Crono-Saturno. Lettura astrologica del Mito
Miti nel tempo: Saturno sovrano dell’Età dell’oro
I traduttori del greco antico rendono a volte con “trama” la parola mythos. Le trame che ingarbugliano la nostra anima e fanno uscire allo scoperto il nostro carattere sono i grandi miti. (James Hillman, La forza del carattere).
CRONO-SATURNO
INVOCAZIONE A SATURNO
“O Signore dal nome sublime e dalla grande potenza, o Signore Supremo,
o Signore Saturno: Tu il Freddo, lo Sterile, il Luttuoso, il Pernicioso;
Tu, la cui vita è sincera e la parola cercata;
Tu, il Saggio e il Solitario, l’Impenetrabile…
Io ti supplico, o Padre Supremo, per la tua grande Benevolenza e la Tua generosa Munificenza, accogli la mia richiesta…”
(una preghiera araba dal Picatrix, del X secolo)
In principio Gaia, la Madre Terra, genera Urano “il Cielo stellato” e questo si stende su di lei e la copre completamente.
Sono continuamente congiunti in un amplesso interminabile.
I figli, i Titani, non hanno spazio per uscire, rimangono dentro di lei.
È Gaia stessa che invita i figli a ribellarsi contro il padre: “Figli miei vostro padre è un violento, se mi ascolterete riuscirete a vendicare il suo malvagio oltraggio: è stato lui per primo a usare la violenza”1.
Ed è Crono, il più giovane, che, per amore della madre, accoglie le sue parole e, con un falcetto, taglia i genitali del padre e li getta nel mare. Il dolore di Urano è terribile, urla selvaggiamente e Il Cielo Stellato si allontana definitivamente dalla Terra.
Crono-Saturno ha ora il potere sull’universo ma l’oracolo gli rivela che sarà a sua volta soppiantato da uno degli suoi figli. Pensando di sconfiggere il Destino non esita a divorare i figli.
Questo fino alla nascita di Zeus. Rea, moglie-sorella di Crono, desidera salvare l’ultimo nato, lo nasconde e inganna il dio dandogli in pasto un sasso avvolto nelle fasce.
Zeus viene allevato dalla Capra Amaltea nascosto in una grotta.
Diventato adulto sfida il padre e dopo una lunga guerra conquista al suo posto il potere.
Crono, sconfitto da Zeus, si rifugia in un luogo lontano, che per alcuni corrisponde all’isola dei Beati e per altri all’Italia, e governa quel paese con saggezza assicurando un’epoca di prosperità: è la mitica Età dell’Oro.
LETTURA DEL MITO
È inverno. Le notti sono lunghe, la luce è scarsa.
La terra appare spoglia, senza vita. Gli uomini e gli animali cercano un rifugio per ripararsi dal freddo. Eppure la terra inseminata prepara la nuova fioritura.
Anche il carattere del Capricorno appare freddo e severo. È come se avesse una corazza protettiva, e spesso di lui vediamo solo questa durezza difensiva. Ma in lui c’è una parte interiore che non sempre rivela all’osservatore esterno.
Saturno è il Pianeta del Capricorno.
Saturno spesso ci fa paura perché non rappresenta certo gli aspetti edonistici dell’esistenza, è invece incaricato di farci accettare le prove che rappresentano le tappe di crescita della nostra vita. Ma è proprio Saturno che ci libera dalle catene di passioni ed istinti, che libera l’intelligenza dalla visione puramente soggettiva della realtà, e ci permette di crescere.
Scrive Hillman:
“Le maledizioni di Saturno che mi avevano afflitto (freddezza e distacco, ossessioni del pensiero, sindromi depressive che mi paralizzavano nell’azione, preoccupazioni materiali, fardelli di responsabilità, periodi di rigidità e intrattabilità verso gli altri e verso me stesso), tutte queste maledizioni erano state valutate solo per la loro apparenza. Non avevo afferrato la loro efficacia: come esse mi avevano protetto, tenuto sulla via fedele alla mia vocazione, lasciato il tempo di pensare ed apprezzare la solitudine e come avessero permesso che la mia tendenza all’ordine fosse sconfitta in favore dell’assenza e del vuoto. In altre parole le maledizioni che attribuivo a Saturno erano delle benedizioni. Quel giorno compresi che siamo noi che facciamo di Saturno un pianeta sinistro e maledetto interpretando le sue benedizioni in una visione ristretta ed oppressiva, come pesanti fardelli piuttosto che carichi doni”.
Saturno è il nostro maestro di vita: nel tema natale è colui che aiuta la nostra crescita morale e intellettuale.
Nel mito vediamo espressi da Crono molti aspetti del carattere del Capricorno. È lui che per amore della madre accoglie il suo appello e uccide il padre. Una volta ottenuto il potere è disposto a tutto per mantenerlo, non esita ad ingoiare i figli. Ma infine quando viene sconfitto da Giove diventa il re giusto dell’età dell’oro.
E il carattere del Capricorno è in linea con le indicazioni del Mito: è ambizioso, ha una volontà ferrea, si pone grandi mete ed è tenace nel perseguirle.
Non è però un narcisista e spesso agisce per il bene comune.
E dal mito appare una grande lezione morale sul Potere, come possa portare comportamenti crudeli e violenti e come possa invece essere esercitato per la collettività.
