L’ASTROLOGIA DI METRO-POLIS: SAGITTARIO E MITO

Chirone. Interpretazione astrologica. Il Sagittario nel 2015. 

Miti nella letteratura, miti nel tempo

Il mito è l’incanto che in quel momento riusciamo a fare agire in noi. Più che una credenza è un vincolo magico che ci stringe. È una fattura che l’anima applica a se stessa. “Bello infatti è questo rischio, e occorre con queste cose in certo modo incantare (epadein) se stessi” (Platone, Fedone) 

Chirone e le nozze tra Teti e Peleo

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Una montagna così alta come il Monte Pelio è un luogo in cui la distanza tra dei ed uomini è minore che altrove.
È qui, proprio davanti alla grotta in cui vive Chirone, che avvengono le sfarzose Nozze tra Teti e Peleo.
Sono presenti tutte le divinità.

E in primo piano al matrimonio c’è il Centauro Chirone.
È lui che con il suo consiglio ha reso possibile all’umano Peleo di vincere la resistenza della incantevole Teti, divinità marina.
È lui a salutare per primo la coppia di sposi.
Chirone è Maestro di sapienza e saggezza. È educatore di prìncipi ed eroi, da lui apprendono ogni sapere: la medicina, l’astronomia, la musica.
E a lui sarà affidato da Peleo il figlio Achille, il più grande tra gli eroi.

INTERPRETAZIONE ASTROLOGICA DEL MITO.

Il Simbolo del Sagittario è una freccia volta verso l’alto, ma spesso è rappresentato dalla figura del Centauro nell’atto di scagliare la freccia.
Il corpo del Centauro è quello di un cavallo, il busto e il volto sono quelli di un uomo.
È rappresentato quindi il dualismo delle due nature.
In molti Miti (per esempio quelli di Issone e di Nesso) emerge la parte istintuale, violenta e selvaggia.
In Chirone, invece, è espressa la parte nobile e saggia. Da lui sono educati i più famosi tra gli eroi, Achille, Enea, Giasone ed altri. Anche Asclepio impara da lui l’arte della medicina.

Nel segno del Sagittario Generosità e mitezza prevalgono sui moti di disordine. Prevale la natura   Chirone, Maestro e Guaritore.
Il Sagittario riesce quasi sempre ad incanalare la sua potente energia e ad impegnarsi per nobili obittivi.

Per Sicuteri Il Mito delle Nozze tra Peleo e Teti  rappresenta l’apoteosi del Sagittario:

«Quindi è del Sagittario la dinamica dell’integrazione degli istinti nell’area delle funzioni superiori della personalità. Ma in questo complesso segno zodiacale si esprime astrologicamente anche il senso della legge, lo spirito filosofico e il senso salomonico di Giove. A questo aspetto si lega, secondo noi, il Mito delle Nozze tra Peleo e Tetide avvenute in presenza di Chirone nella sua grotta che in un certo senso sta a simbolizzare proprio il mondo interiore dell’uomo dove si realizza la unio Anima-Animus nel segno dell’armonia suprema impersonata da Giove. Peleo che avebva superato tutti i gradi di purificazione, […] Tetide dea della Giustizia. Tutti gli dei assistono alle Nozze, ma dal convito viene escluso Eri, dio della Discordia. Ecco allora qui esemplificata, diciamo così, l’apoteosi del Sagittario: dal livello umano indifferenziato sino al più alto livello dell’integrazione religiosa e trascendente […]»1

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SAGITTARIO 2015 

Il Sagittario è il segno di Giove, il Grande Benefico, che rende i nati sotto questo segno ottimisti,  gioiosi e molto spesso baciati dalla Fortuna.
È per i sagittari un periodo di positivi cambiamenti.
Il nuovo anno è iniziato con il vento benefico di Giove e prosegue con l’influenza di Saturno. Non perdete questa occasione per riflettere su nuovi importanti obiettivi per cui impegnarvi. E voi amate le sfide, se le mete sono alte e difficili vi affascinano maggiormente. La vostra freccia mira sempre più in alto.
Sicuramente un anno importante.

