di Rosalba Granata
Esausta, a letto, distesa sulla schiena in attesa che il mio livello di adrenalina si abbassi.
La notte si annuncia lunga, molto lunga.
A occhi spalancati fissavo la magnifica volta a crociera della mia camera da letto in casa di Rema e Alex. È da oltre vent’anni che vivono nella splendida dimora della famiglia Hindiyeh a Sheikh Jannah, un quartiere arabo di Gerusalemme Est di recente preso di mira dai coloni ebrei.
Mi sarebbe piaciuto credere che Rema e Alex avessero accolto con gioia che una cara amica fosse piombata in casa loro intrufolandosi dall’altra parte del muro di separazione. Per di più quella sera non ero certo stata di buona compagnia, visto che le acrobazie per insinuarmi “illegalmente” a Gerusalemme con l’aiuto di Huda, mi avevano completamente esaurita. Benché felici di vedermi, avevano commesso anche loro un “reato” offrendomi un letto (per la verità un materasso sul pavimento) nella loro bella casa… (Incipit)
Il libro si apre nel quartiere arabo di Gerusalemme Est a casa di Rema e Alex, cari amici di Suad, che da qui inizia un proprio viaggio tra le case espropriate ai palestinesi dall’epoca della Nakba.
In questo libro-reportage Amiry ci parla, con il suo solito stile brillante e carico di humour dissacrante, di luoghi e persone reali. Le vite dei singoli si intrecciano alle vicende storiche e politiche della Palestina e del suo popolo. È un libro pieno di persone e di sentimenti. I sentimenti di chi perde la propria casa. È «un dolore che non si cancella», dice Suad Amiry.
Ai vecchi proprietari, è addirittura proibito avvicinarsi. Sono spesso inconsolabili. Come l’architetto Andoni, che quella casa ha progettato e costruito, o come Huda, che preferisce testardamente essere rinchiusa in cella alla condanna di non poter rientrare nella casa dei genitori.
«Sì, esatto. È un libro che riguarda le buyut, le case e, soprattutto, parla di cosa significa per qualcuno perdere la propria abitazione, quali sono gli effetti psicologici o il trauma di dover lasciare la propria dimora» afferma la scrittrice.