Il Capricorno nel 2015
Il Capricorno ha come pianeta governatore Saturno che vi rende forti e determinati, non temete certo le sfide, anzi è proprio questo il terreno in cui date il meglio di voi.
Quest’anno dall’estate avete avuto anche il sostegno di Giove che vi ha certo fatto vedere un nuovo lato più piacevole e sereno della vita. È questa l’esperienza che vi portate nel nuovo anno
MITI NEL TEMPO. SATURNO SOVRANO DELL’ETÀ DELL’ORO
Per prima fiorì l’età dell’oro, che senza giustizieri
o leggi, spontaneamente onorava lealtà e rettitudine.
…la gente viveva tranquilla in braccio all’ozio.
Libera, non toccata dal rastrello, non solcata
dall’aratro, la terra produceva ogni cosa da sé
e gli uomini, appagati dei cibi nati spontaneamente,
raccoglievano corbezzoli, fragole di monte,
corniole, more nascoste tra le spine dei rovi
e ghiande cadute dall’albero arioso di Giove.
Era primavera eterna: con soffi tiepidi gli Zefiri
accarezzavano tranquilli i fiori nati senza seme,
e subito la terra non arata produceva frutti,
i campi inesausti biondeggiavano di spighe mature;
e fiumi di latte, fiumi di nettare scorrevano,
mentre dai lecci verdi stillava il miele dorato. (Ovidio, Metamorfosi)
Per riequilibrare l’immagine eccessivamente cupa e pessimistica di Saturno dell’astrologia tradizionale potremmo fare riferimento al Saturno romano, sicuramente meno violento e minaccioso di quello greco.
I Saturnali, tra le festività più importanti di Roma antica, erano dedicati all’insediamento nel tempio del dio Saturno e alla mitica Età dell’Oro.
Il periodo era quello delle nostre festività natalizie (dopo il solstizio d’inverno).
Non era certamente una festa cupa, anzi potremmo paragonarla al nostro Carnevale.
Vi erano ricchi banchetti, brindisi e doni che rievocavano l’abbondanza dei doni della terra durante l’età mitica e per ricordare l’antica eguaglianza e fratellanza umana veniva temporaneamente sovvertito lo stesso ordine sociale, gli schiavi erano infatti ritenuti temporaneamente uomini liberi e in questo periodo godevano della massima libertà e a tutti erano consenti giochi, divertimenti, piaceri non leciti nelle altre parti dell’anno.
È delizioso il dialogo che Luciano immagina tra un sacerdote e Crono, nel quale in modo divertente vengono smentite le caratteristiche violente del dio.
Il sacerdote pone questa domanda: “È vero ciò che dicono di te, o Crono, che tu divoravi i figlioli avuti da Rea?” Crono smentisce indignato: “Ehi tu, se oggi non fosse festa, e lecito d’imbracarsi2, e dire ogni ingiuria ai padroni, sapresti che posso ancora non farmela passare, la mosca pel naso, io; farmi questa sorta di dimande, senza aver rispetto ad un dio così canuto e vecchio!”
Il sacerdote: “Io, questo, o Crono, non lo dico io, ma Esiodo ed Omero; m’incresce dirti che quasi tutti gli uomini lo tengono per vero”.
Crono: “E credi tu che quel pecoraio chiacchierone sapesse il vero dei fatti miei? Pensaci un po’. Ci può essere mai un uomo (non dico un dio) che voglia mangiarsi i figlioli? Non c’è mai stata guerra; non mai Zeus mi tolse il regno per forza; ma gliel’ho ceduto io da me, e mi sono ritirato. Quali catene? Qual Tartaro? Io sono qui, e tu mi vedi, se non sei cieco come Omero”.
Il sacerdote: “e per qual ragione, o Crono, lasciasti il regno?”
Crono: “Ti dirò. In prima essendo vecchio… io non potevo bastare a contenere la gran malvagità che ci è ora: quel dover sempre correre su e giù, e brandire il fulmine, e folgorare gli spergiuri, i sacrileghi, i violenti, era una fatica grande e da giovane: onde con tutto il mio piacere la lasciai a Zeus. Ed ancora mi parve bene di dividere il regno fra i miei figlioli, ed io godermela zitto e quieto, senza aver rotto il capo da quelli che pregano e che spesso dimandano cose contrarie, senza dover mandare i tuoni, i lampi, e talora i rovesci di grandine. E così da vecchio meno una vita tranquilla, fo buona cera, bevo del nettare più schietto…” (Luciano, Saturnali)
Saturno veniva quindi celebrato a Roma come sovrano della mitica Età dell’Oro, in cui l’umanità viveva in perfetta uguaglianza, senza pena e fatica nutrendosi di ghiande, di miele e di frutta. Le giornate passavano tra svaghi e danze, non c’era vecchiaia e malattia e la morte arrivava come un sereno sonno.
“O Bella età de l’oro” canta anche Tasso nel Coro dell’Aminta, e non tanto perché scorrevano fiumi di latte e miele sgorgava dagli alberi, ma perché vi era un’unica legge quella del piacere,
legge aurea, e felice,
che natura scolpì, S’ei piace, ei lice.
Allor trà fiori, e linfe,
traean dolci carole
gl’Amoretti senz’archi, e senza faci,
sedean Pastori, e Ninfe,
meschiando à le parole
vezzi, susurri, ed à i susurri i baci
Rosalba Granata
NOTE
- Esiodo
- Durante la festa dei Saturnali, come abbiamo detto prima, ogni piacere era lecito.