MITI NELLA LETTERATURA, MITI  NEL TEMPO

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Chirone «se ne va in giro galoppando in questa notte incantata»2  così dicono le Sfingi a Faust che è alla disperata ricerca di Elena, la più bella tra le donne. È  lui l’unico tanto antico da averla conosciuta.

Ed eccolo arrivare al galoppo

Faust: «Mi sembra che la terra frema sotto i passi sonanti di un veloce corsiere. Laggiù volgerò il mio sguardo! La fortuna vuole ella favorirmi così presto? Oh prodigio senza pari! Un cavaliere si avanza a gran corsa, e sembra dotato di molto coraggio; egli è portato da un corsiero di un candore abbagliante… No, non m’inganno, lo riconosco già; è il celebre figlio di Fillira! Ferma, Chirone, ferma! ho bisogno di parlarti.» 

Poi Faust si rivolge a lui con enfasi sentimentale:

«Uomo grande e generoso, nobile pedagogo, che a maggior tua gloria allevasti un intero popolo di eroi, la bella falange dei nobili Argonauti, e tutti coloro che crearono il mondo dei poeti…».

Ma Chirone reagisce all’entusiasmo con una certa ironia:

«[…] Non ne parliamo. Pallade stessa sotto le sembianze di Mentore, avrebbe torto di vantarsene; essi finiscono per fare a modo loro, come se nessuno li avesse educati».

Penso che questa di Goethe sia l’immagine più gioiosa ed ironica di Chirone che ho trovato nelle pagine letterarie.

L’aspetto educativo è comunque quello che viene ripreso frequentemente. Lo stesso Dante  lo cita nella Divina Commedia ricordando la funzione di educatore che ebbe nei confronti di Achille: “il gran Chirón, il qual nodrì Achille”.3

Anche Niccolò Machiavelli scrive che «Achille e molti altri di quelli principi antichi furno dati a nutrire a Chirone». Per lo scrittore fiorentino Chirone dimostra che anche gli antichi erano consapevoli che un principe doveva avere non solo la natura dell’uomo ma anche la forza e l’astuzia delle bestie.  Infatti  questo mito «non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia e mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe saper usare l’una e l’altra natura: e l’una sanza l’altra non è durabile».4

4

Chirone è educatore anche nella Medea di Pasolini. Giasone è stato infatti affidato alle cure del saggio centauro.
Il tema principale del film è lo scontro inconciliabile tra due diverse culture: quella primitiva di Medea  e quella moderna razionale di Giasone, quindi tra un mondo antico dominato dalla potenza arcaica del Mito ed uno moderno corrotto dal pragmatismo razionale, tra una società matriarcale ed una patriarcale.
Ed in questo contesto l’affascinante e complesso Chirone di Pasolini è  personaggio chiave del film.
Il Centauro è presente nella prima scena del film ambientata nel magico paesaggio della laguna di Grado.
Sono le sue parole a scandire il passaggio dalla purezza dell’infanzia al progressivo abbandono del sacro per accogliere i principi del pragmatismo e della razionalità.
Una serie di sequenze mostra  Giasone che  da bambino diventa  adulto e lo stesso Chirone subisce una metamorfosi da Centauro ad uomo.

Dice inizialmente Chirone:

«Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo.
Non c’è niente di naturale nella natura,
ragazzo mio, tienitelo bene in mente.
[…] In ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un Dio.
E, se per caso non c’è, ha lasciato lì i segni della sua presenza sacra:
o silenzio o odore di erba o fresco di acque dolci.
Eh sì: tutto è santo!»

Ma diventato uomo, Chirone comincia a razionalizzare, a sconsacrare ciò che prima aveva chiamato santo

«[…] Infatti, non c’è nessun Dio!»

I due poli sacralità e razionalismo non raggiungono mai una completa sintesi ma convivono giustapposti uno accanto all’altro come pure opposizioni.
Questo è evidente nella scena di Corinto (ricostruita nella splendida piazza dei miracoli di Pisa). Qui Giasone incontra nuovamente Chirone, ma accanto a Chirone-Uomo è presente la forma antica di Chirone-Centauro.

