, statunitensi, sudafricani… tutti qui per lavorare per qualche anno e mettere da parte qualche quattrino.
Quando un anno fa dissi agli amici e ai parenti più stretti che avrei lasciato il mio “porto sicuro” per trasferirmi negli Emirati, la reazione di ognuno è stata sbalordita: «Wow,che fortuna!». E lo stesso quando tutti a Gennaio congelavano nel nord Italia per la neve, e vedevano sui social network le mie foto in costume da bagno su spiagge bianche e assolate. Ma vivere qui non è una vacanza. Dubai non ha niente di autentico o di affascinante.
Vuole sbalordire coi suoi grattacieli ultra moderni, maestosi e luccicanti… coi suoi centri commerciali che sono veri e propri labirinti in cui continuo a perdermi…
Eppure andando alla sostanza non trovo niente di vero e di reale qui, solo un pugno di sabbia… tanta sabbia! Una cornice a volte stucchevole con al centro un dipinto bianco, quasi invisibile, perché non vi è storia o calore, le persone non si possono definire amichevoli e anzi quando con la mia euforia provo a parlare, ridere e scherzare anche solo con un tassista osservo sguardi perplessi e spaventati, come se io fossi quella strana o insolita.
A questo punto ho capito che tutto va preso nella maniera più leggera e positiva possibile, e anche se un posto può non piacere non sempre si ha scelta. Le amicizie, il lavoro, il mio soprattutto che è fatto di continui viaggi in giro per il mondo, aiutano molto: a vedere tutto sotto una chiave di crescita, anche perché è un rischio che si è scelto per il proprio futuro ed è un qualcosa di periodico che ognuno di noi può decidere di fare per quanto tempo ritiene necessario.
Non ho cambiato il mio modo di essere. Vado fiera della mia personalità, dei miei gesti, del mio dover toccare il braccio dei colleghi mentre parlo… fiera della mia italianità, del mio modo di fare, della mia cucina, della mia moka bialetti che gli inglesi continuano a guardare come se fosse un fenomeno da baraccone o uno strumento misterioso.
E qui, nel nuovo Medio Oriente (che di nuovo ha ben poco dato regole e leggi molto discutibili che limitano la libertà delle persone, e in particolare delle donne) ho trovato anche l’amore… con una persona molto diversa da me, con una persona che ogni giorno è una scoperta e una sfida; eppure questa apertura, questa fusione sono una benedizione per me. È condividere un patrimonio esclusivo che abbiamo dentro con un’altra persona, cercare di arricchire l’altro con modi, costumi e usanze che non conosce… e tutta questa crescita non è possibile se si resta arenati sempre nello stesso luogo, in quel porto sicuro a cui tanto sembriamo aggrappati.
Consiglio a tutti i ragazzi giovani e non più giovani di volare, di non farsi spaventare da ciò che è nuovo e non si conosce. Anche io ero paralizzata, ricordo me stessa circondata da cleenex e totalmente in lacrime i primi due mesi e stavo per scappare a gambe levate. Stavo per farlo, senza ripensamento alcuno. Ma poi ho sfidato me stessa, ho voluto darmi del tempo, ho voluto crescere e conoscere.
Intanto posso progettare le mie prossime mosse, senza darle per assolute.
Perché si sa, la vita è imprevedibile… ed è un lungo, avventuroso e avvincente viaggio… di cui solo noi siamo insieme i registi ed i protagonisti.
Melanie Nanni