ASTRI E PITTRICI – AQUARIO

AMRITA SHER-GIL: un ponte tra due Occidente e Oriente

Amrita Sher-Gil in sari

Le Donne Aquario sono le più anticonformiste dello Zodiaco, in loro è nettissimo il rifiuto del ruolo femminile tradizionale, sono ribelli e votate al cambiamento. Sono lottatrici per la libertà.

Nel primo Novecento si evidenzia un nuovo ruolo della donna  nella società.

I movimenti delle suffragette sono presenti nel Nord Europa e negli Stati Uniti. La prima guerra mondiale poi porta ad un diverso impegno della donna nel mondo del lavoro e ad un ruolo più attivo nella società. Nella affermazione della nuova immagine femminile troviamo in primo piano scrittrici e intellettuali del segno dell’Aquario.

Tra le scrittrici ricordiamo Lou Salomè, Colette, Edith Wharton, e, la più grande di tutte, Virginia Woolf1

E sono tante anche tra le affascinanti pittrici di questo segno, per esempio Gabriele Münter, Paula Modersohn-Becker e Alice Neel2.

Ma mi pare che sia Amrita Sher-Gil l’artista più adatta per rappresentare questo complesso e affascinante segno d’aria dallo sguardo volto verso il futuro, verso la libertà e la fratellanza.

Amrita ha il Sole in Aquario ed anche il resto del suo tema natale è una conferma del suo carattere libero e trasgressivo. L’ascendente è in Gemelli e la Luna in Scorpione.

È eccentrica da qualsiasi punto di vista come donna e come artista

È pittrice rivoluzionaria e la si può considerare pioniera dell’arte indiana contemporanea.

Nata in Ungheria e naturalizzata indiana, la sua vita è breve e intensa. Muore a soli ventotto anni ma è come se nella sua esistenza abbia bruciato tutte le tappe. A 11 anni lascia con la madre l’India, studia arte a Firenze poi a Parigi.

Nella capitale francese rivela pienamente la sua anima inquieta e ribelle. Curiosa e piena di vita entra nell’ambiente artistico spregiudicato della Parigi degli Anni Venti. Fa tardi la sera, si fa molti amici e anche qualche amante. Comportamenti che non si addicono ad una giovane donna di buona famiglia dell’epoca e ancor meno ad una donna indiana.

Amrita Sher-Gil, Autoritratto

Negli Autoritratti la scopriamo bellissima con lo sguardo di una donna eccentrica ed irrequieta.

È diuna bellezza stravagante … tesa, nervosa, eccitata e ossessionata dalla sua pittura”3

E così la vede al primo incontro lo scrittore indiano N. Iqbal Singh. Una bellissima apparizione:

Era il 1937, ed ero al Davico’s, un café alla moda di Simla. Dentro, ognuno sedeva davanti al suo aperitivo; conversazioni in sottofondo e l’accompagnamento di un valzer viennese dall’orchestrina. All’improvviso, salì sulle scale e restò per un attimo sulla soglia una bellissima ragazza con addosso degli abiti dei colori che avrebbe potuto scegliere Gauguin per lei nei suoi vent’anni – sottile, minuta, slanciata – era Amrita Sher-Gil. Ogni conversazione tacque, tutti gli sguardi si rivolsero a lei. Indossava un sari di un verde vivido con una blusa rosso fiammante, pesanti orecchini tibetani con scintillanti lapislazzuli come solo ornamento. Il suo volto poteva essere descritto solo come una meraviglia di simmetria. Era luminoso, mobile e immensamente vivo. I suoi occhi brillavano allegri, di un’allegria che sembrava piena di felicità, ironia e di buonumore. Aveva i capelli nero corvino, nettamente separati al centro.”

Nel 1934 sente conclusa la sua permanenza in Francia e avverte in modo potente il richiamo della sua terra, non solo per nostalgia, ma come afferma: “ perché sentivo, in qualche modo strano e inesplicabile, che era lì che si sarebbe compiuto il mio destino di pittrice”

Gli anni parigini le hanno infatti dato le conoscenze e gli strumenti artistici per padroneggiare la nuova pittura d’avanguardia ma anche la piena consapevolezza di non appartenere alla cultura europea. Per trovare la sua espressione più autentica sente il bisogno “dei colori e della luce del suo Oriente”.

Afferma con orgoglio:

L’Europa appartiene a Picasso, Matisse, Braque e molti altri, l’India appartiene solo a me”

AmritaSher-Gil, Village group, 1938

In India non è straniera, si sente fortemente caratterizzata dalle sue radici familiari e culturali.

Quindi vuole conoscere meglio l’arte indiana del passato e soprattutto la realtà più profonda del paese. Per questo viaggia molto e spesso arriva nei più remoti villaggi.

Pur appartenendo alla classe privilegiata non cerca i suoi soggetti tra la l’elegante alta società ma la sua attenzione è volta soprattutto a ritrarre e raccontare la vita delle classi emarginate del Paese. I poveri, i contadini, la gente comune, le donne negli abiti tradizionali, i musicisti, i cantastorie, ed anche gli animali sono colti in situazioni reali.

Intende

Interpretare la vita degli indiani e in particolare di quelli poveri, attraverso le immagini. Dipingere queste scene silenti di infinita sottomissione e pazienza, raffigurare i loro corpi scuri e spigolosi, così stranamente belli nella loro bruttezza; riprodurre sulla tela l’impressione che i loro occhi tristi hanno su di me; interpretarli con una tecnica nuova…”

Amrita Sher-Gil
Amrita Sher-Gil, Tre donne

Sono soprattutto le donne le protagoniste dei suoi dipinti che costituiscono anche una denuncia della condizione femminile.

E la luce dell’India dà vita ai colori dei suoi quadri. In ognuno ne utilizza uno predominante o due a contrasto. Colori vivi, intensi. Colori in cui c’è tutta l’India.

La fusione di stili, sintesi tra la pittura moderna europea e la propria cultura, diviene quindi un ponte tra due culture, un ponte tra due mondi.

  1. https://blog.metropolisbologna.it/arte/tutto-e-politica-acquario-liberta-e-ribellione/
    ; https://blog.metropolisbologna.it/astrologia/rubrica-astrologica-acquario-parte-2/ ↩︎
  2. Gabriele Münter, pittrice espressionista tedesca, è stata compagna di Vasilij Vasil’evič Kandinskij, Paula Modersohn-Becker, esponente del primo Espressionismo, Alice Neel originalissima ritrattista americana. ↩︎
  3. Così la descrive Malcom Muggeridge, il celebre scrittore e giornalista con il quale ebbe una appassionata relazione ↩︎

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