di Rosalba Granata
«Consentitemi di immaginare […] che cosa sarebbe accaduto se Shakespeare avesse avuto una sorella meravigliosamente dotata, chiamata Judith, poniamo. Molto probabilmente Shakespeare frequentò – poiché sua madre era una ereditiera – la scuola secondaria, dove è probabile che avesse imparato il latino – Ovidio, Virgilio, Orazio – […] egli era un ragazzo irrequieto che cacciava di frodo i conigli […] fu costretto, assai prima del dovuto, a sposare una donna […] che gli dette un figlio assai prima del lecito. Quel colpo di testa lo spinse a cercare fortuna a Londra. Egli aveva […] una passione per il teatro; cominciò facendo la guardia ai cavalli davanti all’ingresso degli attori. Molto presto […] divenne attore di successo e si trovò a vivere al centro di quell’universo […]
Nel frattempo quella sua sorella straordinariamente dotata, immaginiamo […]»
Nel saggio Una stanza tutta per sé Virginia Woolf inventa un personaggio fittizio, quello di Judith «la sorella di Shakespeare». Anche lei con grande talento, desiderosa di avventura, ricca di fantasia, impaziente di vedere il mondo quanto lo era lui. Anche lei desidera divenire scrittrice, ma per lei sarebbe impossibile. Ve la immaginate una giovane donna andare a Londra a cercare fortuna nei teatri? Sarebbe sbeffeggiata e umiliata, magari sarebbe stuprata e uccisa. Continue reading