di Francesco Colombrita
Una coppia apparentemente ordinaria, una famiglia come tante, alle spalle una vita e una frattura che ha rischiato di mandare tutto in frantumi. Con lo sguardo del presente la memoria si fa insistente, richiede risposte sul corso degli eventi che ci hanno portato dove siamo. Le domande risiedono anche nella narrazione che abbiamo costruito di noi stessi, quali sono stati i compromessi che abbiamo scelto di operare attivamente e quali invece ci sono scivolati addosso? Lacci, di Domenico Starnone, opera una dissezione del quotidiano e del vivere comune, in luoghi in cui «c’è un ordine apparente e un disordine reale».
Una ricostruzione a più voci e a più epoche di una normale vita familiare e di persone tra le quali «c’è una distanza che conta più dei chilometri e forse degli anni luce, è la distanza dei cambiamenti». Tra Napoli e Roma, luoghi quasi immaginari e inconsistenti, si innesta il solco della memoria e dell’accettazione, una silenziosa traccia che ha plasmato la vita di tutti.