Noi due siamo dentro di te – dice Chirone – Tu hai conosciuto due centauri: uno sacro, quando eri bambino, e uno sconsacrato, da adulto: ciò che è sacro si conserva accanto alla nuova forma sconsacrata. 

5_dueCentauriNon è l’immagine di  Chirone educatore che interessa invece Pavese.
Chirone, il pietoso, il buon amico dei titani e dei mortali diviene piuttosto espressione delle divinità antiche della terra che si contrappongono agli dei dell’Olimpo.
Nei Dialoghi con Leucò5 l’attenzione dello scrittore  è  infatti rivolta al passaggio dalla fase ancestrale, in cui dominano Natura e caos, a quella successiva Olimpica, in cui si afferma la legge di Zeus portatore di una nuova e razionale organizzazione del cosmo.

Nel Dialogo Le Cavalle dialogano Ermete e Chirone, si contrappongono il mondo nuovo degli dei olimpici (Ermete) e quello arcaico rappresentato da Chirone che si erge a difensore del passato. Il Centauro rievoca spazi selvaggi, rimpiangendo l’epoca ormai perduta in cui: «la bestia e il pantano eran terra d’incontro di uomini e dèi. La montagna il cavallo la nube il torrente — tutto eravamo sotto il sole». I nuovi dei distruggono tutto ciò che porta con sé i segni del caos originario «ogni volta che il caos trabocca alla luce, alla loro luce, devono trafiggere e distruggere e rifare…»

Si delinea una tensione di forze in questo come in molti dialoghi che può essere vista come il modo in cui Pavese interpreta il contrasto nietzschiano tra Apollo e Dioniso. Ma è chiara la propensione di Pavese per la realtà primitiva e titanica a scapito di quella olimpica (Bazzocchi M. Antonio)

Vari critici hanno sottolineato (talvolta con insofferenza) la  «lettura dei miti greci […] attraverso la lente del proprio malessere esistenziale»6

Del resto Pavese stesso nella lettera del 27 giugno del 1942 alla scrittrice Fernanda Pivano mostra come si serva dei miti per riflettere e parlare di sé, della sua visione del mondo e della vita:

«Sempre, ma più che mai questa volta, ritrovarmi davanti e in mezzo alle mie colline mi commuove nel profondo. Devo pensare che immagini primordiali […] mi dà un senso di straordinaria potenza fantastica. Insomma ci vuole un mito. Ci vogliono i miti, universali fantastici, per esprimere fino in fondo e indimenticabilmente quest’esperienza che è il mio posto nel mondo».

Rosalba Granata

Note

  1. R.Sicuteri: Astrologia e mito. (Simboli e miti dello zodiaco nella Psicologia del Profondo)
  2. Goethe: Faust. Notte classica di Walpurga. Peneio superiore
  3. Chirone viene citato nella Divina Commedia (canto XII dell’Inferno verso 71). Dante ricorda la funzione di educatore che ebbe nei confronti di Achille
  4. Machiavelli: Principe – XVIII capitolo. Dovete dunque sapere come e’ sono due generazioni di combattere: l’uno, con le leggi; l’altro con la forza. Quel primo è proprio dello uomo; quel secondo, delle bestie. Ma perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo: pertanto a uno principe è necessario saper usare la bestia e lo uomo. Questa parte è suta insegnata alli principi copertamente da li antichi scrittori, e’ quali scrivono come Achille e molti altri di quelli principi antichi furno dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li custodissi.  Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia e mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe saper usare l’una e l’altra natura: e l’una sanza l’altra non è durabile.
  5. Cesare Pavese: Dialoghi con Leucò (1947). L’opera è costituita da ventisei dialoghi brevi  in cui gli dèi e gli eroi della Grecia classica (per esempio Edipo e Tiresia,  Calipso e Odisseo, Eros e Tànatos, Achille e Patroclo, Ermes e Chirone) discutono il rapporto tra uomo e natura, il carattere ineluttabile del destino, la necessità del dolore e l’irrevocabile condanna della morte.
  6. Tibor Wlassics

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