VERA PAGAVA: LA LUCE DELL’ASSOLUTO
Il segno dei Pesci chiude il cerchio dello Zodiaco. Nettuno, suo pianeta governatore, è ricco di significati. È ideale. È voglia di fuggire nel fantastico e nel sogno. È spiritualità. È infinito.
È magia incantatoria.
Cercando una pittrice che rappresentasse questi valori del segno ho incontrato Vera Pagava, che non conoscevo, e ho deciso di fare di lei emblema di questo segno proiettato verso l’infinito.
Vera è nata nei primi anni del Novecento a Tbilisi in Georgia, all’epoca importante centro intellettuale e artistico dell’impero russo. La sua famiglia lascia il paese dopo l’occupazione sovietica e dal 1923 si stabilisce a Parigi, ma rimangono sempre forti i legami con la comunità e la cultura georgiana. Nel 1944, con l’esposizione nella Galerie Jeanne Bucher di alcune sue tele insieme a quelle di Dora Maar, l’opera della Pagava acquista notorietà. Nel 1966 rappresenta la Francia nella 33a Biennale di Venezia. Ma nonostante questi riconoscimenti l’artista non ha mai voluto prendere la cittadinanza francese e si è sempre considerata cittadina del mondo.
Per Vera Pagava il rapporto tra arte e spiritualità è molto profondo.
Alcune sue affermazioni ci chiariscono quello che intendeva esprimere con la pittura.
Cercare l’assoluto traducendo la luce in colore
La pittura ci riflette, è uno specchio miracoloso in cui il mondo di fuori vede il nostro mondo interiore; il talento è il mezzo di comunicazione tra noi e la vita, gli uomini, il paradiso e la terra.
Durante gli anni della guerra utilizza nei suoi dipinti mitologia e racconti biblici che si trasformano in narrazioni fantastiche.
Già dagli anni 30 aveva mostrato una forte inclinazione verso l’astrazione e successivamente le sue opere divengono via via più stilizzate e si allontanano sempre più dal figurativo. Gli oggetti (templi, torri, case, strade, tetti, bicchieri di vino, vasi, tazze da tè e pesci) sono per lo più isolati, silenziosi e remoti.
Negli anni Sessanta questo percorso appare concluso e si fa apprezzare come rappresentante dell’astrattismo lirico.
Guardando le sue opere è come se entrassimo in un universo misterioso di purezza luminosa. E rimaniamo affascinati dai suoi paesaggi senza tempo.