STORIE DI DONNE, SPIRITI GUIDA, MADRI E COSTITUENTI

21-donne-alla-costituenteÈ accaduto casualmente che nei (lunghi e snervanti) mesi di campagna referendaria, mi sia imbattuta per motivi di lavoro nelle biografie delle “Madri costituenti”, ovvero delle 21 donne elette il 2 giugno 1946 all’Assemblea Costituente. Alcune di loro, anche molto diverse per idee e appartenenze politiche, fecero parte della Commissione dei 75, contribuendo quindi attivamente alla stesura della Costituzione.

In preda all’ansia da referendum e al desiderio di voler compiere una scelta ragionevole, speravo di avere un criterio privilegiato che mi permettesse di prendere la decisione definitiva: mi sono quindi spiritualmente rivolta alle “mie” madri e le ho implorate con tutta me stessa di mandarmi dei segnali. Due di loro mi hanno ascoltato, due tra quelle che lavorarono proprio nella Commissione dei 75.

lina-merlinIn rigoroso ordine cronologico, la prima a rispondermi è stata Lina Merlin. Lo ha fatto attraverso un’intervista in bianco e nero rilasciata presumibilmente a fine anni ’50 a un compassato Enzo Biagi. Sottolineo il compassato, perché vedere lo stile di Biagi accanto alla grinta combattiva di una donna come la Merlin fa un certo effetto. Ammetto di avere un debole per la Lina, mi ricorda mia nonna: donna pratica, pane al pane vino al vino, idee e parole chiare. E lì, nel bel mezzo dell’intervista, Biagi fa di punto in bianco partire la domanda fatidica: “Ma lei cambierebbe qualcosa della Costituzione?” E la Lina che risponde: “Macché cambiare la Costituzione! La Costituzione va benissimo così com’è! La Costituzione non va cambiata, ma applicata (enfasi sull’applicata), perché ancora oggi non lo è!”. Pensiero preciso e conciso, pronunciato con una dose di energia contagiosa. A questo punto, ero davvero contenta. Il segnale mi era arrivato! Profonda soddisfazione ed equilibrio interiore recuperato per diverse settimane.

nilde-iotti1Fino a quando il mio lavoro sulle costituenti non mi ha fatto incappare in un paio di interviste rilasciate da un’altra grande donna della nostra Repubblica: Nilde Iotti. Cambia la generazione, cambia l’appartenenza politica (Iotti era comunista, Merlin socialista), cambia lo stile (la Nilde era sicuramente più “fredda” nei modi rispetto alla Lina), cambiano gli anni (non siamo più negli anni Cinquanta/Sessanta, ma nei fantastici Ottanta). E anche le interviste si adeguano ai tempi. Non più un compassato Biagi, ma una scoppiettante Carrà che in tenuta pseudo-country accoglie alla sua trasmissione “Pronto, Raffaella” la Nilde con queste parole: “Ah!!!! Io la vedo sempre in televisione!!!”.

Diciamocelo: il nostro Paese è capace di regalarci dei momenti meravigliosi.

In ogni caso, in quella occasione (e non solo) la Iotti si pronunciava a favore di una riforma del Senato, prospettando un Senato delle regioni, con relativo taglio del numero dei senatori. Ora: quanto la riforma attuale sia in linea con le idee della Iotti (nello specifico intendo) non è dato a me saperlo. Ma certamente il segnale inviatomi dalla Nilde contrasta con quello precedente.

A questo punto, sono daccapo. Ho l’impressione che anche i miei spiriti-guida si sarebbero trovati su fronti diversi. Ho la testa appoggiata sulla scrivania e un inizio di sindrome bipolare. Neppure invocare le mie madri costituenti è servito!

O forse sì, forse è servito. È servito a ricordarmi che la politica può essere ben diversa da come si è mostrata in questi ultimi mesi. Che si possono difendere le proprie posizioni, anche con ardore, ma nel merito e senza offendere la controparte. Ma è servito soprattutto a convincermi ad andare a votare, cosa che a un certo punto avevo fortemente messo in dubbio di fare.

In fondo, i buoni esempi servono proprio a questo: a far recuperare il senno laddove si è perduto.

Beatrice Collina

Per ripercorrere il percorso di Metro-Polis verso il referendum:

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