LA BIBLIOTECA DI BABELE LEGGE: GILEAD, DI MARILYNNE ROBINSON

di Rosalba Granata

Ieri sera ti ho detto che forse un giorno me ne andrò, e tu mi hai detto: – Dove? – E io: – A stare con il Buon Dio –. E tu: – Perché? – E io: – Perché sono vecchio –. E tu mi hai detto: – Secondo me non sei vecchio –. Hai infilato la tua mano nella mia e hai detto: – Non sei tanto vecchio, – quasi che questo sistemasse la questione. Ti ho detto che forse avrai una vita assai diversa dalla mia e da quella che hai avuto insieme a me, e sarebbe meraviglioso, perché si può vivere bene in tanti modi. E tu mi hai detto: – Questo me lo ha già spiegato mamma –.

È la primavera del 1954 ed inizia così la lunga lettera che il reverendo Jon Ames, il pastore congregazionalista di Gilead, cittadina di poche anime nel cuore dell’Iowa, scrive al figlio di sette anni. Sa che non potrà vederlo crescere e scrive per lasciare testimonianza di sé al figlio.  

“Lo scopo per cui ti sto scrivendo è quello di dirti cose che ti avrei detto se fossi cresciuto con me, cose che a mio avviso dovrei insegnarti come padre”.  Gli racconterà del nonno abolizionista e del padre pacifista, delle sue convinzioni e dei suoi dubbi, del suo amore per la vita e “Pregherò perché tu diventi un uomo coraggioso in un paese coraggioso. Pregherò perché tu trovi un modo per renderti utile”

Gilead vinse il Pulitzer nel 2004. L’autrice, Marilynne Robinson, poco conosciuta in Italia, è ritenuta una delle più grandi scrittrici contemporanee, ammirata, tra gli altri, da Barack Obama. 

Ed è stato proprio il presidente degli Stati Uniti a intervistarla nel 2015 per la New York Review of Books e in questa occasione Marilynne Robinson esprime un concetto che renderà celebre quel dialogo. “Ebbene, credo che le persone siano immagini di Dio…  Questa visione delle cose ci obbliga a non spegnere mai del tutto l’aspettativa che agiscano per il bene anziché per il male”.

I romanzi di Marilynne Robinson sono sicuramente molto belli, ben scritti e, pur parlando di tempi, luoghi e personaggi lontani nel tempo e nello spazio, ci toccano intensamente da vicino. 

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