12 DICEMBRE 1969

Un giorno dopo il quale nulla sarà più come prima.

di Angelo Errani

Ritengo doveroso ricordare che oggi è il 12 dicembre e che cinquantuno anni fa in questa data irruppe l’orrore di una stagione di stragi che hanno poi segnato i giorni più tremendi delle nostre vite.

Si concludeva allora un decennio in cui avevamo avuto l’opportunità di vivere un fermento cultuale e sociale, così dinamico in quegli anni, caratterizzati da cambiamenti epocali. I movimenti di liberazione dal colonialismo aprivano alla speranza di un pianeta più giusto, il piccolo Vietnam stava umiliando la superpotenza che l’aveva aggredito, negli Usa i giovani manifestavano contro la guerra e Martin Luther King guidava la lotta per i diritti delle persone afroamericane, in tutta l’Europa si sviluppava il movimento degli studenti per una scuola non più di classe, insieme a quello degli operai per la democrazia nei luoghi di lavoro e la dignità sociale. 

L’orizzonte si apriva. Ogni particolare sogno di giustizia si sommava agli altri fino a raggiungere, in quegli ultimi anni ’60, un’ampiezza e un’unità straordinarie. Era come se tutte le lotte del mondo fossero parte dello stesso movimento: ciascuno si riconosceva e sentiva come propria l’aspirazione degli altri e percepiva dagli altri la vicinanza e la solidarietà per la propria causa.

Il 12 dicembre 1969 una bomba fu fatta deflagrare a Milano nella sala delle contrattazioni della Banca dell’Agricoltura, in un contesto di vita ordinaria vennero uccisi 17 cittadini ignari e ne vennero feriti 80. 

Nulla fu più come prima. 

Scatenare la paura contro i cambiamenti che si stavano affermando nella vita sociale e nella cultura era l’obiettivo di quella carneficina. Fu una paura che, assieme a provocatori prezzolati e/o inconsapevolmente manovrati, si infiltrò nei movimenti e cercò di provocarne l’isolamento sociale. Fu così che alcuni gruppi minoritari ritennero di opporsi alla violenza con la violenza, considerandola giustificata dalla brutalità degli attentati e dalla repressione e dalla complicità con gli assassini di alcuni apparati del potere. 

E così poi, puntualmente, a quei crimini fascisti, mafiosi e i loro mandanti ricorsero per ostacolare il cambiamento. Quando nel 1974 la maggioranza dei cittadini si espresse favorevolmente nel referendum per l’istituzione del divorzio, il 28 maggio una bomba in Piazza della Loggia a Brescia uccise 8 persone e ne ferì 102 e il 4 agosto un ordigno posto sul treno Italicus uccideva 12 persone e ne feriva 48. Il 2 agosto 1980, a Bologna, una bomba lasciata nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria uccideva 85 persone e ne feriva oltre 200. Quando, alle elezioni europee del 1984, il Partito Comunista Italiano superò nei voti la Democrazia Cristiana, una bomba sul Rapido 904, fatta scoppiare mentre il treno percorreva la galleria di San Benedetto Val di Sambro,  provocò 16 morti e decine di feriti. Bombe e assassinii mirati, soprattutto contro i magistrati e poliziotti impegnati nella ricerca delle responsabilità, hanno continuato poi a insanguinare i successivi anni ’80 e ’90.

È una storia recente che passa all’interno della storia di ciascuno di noi, perché ciascuno di noi, seppur non con lo strazio delle vittime, l’ha vissuta come ansia, dolore, uccisione di speranze.

Non dimentichiamocene.                

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